Alessandro Orsini, il sociologo ribelle della LUISS: "Sono di sinistra, ma..."
Le sue parole sull'Ucraina a "Piazzapulita" hanno fatto molto discutere, ma non è la prima volta che finisce al centro delle polemiche
Un docente che non passa inosservato
Alessandro Orsini è il sociologo della LUISS che ha fatto molto discutere dopo il suo intervento a “Piazzapulita”. Le sue tesi sull’invasione dell’Ucraina da parte di Vladimir Putin hanno provocato una decisa presa di distanze da parte del suo ateneo e, quando Corrado Formigli lo ha invitato per la puntata successiva, ha dovuto premettere di parlare a titolo personale in quanto studioso della materia: una situazione decisamente spiacevole, proprio per via del suo ruolo accademico.
L’ultimo intervento di Orsini a “Piazzapulita”
Abbiamo già avuto modo di difendere non solo Orsini, ma anche e soprattutto la libertà di pensiero che deve valere tanto per lui quanto per chiunque. In questi difficili tempi caratterizzati da tensione e polarizzazione delle opinioni, il dissenso e il dubbio vanno coltivati come prodotti preziosi. Tuttavia, per completezza di analisi va detto che non è la prima volta che Orsini si trova al centro di forti polemiche per le sue prese di posizioni. Conosciamo meglio questo giovane docente, già assurto in più occasioni agli onori delle cronache.
La bio del sociologo Alessandro Orsini
Alessandro Orsini è direttore e fondatore dell’Osservatorio sulla Sicurezza Internazionale della LUISS e del quotidiano Sicurezza Internazionale. È professore associato nel Dipartimento di Scienze Politiche della LUISS, dove insegna Sociologia generale e Sociology of Terrorism. I suoi libri sono stati pubblicati dalle maggiori università americane e i suoi articoli sono apparsi sulle più autorevoli riviste scientifiche internazionali specializzate in studi sul terrorismo. È specializzato in strategie di ingresso in gruppi violenti motivati da odio ideologico. Ha ricevuto l’idoneità scientifica nazionale di professore ordinario in sociologia generale. È stato nominato membro della commissione del governo per lo studio dell’estremismo jihadista con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri nel 2016. È Research Affiliate al Massachusetts Institute of Technology dal 2011, dove è stato Visiting Scholar nel Department of Political Science e al Center for International Studies. È membro del comitato “scenari futuri” dello Stato Maggiore della Difesa. È membro del comitato scientifico della rivista “Studies in Conflict and Terrorism” e del Radicalization Awareness Network, istituito dalla Commissione Europea per studiare e prevenire i processi di radicalizzazione verso il terrorismo (2012-). È stato direttore del Centro per lo Studio del Terrorismo dell’Università di Roma “Tor Vergata” dal 2013 al 2016.
Le sue pubblicazioni all'estero
È stato invitato a presentare i suoi studi in numerose università americane. Tra queste, Harvard, MIT, Johns Hopkins, Brookings Institution, Trinity College, Boston College, New York University, ma anche a Madrid, presso la Fundación para el Análisis y los Estudios Sociales (FAES); in Lituania presso l’Institute of International Relations and Political Science (IIRPS) dell’Università di Vilnius e poi in Turchia, Francia, Inghilterra e Ungheria. Il suo Anatomia delle Brigate Rosse tradotto da Cornell University, è stato definito “un libro di alto prestigio intellettuale” dalla rivista di Harvard “Journal of Cold War Studies”, ha vinto il Premio Acqui 2010 ed è stato classificato tra i libri più importanti apparsi negli Stati Uniti nel 2011 dalla rivista “Foreign Affairs”. Secondo “Perspectives on Politics” – la rivista dell’American Political Science Association – è “un contributo accademico enorme”. Il Presidente dell’Associazione Italiana delle Vittime del Terrorismo ha proposto di adottarlo nelle scuole italiane. Il suo ultimo libro per Cornell University, Sacrifice. My Life in a Fascist Militia, è uscito nel settembre 2017. I suoi ultimi libri in italiano sono: Isis: i terroristi più fortunati del mondo e tutto ciò che è stato fatto per favorirli (Rizzoli, 2016, vincitore del Premio Cimitile); L’Isis non è morto, ha solo cambiato pelle (Rizzoli, 2018); Viva gli immigrati. Gestire la politica migratoria per tornare protagonisti in Europa (Rizzoli, 2019); Il terrorismo in Africa, a cura di Alessandro Orsini, (Luiss University Press, 2019). I suoi studi sono stati riportati sul sito del Governo Italiano e sul sito del MIT. La sua ultima intervista sull’ISIS è apparsa in Iran su “Iranian Diplomacy”. Raymond Boudon ha definito “importanti” i suoi studi, di cui ha chiesto la traduzione alla rivista francese “Commentaire”.
