Adolfo Urso, chi è il ministro che rischia la poltrona. Il ritratto

Non è un fedelissimo di Meloni ed è sempre nella bufera

di redazione politica

ADOLFO URSO FDI
Politica

Dalle rivelazioni di Bisignani alla lobbista Carmen Zizza: ciclone mediatico sul ministro Urso

 

Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy, è finito nella bufera. Un ciclone mediatico che rischia, forse, di costargli la poltrona. Eloquenti sono state le parole di Luigi Bisignani domenica scorsa al Festival dell'Economia di Trento quando, presentando il suo ultimo libro scritto insieme a Paolo Madron (“I potenti ai tempi di Giorgia Meloni”), ha rivelato un aneddoto che è un affresco imbarazzante per il ministro di Fratelli d'Italia. Ad esempio, ha raccontato Bisignani, “il ministro del Made in Italy Urso che appare tutti i giorni sui giornali ma riesce a concludere poco, ed è molto vanitoso: in una riunione di un Consiglio supremo della Difesa, si parlava dell’Ucraina, e a un certo punto nel silenzio generale ha detto 'oggi come spesso mi accade ho avuto un’idea molto geniale'". Una frase pronunciata quantomeno fuori luogo, pronunciata in occasione di una riunione di uno massimi organi dello Stato presieduto dal Presidente della Repubblica.

Come se non bastasse, è arrivata la puntata di Report a gettare benzina sul fuoco con il caso di Carmen Zizza, l'ex zarina delle autostrade milanesi, prima licenziata per le spese pazze e ora tornata protagonista nel governo Meloni e vicinissima proprio al ministro Urso. La questione è finita al centro di un'inchiesta della trasmissione di Rai Tre. L’ex numero uno delle autostrade milanesi era finita nei guai per le spese pazze e licenziata. Ora è di casa al ministero Made in Italy e consulente Stm, una partecipata del ministero dell'Economia che si occupa da anni di semiconduttori. Di lei non c’è traccia alcuna nel registro dei lobbisti, che sarebbe il minimo sindacale per poter anche solo avvicinarsi al ministero delle Imprese e del Made in Italy. Eppure, con Urso a via Veneto, Zizza è di casa. Ha partecipato da protagonista al ministero sul dossier Tim, advisor insieme all'amministratore delegato di Rothschild Italia Alessandro Daffina.



Ma la sua presenza in via Veneto racconta molto di più: Zizza infatti si è aggiudicata una consulenza con STMicroelectronics. Secondo quanto riporta il Fatto Quotidiano, serviva un'interlocuzione diretta con Urso e fa niente se l’azienda che l'ha assoldata sia una partecipata dal Ministero del Mef: Stm ha staccato un assegno di 6 mila euro al mese su consiglio di Daffina (ex Fronte della Gioventù) che per Zizza ha firmato anche una lettera di referenze. A gennaio scorso il ministro Urso era andato a trovarli proprio a Catania: presente anche Zizza che soprattutto si è fatta notare a Roma. Come rivelato a Report da un alto dirigente di Via Veneto, secondo cui la consulente “entrava e usciva dal ministero senza alcun tipo di controllo e aveva accesso appunto nei vari uffici di gabinetto". Non solo, sempre come rivela Report, il ministro Urso ha lanciato un suo ambizioso progetto di ricostruzione che partisse dal nord est tra il porto di Trieste e l'interporto di Verona. Altro punto sul quale certamente non mancheranno polemiche.

Il ministero delle Imprese e del Made in Italy ha fatto sapere che "a fronte di queste e altre palesi falsità contenute nella trasmissione, il ministro Urso ha dato mandato ai suoi legali di denunciare gli autori del servizio, il conduttore di Report e coloro i quali, a vario titolo, hanno riportato informazioni false nel corso della trasmissione".

All'interno di Fratelli d'Italia - come spiegano fonti qualificate ad Affaritaliani.it - serpeggia un certo imbarazzo per l'ex presidente del Copasir. "Non fa certamente parte dei fedelissimi della premier, come Fitto, Mantovano e Fazzolari", spiega un deputato di FdI di lungo di corso. Tanto che c'è perfino chi non esclude che nelle prossime settimane, o nei prossimi mesi, senza un cambiamento di rotta, Urso possa essere costretto a fare un passo indietro e a lasciare l'esecutivo, proprio come ha spiegato Bisignani a Trento.



Ma chi è Adolfo Urso? Nato a Padova 65 anni fa da genitori di Acireale (Catania), si laurea in Sociologia alla Sapienza di Roma, inizia l’attività politica nel Movimento sociale italiano e diventa giornalista (fu tra l’altro una delle firme dell’Italia settimanale diretto da Marcello Veneziani). Nel 1983 è tra gli autori del libro: ‘Atleti in camicia nera. Lo sport nell’Italia di Mussolini’. Nel 1986 diventa direttore responsabile di ‘Proposta’, bimestrale d’area. Nel 1988 è uno dei reggenti del Fronte della Gioventù; l’anno dopo entra nella segreteria politica dell’Msi-Dn, dove dirigerà il Dipartimento informazione. Tra i promotori di Alleanza Nazionale, entra in Parlamento nel 1994. Quella attuale è la sua settima legislatura, le ultime due da senatore. Un veterano, insomma, ma non solo del Parlamento ma anche dell'esecutivo.

Con i governi Berlusconi II e III è stato viceministro con delega al Commercio estero dal 2001 al 2006 e tra il 2009 ed il 2010. Nel 2013 Urso fonda la società Italy World Services, che fornisce consulenza e assistenza per le imprese italiane all’estero. Nel 2015 aderisce a Fratelli d’Italia e nel 2018 torna alla politica candidandosi al Senato. Eletto, ottenne la vicepresidenza del Copasir. La sua attività con la Iws gli viene contestata quando con il governo Draghi gli si apre la strada verso la presidenza del Comitato di controllo sull’intelligence in quanto unico esponente dell’opposizione.



Lui spiega di aver passato al figlio la guida della società. Viene quindi eletto presidente dell’organismo, superando ostacoli e critiche anche della Lega: Salvini non voleva mollare la presidenza del Copasir che era appannaggio di Raffaele Volpi, poi non ricandidato a sorpresa da Salvini nelle elezioni tenute il 25 settembre. Il senatore è anche presidente della fondazione Farefuturo che, si legge sul sito, “promuove la cultura e i valori della Nazione, rifuggendo dal dilagante ‘presentismo’, nella convinzione che occorra il massimo impegno per disegnare il futuro dell’Italia nel contesto di una Europa delle Patrie”. Padre di tre figli, è sposato con Olga, ucraina di Lugansk, città dell’Ucraina, autoproclamata Repubblica filorussa. "Mia moglie e nostro figlio dialogano in russo", ha recentemente raccontato il senatore-ministro finito nella bufera.

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