Alluvione Emilia Romagna, Figliuolo sotto accusa e in scadenza: si riapre la partita del Commissario

Il mandato del generale scade a dicembre, un mese dopo le elezioni regionali. Lui si difende e accusa i sindaci

di redazione politica
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Alluvione Emilia Romagna, Figliuolo va sostituito ma governo e opposizione litigano

Dopo appena sedici mesi dalla pesantissima alluvione del maggio 2023, l'Emilia Romagna è ancora una volta sott'acqua. Il maltempo ha colpito più o meno le stesse zone già gravemente devastate dalla precedente alluvione. Ora è scattato il classico rimpallo di responsabilità tra il governo e la Regione, ma nel mirino è finito in particolare il commissario per l'emergenza, il generale Francesco Figliuolo. Dal suo entourage - riporta La Stampa - filtra l’amarezza per l'impegno profuso e ora messo in discussione. Spiegano che "l’emergenza di oggi deve essere affrontata dalla Protezione civile e per quella del maggio 2023 Figliuolo ha accolto tutte le richieste degli Enti locali, Comuni, Province e Regioni e ha erogato loro i fondi. Spettava loro spenderli".

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Secondo Andrea Gnassi, già sindaco di Rimini e oggi deputato del Pd, Figliuolo "è rimasto imbrigliato in un meccanismo deciso con un’ottica elettorale per colpire l’amministrazione regionale". Dalla struttura commissariale si forniscono i numeri della tabella di marcia del generale: "Effettuati 6 mila interventi per le infrastrutture pubbliche, 1,6 miliardi già stanziati per Regione, Protezione civile, Comuni, Consorzi di bonifica. Un altro miliardo atteso a fine mese, per un totale di 2,7 miliardi". Sullo sfondo della battaglia politica che si è aperta, con l’alluvione ancora in corso, c’è anche la nomina a commissario per l’emergenza.

Nel 2023 - prosegue La Stampa - la polemica fu feroce e il governo, dopo vari tentennamenti, decise di non assegnare l’incarico al presidente della Regione Stefano Bonaccini. Al suo posto fu scelto Paolo Figliuolo, il generale che ha guidato la campagna vaccinale contro il Covid. Il suo mandato, dopo la proroga dell’estate scorsa, scade a dicembre, un mese dopo le elezioni regionali e il generale ha fatto capire ampiamente di non essere disponibile a un ulteriore prolungamento del suo incarico. Si riapre la partita (tutta politica) del commissario.

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