Le collaborazioni giornalistiche di Orsini
Alessandro Orsini è editorialista del quotidiano “il Messaggero”, per il quale cura la rubrica “Atlante” (tutti sabati), e di Huffington Post. Ha pubblicato editoriali anche per “La Stampa”, “l’Espresso”, “il Resto del Carlino” e “il Foglio”. Ha partecipato a più di 200 dirette su Rai Uno, Rai Due, Rai Tre, La7, TgCom24, Sky TG 24 e Rai News 24. Questo è il video della sua intervista a Sky Tg 24 in diretta dal MIT di Boston sulla strage di Parigi del 13 novembre 2015.
2010: la polemica sulla nomina a Chieti
Nel 2010, quanto era un ricercatore a Tor Vergata, Orsini si è candidato a Chieti, per un posto da associato di Sociologia politica. “Senza sponsor, senza maestri influenti, e non iscritto ad alcuna ‘componente’, viene bocciato”, scrisse allora Il Corriere della Sera. “La cosa non stupisce chi conosce certi meccanismi dell'università (per quanto riformata). A vincere è stato il candidato interno, e anche in questo caso il copione è stato rispettato. La seconda idoneità è andata al figlio di un noto ordinario della disciplina. Ma mentre quest'ultimo comunque vanta un curriculum di livello, e nessuno ha avuto nulla da ridire, sui titoli presentati dal ricercatore espressione della facoltà abruzzese la commissione ha discusso a lungo”. Nonostante i suoi lavori fossero già pubblicati anche all’estero, Orsini si è sentito vittima di un malvezzo tipicamente italiano, che ha provocato un’indagine da parte della Digos e un lungo elenco di manifestazioni di solidarietà da parte di un centianio tra professori ordinari, associati, ricercatori e semplici studiosi di Sociologia politica. “Gli è capitato di vedersi respingere dal Mulino per ‘motivi politici’ il suo saggio che poi ha vinto il premio Acqui Storia. O di essere licenziato per aver opposto un rifiuto alla richiesta di scrivere un libro celebrativo in memoria del ‘rettore-datore di lavoro’. Casi che hanno destato un certo scalpore, nell'ambiente degli storici in un caso, in quello dei sociologi nell'altro. Recentemente è incappato anche in un concorso contestato. E stando alla sua denuncia, ancora una volta e nonostante la riforma Gelmini, ha dovuto pagare dazio ad uno dei mali storici dell'accademia italiana, il localismo”, scriveva ancora Il Corriere, ricordando anche come il suo saggio “Anatomia delle Brigate Rosse” fosse stato premiato e pubblicato anche all'estero. Proprio il suo lavoro sulle BR ha innescato una polemica che, l’anno successivo, lo ha messo contro Marco Travaglio.
2011: la polemica con Travaglio sui No Tav
“Travaglio è un cattivo giornalista e mi ha rovinato la vita”. Così commentò Orsini nel 2011, in un’intervista a Il Giornale, l’articolo con il quale l’attuale direttore de Il Fatto Quotidiano lo aveva accusato sul suo blog di paragonare i No Tav alle BR. Un attacco molto duro, ripreso anche da Beppe Grillo e per il quale Orsini è stato bersagliato di messaggi di insulti molto pesanti. “Travaglio non ha letto nemmeno una parola di ciò che ho scritto, fornendo un esempio di cattivo giornalismo. Avrei affermato che i No Tav sono come i brigatisti rossi. Mai detto. Nel mio articolo non compare mai la parola No Tav. Travaglio se l'è inventata”. “Ho ricevuto tante mail di insulti. Molti mi hanno criminalizzato per una cosa mai detta, mi hanno dato del corrotto, del criminale, del porco, del servo di Berlusconi (...). “’Anatomia delle Brigate rosse’” è inviso alla sinistra più legata alla storia del Pci perché documenta il ruolo pedagogico del Partito comunista nella nascita delle BR. Un ruolo fondamentale”.
