"A volte il decisionismo è necessario. Mattarella? Storia di centro sinistra"

Il vice-capogruppo vicario di Fratelli d'Italia al Senato Speranzon ad Affaritaliani.it dopo le parole del presidente della Repubblica

Di Alberto Maggi
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Raffaele Speranzon
Politica

"Mi viene da pensare che Mattarella si riferisse all'Unione europea..."

 

"La maggioranza del Parlamento ha votato il presidente della Repubblica e gli ha dato l'assoluta rappresentanza della nazione. Si riferiva a questo Mattarella? Perché la logica del confronto tra maggioranza e opposizione porta in democrazia al fatto che la maggioranza decide, non c'è alcuna forma di assolutismo della maggioranza. Qualche volta è necessario che la maggioranza proceda con decisionismo e questo accade non solo al governo ma a tutti i livelli, anche nei comuni e nelle regioni". Raffaele Speranzon, vice-capogruppo vicario di Fratelli d'Italia al Senato, intervistato da Affaritaliani.it, commenta le parole di Sergio Mattarella che ha messo in guardia dall'assolutismo della maggioranza.

"Oppure mi viene da pensare che Mattarella si riferisse all'Unione europea, forse parlava della maggioranza dell'Unione che non intende ascoltare le minoranze del Parlamento europeo nonostante i risultati evidenti delle elezioni europee con le destre che sono avanzate ovunque ma pare nessuno voglia collaborare con loro".

Mattarella si può definire il vero leader dell'opposizione al governo Meloni? "Il Capo dello Stato certamente non ha la tessera del Pd ma credo sia indiscutibile che la storia politica di Mattarella sia stata orientata nel centro sinistra e qualche volta qualcuno di sinistra cerca di strumentalizzare le sue parole per trarne un vantaggio politico o cercare di attaccare chi è legittimato a governare forte del consenso ricevuto dagli italiani. Detto questo, anche nelle monarchie c'è la possibilità di dissentire da ciò che afferma il re e quindi credo che anche in una repubblica democratica si possa talvolta non essere d'accordo con le parole del presidente della Repubblica. In qualsiasi democrazia pluralista non esiste l’obbligo di concordare su ogni parola proferita dal Capo dello Stato, è normale", conclude Speranzon.