Alemanno, il "Bertinotti nero" di Meloni: il suo "Manifesto" agita FdI

Nella "destra-destra" crescono i malumori, che rischiano di minare la compattezza e la stabilità del partito della premier

Di Giuseppe Vatinno
Gianni Alemanno Giorgia Meloni
Politica

Alemanno, il "Bertinotti nero" di Meloni: il suo "Manifesto di Orvieto" insidia Fratelli d'Italia

Si avvicina la ripresa delle attività politiche e si vedono movimenti di truppe estive. La Meloni, dopo le vacanze, si ritrova con un nemico in più a destra con Gianni Alemanno che nel frattempo ha alloggiato le sue armate ad Orvieto e minaccia direttamente Roma se non gli sarà dato ascolto.

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In realtà il Movimento di Alemanno non è affatto nato ora come molti credono. Già nel 2017 l’ex sindaco di Roma era alla guida del “Movimento nazionale per la Sovranità”, come dimostra questa intervista che mi rilasciò.

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Ad una domanda precisa ad Alemanno su Pino Rauti e la destra sociale rispose in maniera netta ed inequivocabile delineando una sorta di programma politico:

Rauti era un antesignano, che spesso intuiva verità ancora inattuali. Oggi lo “sfondamento a sinistra” è possibile e necessario: con Matteo Renzi il Pd ha abbandonato la difesa dei diritti dei lavoratori, mentre la sinistra più o meno estrema non ha alcun modello realistico da proporre. Partire dalla sovranità nazionale permette invece alla destra di proporre un modello sociale ed economico che, attraverso il recupero delle leve del cambio e delle dogane, mette in condizione la politica democratica di promuovere il lavoro italiano e le tutele sociali. I nostri obiettivi sono quattro: lo “sfondamento a sinistra” come risultato della difesa del reddito dei lavoratori, la politicizzazione delle lotte delle categorie del ceto medio, in questi giorni gli ambulanti e i taxisti, la sintesi tra i principi della sovranità e della sussidiarietà come base di dialogo con il popolo del “family day” sui valori non negoziabili e infine interpretare la questione settentrionale e quella meridionale in una chiave di unità nazionale.

Come si vede, già allora vi era un programma ben preciso che è molto simile a quello di Fratelli d’Italia. Del resto la Meloni è una “rautiana naturale” e tutto il suo passato sta a dimostrarlo. Per questo si deve guardare attentamente le spalle “a destra” perché il Movimento di Alemanno insiste proprio sul suo elettorato, sul suo zoccolo duro che si sente tradito nei fondamentali.

Del resto la Meloni per governare e per farsi accettare a livello europeo si è dovuta necessariamente “atlantizzare” e la guerra in Ucraina è stata il perno su cui ha costruito abilmente la sua piramide di potere. Non è sfuggito infatti agli alleati americani ed europei che la Meloni è stata ed è la garante della coalizione di centro-destra che non è naturalmente “anti – putiniana”, anzi il contrario.

Il caso del generale Vannacci è poi –come si suole dire- caduto a fagiolo per Alemanno e la “destra – destra” perché il suo libro, “Il mondo al contrario”, sembra essere esattamente un manifesto programmatico per ex ministro delle politiche agricole e forestali. Il rischio per la Meloni è che nella sua coalizione si instauri una sorta di meccanismo più o meno ad orologeria che potrebbe fare di Alemanno un “Bertinotti Nero” che al momento giusto guida la rivolta e fa cadere l’imperatrice.

Il “Manifesto di Orvieto” incombe per rettificare la politica meloniana che i duri e puri della destra ritengono troppo sdraiata su Washington e Bruxelles. Il caso di Marcello De Angelis, l’ex estremista nero che è rimasto al suo posto nella Regione Lazio dopo le note esternazioni, è stata una prova di forza che Alemanno – Rocca hanno voluto ed hanno vinto. Ed anche le recenti instabilità seguite alla nomina della sorella Arianna ai vertici di Fratelli d’Italia hanno reso manifesti i malumori nel partito, soprattutto per i “gabbiani” di Fabio Rampelli. L’approssimarsi delle Europee con Salvini ben determinato a riempire lo spazio elettorale lasciato dalla premier a destra reca ulteriori ambasce per i vertici di via della Scrofa.

C’è quindi da aspettarsi un riposizionamento del governo sulle tematiche su cui ha ottenuto il consenso un anno fa: la tassazione degli extra profitti delle banche è probabilmente solo l’inizio.

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