Parmigiano Reggiano, 1,6 miliardi di euro di falsi prodotti ogni anno

Ora i produttori gli mettono il “microchip” per garantirne l'autenticità

di Daniele Rosa
Parmigiano Reggiano
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Parmigiano Reggiano, l'oro dell'Emilia Romagna

Il Parmigiano Reggiano, l’oro dell’Emilia Romana, è il secondo prodotto italiano più contraffatto, dietro alla mozzarella. Le vendite globali di formaggio contraffatto sono stimate intorno alla cifra “monstre” di 1,6 miliardi di euro ogni anno. Per capire il valore del danno basta dire che le vendite del parmigiano autentico nel 2022 hanno raggiunto quasi i 3 miliardi di euro (+7%) rispetto al 2021. Ma i “ladri di marchio “ e della genialità altrui continuano a crescere da oltre 30 anni. La Coldiretti (associazione di allevatori e produttori) ha fatto alcuni esempi di questa situazione. “Parmesao” è il finto formaggio prodotto in Brasile, non è da meno la Russia che ha creato il Russkiy Parmesan e Reggianito è lo stravagante nome della copia argentina, creata fra l’altro da migranti italiani. Più di due terzi dei prodotti alimentari italiani nel mondo sono ora contraffatti. Secondo l’Associazione solo negli Stati Uniti le copie di formaggi italiani ha toccato, nel 2021, la cifra record di 2,6 miliardi di chili nel 2021. Il 90% del formaggio venduto come Parmigiano Reggiano, Grana Padano, mozzarella o gorgonzola negli Stati Uniti è in realtà realizzato in Wisconsin, California e New York.

Parmigiano Reggiano, la difesa dalla tecnologia con un microchip

Ed allora come difendersi? Fino ad ora una “mission impossible” ma adesso qualcosa si sta muovendo grazie alla tecnologia. La sperimentazione sta inserendo nella crosta del formaggio un microchip microscopico. Un vero e proprio documento di identità in grado di tracciare l'intero processo produttivo della forma, dalla nascita fino alla maturazione, a garanzia della autenticità. L'esperimento terminerà nei prossimi mesi , con l'obiettivo che, dal 2024, ben quattro milioni di pezzi vengano "cippati" con il sensore realizzato dall’americana p-Chip Corporation. "Saremo il primo formaggio -ha spiegato Riccardo Deserti, direttore del Consorzio del Parmigiano Reggiano-ad avere questa tecnologia. Poi anche altri formaggi come il Grana Padano o francesi o spagnoli potranno beneficiare di questo sistema per garantirne l'autenticità. Il microprocessore è inserito nella crosta è del tutto innocuo per il consumatore e può essere rimosso prima di iniziare a grattugiare il formaggio".

Parmigiano Reggiano, fatto dai monaci nel Medioevo

E’ sempre utile ricordare che Ii Parmigiano Reggiano è uno dei formaggi più antichi e pregiati. Si fa con una tecnica vecchia di mille anni con prodotti di base come latte, sale e caglio e senza additivi. L'origine del Parmigiano Reggiano risale al Medioevo. Primi produttori i monaci, che erano alla ricerca di un formaggio che durasse nel tempo. La prima testimonianza dell'esistenza del “parma” risale al 1254, in un atto notarile dell'Archivio di Stato di Genova (caseus parmensis). Persino il Boccaccio nel suo Decamerone (1344) descrive la regione di Bengodi e menziona una montagna di "parmigiano grattugiato" dove si arrotolavano "maccheroni e ravioli”. Nel 1996 è stato dichiarato Dop ( Denominazione di Origine Protetta dall'Unione Europea e da allora è l'unico che può chiamarsi Parmigiano in Europa. Tutela dalla UE, deve essere prodotto con rigide specifiche regolamentate, così come lo champagne francese, il porto portoghese, la Rioja spagnola o il prosciutto di Jabugo.

Il vero Parmigiano Reggiano può essere prodotto solo nelle province di Parma, Reggio Emilia, Modena, Mantova a est del fiume Po e Bologna a ovest del fiume Reno, una superficie di circa 10.000 chilometri quadrati. A causa dei severi standard che devono essere soddisfatti per ottenere la certificazione, il formaggio ha prezzi più alti, e fa gola agli imitatori. “Ora-ha concluso Deserti- con la autenticità rilevata nel microchip vogliamo trasmettere il valore del prodotto in tutto il mondo e distinguerlo da altri prodotti simili presenti sul mercato che non soddisfano i rigorosi requisiti di produzione e di zona di origine". Basterà "cippare" l’oro emiliano per non farselo "scippare" dai disonesti? Lo sperano tutti gli italiani.

 

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