Zocchi: “Mi volevano sindaco di Varese. Accettai subito ma i bossiani...”

"Hanno fatto fuori delle persone che da anni erano grandi rappresentanti del Carroccio"

di Nicolò Rubeis
Luigi Zocchi
Milano

Zocchi: “Mi volevano sindaco di Varese. Accettai subito ma i bossiani...”

La candidatura a parlamentare nel 1994 con la Lega su esplicita richiesta di Roberto Maroni, poi il passaggio al gruppo Misto e dopo in Forza Italia, persuaso da Silvio Berlusconi che era appena 'disceso in campo'. Oggi Luigi Zocchi, dopo una lunga carriera politica, siede sui banchi del Consiglio regionale della Lombardia tra le fila di Fratelli d’Italia. Anche lui è un farmacista come il vicepresidente Marco Alparone e l'assessore all'Agricoltura Alessandro Beduschi: "Dentro Fdi abbiamo creato un partito nel partito che ormai è maggioritario" scherza in un'intervista ad Affaritaliani.it Milano.

Zocchi, Berlusconi rimane in terapia intensiva al San Raffaele. Cosa ricorda di quella primavera del 1994?

Una stagione per me imprevista. Non ero un politico di mestiere. Ero stato nominato segretario dei farmacisti della Lombardia nel 1993. Maroni mi chiese di aiutarlo a essere eletto alle comunali di Varese. L'anno dopo mi propose di fare una lista con il simbolo della Lega a Ponte Tresa e insistette anche Umberto Bossi. Prendemmo il 42%, fu un exploit. A quel punto Maroni mi disse di candidarmi alle politiche del '94: fui eletto con percentuali bulgare. Mi scontrai con tutto l'apparato della Lega e passai prima al Misto e poi in Forza Italia. Con Silvio instaurammo un rapporto telefonico concretizzato da un paio di cene ad Arcore per capire quanti dal Carroccio erano pronti a passare con lui.

E poi?

Forza Italia mi candidò alle politiche a Varese contro Irene Pivetti che era stata la più giovane presidente della Camera. Persi di soli 300 voti. Berlusconi era al massimo livello della sua fisicità, un dominatore e un grande comunicatore. Anche con noi che stavamo per uscire della Lega è stato bravissimo a convincerci ad andare dalla sua parte. Non tutte le cose che aveva promesso poi si rivelarono vere, ma aveva un grande carisma.

La Lega oggi sembra in ripresa, ma Matteo Salvini ha dovuto 'fronteggiare' una ribellione interna capitanata da uomini vicini a Bossi.

Chiesero la mia disponibilità per correre come sindaco di Varese, dissi subito di sì. Poi altri della Lega si sono offesi e hanno iniziato a litigare tra loro, motivo per cui decisi di farmi da parte. Tutti li davano per morti ma in Friuli-Venezia Giulia hanno tenuto e anche in Lombardia. Hanno fatto fuori delle persone che da anni erano grandi rappresentanti del Carroccio. Ma guardando anche ai risultati a Varese dei leghisti Emanuele Monti e Francesca Brianza, che hanno preso un sacco di voti, non si può certo dire che sono scomparsi.

Eppure oggi l'azionista di maggioranza in Lombardia è Fdi, un partito non proprio federalista...

Quando ero candidato contro Pivetti, fu proprio la vecchia destra a portarmi via un migliaio di voti che mi sarebbero serviti a vincere. Per loro parlare di un leghista era come parlare del demonio.

Cosa è cambiato? In Lombardia ha influito Giorgia Meloni?

Una domanda difficile a cui rispondere. Meloni è una trascinatrice e anche in Lombardia ha avuto un grande riscontro positivo. La Lega, invece, ha promesso le stesse cose che prometteva 25 anni fa.

Sulla composizione della giunta lombarda Fdi ha provato subito ad alzare la voce.

Il presidente Attilio Fontana, oltre che essere un mio amico, è stato anche il mio avvocato. Ha voluto confermare Guido Bertolaso alla Sanità, un suo uomo di fiducia. Vedremo come se la caverà da assessore e non solo da 'gestore' come nel caso della campagna vaccinale. Noi abbiamo preso un po' di assessorati e poi ci sono le commissioni.

Il suo nome è stato accostato alla presidenza della commissione Sanità.

Sono in odore di santità nella sanità...ma quando me lo hanno proposto ho risposto con uno 'sni'. Visto anche il mio impegno lavorativo da conciliare con la vita privata, ho detto che forse converrebbe che lo faccia qualcun altro e che io resti un componente della commissione.

Le farmacie sono diventate indispensabili negli ultimi anni, anche per la campagna vaccinale.

Prima della pandemia in molti ci vedevamo come borghesi e commercianti. Ma durante il Covid la nostra categoria non si è tirata indietro. Grazie al sistema delle farmacie sono stati fatti 18 milioni di tamponi, 12 milioni di Green pass, 600mila vaccini e 600mila cambi del medico della mutua.

Il problema rimangono le liste d'attesa. Come si risolve?

Intanto c'è da dire che la sanità non l'ha messa apposto nessuno in questi ultimi 20 anni. Hanno tentato qualche riforma ma va comunque detto che il sistema funziona meglio qui che in altre Regioni. Abbiamo già 1800 farmacie lombarde su 3000 attrezzate per la telemedicina, con la possibilità di ampliare ancora le iniziative di teleconsulto con medici specialisti, come per esempio dermatologi o pediatri. Attività con cui potremmo contribuire a un drastico taglio delle liste d'attesa per alcune prestazioni. Sono cose che vorrebbero fare nelle Case di comunità, ma noi ci candidiamo per farle anche nelle farmacie.

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