2012: il libro-choc su Gramsci
Pur definendosi “un uomo di sinistra”, Orsini diceva di non amare “La faziosità e la tendenza di una certa sinistra a demonizzare l'avversario. La cultura dei roghi accomuna il fascismo e il comunismo. Ma queste cose le diceva Filippo Turati, non affermo niente di nuovo. È documentato negli atti congressuali del partito socialista. Ecco, la sinistra italiana dovrebbe tornare a Filippo Turati ed essere più critica con Palmiro Togliatti, che su Turati scrisse cose orribili nel giorno della sua morte. Per non parlare di Antonio Gramsci, uno dei più grandi maestri della pedagogia dell'intolleranza. Un uomo che invitava a odiare gli avversari politici. È il tema di un mio saggio che verrà pubblicato sulla rivista La nuova Storia Contemporanea. Mi piacerebbe che la sinistra avesse il coraggio di parlare di queste cose, piuttosto che sempre della vita privata di Silvio Berlusconi”. Orsini fu facile profeta: il suo libro “Gramsci e Turati. Le due sinistre” (2012) ha provocato altrettanto trambusto. E non finisce qui.
2016: a gamba tesa sul fenomeno-immigrazione
Nell’ennesima presa di posizione controcorrente sui luoghi comuni della sinistra, Orsini è entrato a gamba tesa anche sul tema dell’immigrazione. Nel 2016, ospite di “Agorà”, ha detto: “Accogliamo gli immigrati perché sono stati un grande affare economico e non gli accoglieremo più quando non sarà più economicamente conveniente”. Orsini ha poi aggiunto: “Lo stipendio medio di un lavoratore immigrato è di 950 euro al mese contro i 1.250 euro di un italiano (...) Ci stiamo avvicinando a quello che si chiama break even, ovvero ad un punto in cui l’immigrazione non conviene più. Noi sbatteremo fuori gli immigrati, senza tanti complimenti, quando spenderemo più di quello che guadagniamo”. Argomenti che solitamente animano le discussioni di complottisti e nemici della sinistra, ma che, se esposti da un accademico che non nasconde le proprie idee, assumono ben altro significato: “Sono un uomo di sinistra da sempre, ma questo non ha niente a che vedere con i miei studi. Uno studioso ha il dovere di dire ciò che pensa, anche se questo può danneggiarlo. La prima regola che un giovane studioso dovrebbe imparare è quella di non aver paura”.
I libri di Alessandro Orsini
(2002) Ripensare la nazione
(2003) Alle origini del nazionalismo
(2004) Bruno Rizzi. L’eretico della sinistra
(2005) In difesa della sociologia storica
(2007) Le origini del capitalismo
(2009) Anatomia delle Brigate rosse. Le radici ideologiche del terrorismo rivoluzionario
(2010) Il rivoluzionario benestante. Strategie cognitive per sentirsi migliori degli altri
(2012) Gramsci e Turati. Le due sinistre
(2016) ISIS: i terroristi più fortunati del mondo e tutto ciò che è stato fatto per favorirli
(2018) L’isis non è morto, ha solo cambiato pelle
(2019) Viva gli immigrati. Gestire l’immigrazione per tornare protagonisti in Europa
(2021) Teoria sociologica classica e contemporanea
(2020) “Ethnography With Extremists. Living in a Fascist Militia,” in Stories From the Field. A Guide to Navigating Fieldwork in Political Science, editors Peter Krause and Ora Szekely, New York: Columbia University Press
(2017) Sacrifice. My Life in a Fascist Militia, Ithaca and London: Cornell University Press
(2011) Anatomy of the Red Brigades. The Religious Mind-Set of Modern Terrorists, Ithaca and London: Cornell University Press
I libri curati da Alessandro Orsini
(2013) Guglielmo Ferrero, Le due Rivoluzioni francesi
(2014) Randall Collins, Violenza. Un’analisi sociologica
(2019) Il terrorismo in Africa