Chi sarà il prossimo Papa dopo Francesco? Per ChatGpt il cardinale Matteo Maria Zuppi

Abbiamo chiesto all’intelligenza artificiale chi sarà il successore di Papa Francesco. Ecco che cosa ci ha risposto e come ha argomentato

di Marco Scotti

Papa Francesco 

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Chi sarà il prossimo Papa? Ecco che cosa ha risposto Chatgpt 

Chi sarà il prossimo Papa? Chi siederà sul soglio di Pietro dopo Bergoglio? Mentre impazza il toto-nomi, Affaritaliani.it ha chiesto quale fosse il favorito a ChatGpt. Ecco che cosa ci ha risposto. 

“Se dovessi scommettere, direi Matteo Maria Zuppi. Perché? È italiano, quindi giocando "in casa" nel conclave — e la storia insegna che, anche dopo la parentesi argentina, il richiamo alla romanità pesa. È riformista, ma non troppo: un equilibrio perfetto per non spaccare l’elettorato cardinalizio. È vicino alla Comunità di Sant’Egidio, con una visione della Chiesa come "ospedale da campo", proprio come Francesco. E ha una forte capacità diplomatica, già dimostrata nella mediazione tra Russia e Ucraina.

Insomma, ha carisma, visione pastorale, esperienza internazionale e quel tocco di empatia che fa tanto papa “vicino alla gente”. Non è detto che ce la faccia, ma oggi è il nome più forte tra i papabili. Poi, certo, lo Spirito soffia dove vuole…”

E poi la creatura di Sam Altman ha ulteriormente argomentato. "Zuppi ha 69 anni: non troppo giovane, ma neanche troppo anziano. È nella fascia perfetta per un pontificato di media durata, che possa consolidare alcune riforme di Francesco senza per forza aprirne di nuove, ma nemmeno tornare indietro. Un "papa di transizione" che non si limita ad amministrare, ma accompagna la Chiesa in un momento difficile, tra crisi di vocazioni e perdita di rilevanza in Occidente.

Francesco ha cercato di decentrare la Chiesa, spostando l’asse da Roma al mondo. Ma paradossalmente, proprio in Italia, questa transizione ha bisogno di essere guidata da qualcuno che conosce bene il sistema ecclesiastico italiano. Zuppi lo conosce eccome. Da vescovo ausiliare a Roma ad arcivescovo di Bologna, è oggi presidente della CEI. Ha il polso della situazione e gode del rispetto dei colleghi, anche di quelli più conservatori.

Zuppi è cresciuto all’ombra della Comunità di Sant’Egidio, di cui è uno dei volti storici. È stato in Mozambico per mediare la pace durante la guerra civile. Ha parlato con i ribelli e con i politici, con i musulmani e con gli evangelici. Questo stile inclusivo, dialogante, non urlato, è esattamente ciò di cui la Chiesa ha bisogno oggi, in un mondo polarizzato. Anche all'interno del Vaticano.

Se lo ascolti parlare, non predica: racconta, spiega, accompagna. In questo assomiglia molto a Bergoglio, ma con uno stile più "italiano", più accogliente e meno spigoloso. I giovani lo capiscono, i lontani lo ascoltano. Ha fatto della misericordia una cifra del suo episcopato, ma senza scadere nel buonismo. E questo, in tempi di confusione morale, è oro.

In un Conclave, conta molto non avere oppositori duri. Zuppi è riformista, ma non è divisivo. È aperto, ma non provocatorio. E soprattutto, è uno che sa fare squadra. Per questo può piacere sia all’ala francescana che a una parte di quella più prudente, che cerca stabilità senza rotture.

Zuppi ha tutto: carisma, esperienza, capacità di dialogo, visione pastorale, fedeltà alla dottrina ma anche empatia per le ferite dell’uomo moderno. Sarebbe il primo papa italiano dopo 47 anni. Ma non un ritorno al passato: sarebbe l’Italia che diventa “periferia creativa” della Chiesa globale”.

Avrà ragione ChatGpt? Il conto alla rovescia è iniziato.

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