Afghanistan, quando la realpolitik prevale sull'etica

L'opinione di Pietro Mancini
Politica
Condividi su:

Paura a Kabul e certezza a Roma : non sono quelli che hanno giustiziato, con raffiche di mitra, il Capo della Polizia,  i “talebani distensivi”, con i quali Giuseppi Conte, Romano Prodi e Alessandro Di Battista vorrebbero che l’Italia dialogasse.

Ma  “amare chi ti odia, porgere l’altra guancia come stella polare della politica estera” è una linea, che non ha inventato Conte. Il suo più illustre corregionale, Aldo Moro, dialogava, per principio, sempre e con tutti. Da Est a Ovest, da Nord a Sud. C’era una visione dietro, oltre che una convenienza. Con “il cavallo di razza” della DC al timone, l’Italia voleva sembrare ecumenica, costruttrice di pace, allineata sì, ma non troppo, atlantica, fino a un certo punto. Ossequiosa rispetto all’America però, nello stesso, tempo amica dei suoi nemici.

L’Italia morotea cedeva armi ai Paesi arabi, moderati e non, pensando al loro petrolio: un mix di candore e cinismo. Quando, nel 1970, Gheddafi cacciò 17mila italiani dalla Libia, espropriandone i beni, dalla sera alla mattina, nemmeno battemmo ciglio….

L’anno dopo Moro corse a incontrare il Colonnello pur di tenerselo buono. Per  scongiurare attentati, tipo quello di Fiumicino nel 1973, costato la vita a 35 innocenti, Aldo Moro, stipulò un patto con la fazione più fanatica del terrorismo palestinese, pagando, segretamente, un pizzo purché, da quel momento, colpissero altrove. 

L’apertura, distensiva, ai talebani non sarebbe venuta in mente a Di Maio, che pure “corteggiò”i gilet gialli anti-Macron. E Craxi, vogliamo  parlarne ? La sua anima, inquieta e garibaldina, lo spinse a sposare cause irredentiste, dove i patrioti sinceri erano quasi indistinguibili dai più feroci assassini.  Bettino sovvenzionò l’Olp del “compagno” Arafat con le tangenti di Silvio Berlusconi (perlomeno così il Cav volle far credere in tanti processi).

L’Italia vibrò di orgoglio quando, a Sigonella, il primo premier socialista schierò i carabinieri contro le truppe speciali dello Zio Sam, trascurando un piccolo dettaglio: ci stavamo rifiutando di consegnare agli Usa gli autori del dirottamento di una nave italiana, l’Achille Lauro, in cui era stato ammazzato, e gettato a mare, un passeggero statunitense ebreo, per giunta invalido, di nome Leon Klinghoffer.  Abu Abbas e i suoi complici furono portati in salvo, su un volo di Stato, e in Parlamento Craxi dichiarò “legittima” la lotta armata contro Israele, con il Pci che si spellò le mani per applaudirlo….

Un quarto di secolo dopo, Massimo D’Alema, ministro degli Esteri nel secondo governo Prodi, si fece immortalare a Beirut sottobraccio con un esponente di Hezbollah, forza paramilitare islamista, che profumava di terrorismo. “Baffino” lo spiegò come tentativo di consolidare il ruolo italiano in quell’area dove siamo amici dello Stato ebraico, ci mancherebbe, ma pure di quanti lo raderebbero al suolo, incominciando dalle relazioni speciali, che intratteniamo con l’Iran degli ayatollah….