Almasri, Claudio Martelli sta con Lo Voi: “Meloni non dice il vero”. Poi l'attacco all'Anm

L'ex Guardasigilli sull'Anm: “Contro i governi esercitano pressioni indebite con armi scorrette”

Politica

Almasri, Claudio Martelli: “Atti formali corretti ma Meloni non dice il vero”

Ministro di Grazia e Giustizia nei Governi Andreotti e Amato tra il 1991 e il 1993, Claudio Martelli sull'indagine che ha scosso il Governo Meloni non ha dubbi: “Di fronte ad un esposto di un cittadino il magistrato non può far finta di nulla. E' il minimo che può fare. Ma quando Meloni si presenta in tv con lo stile “noi che abbiamo visto Genova”, commette un peccato di eccesso di reazione e non dice il vero”.

Quindi secondo lei il dottor Francesco Lo Voi ha agito “nel giusto”?

“Al di là delle simpatie e antipatie – e a parte che è un uomo di Destra – ha iscritto Meloni, Nordio, Piantedosi e Mantovano e ha trasmesso il dossier al Tribunale dei Ministri. Dopodiché non ha mandato un avviso di garanzia. E quando Giorgia Meloni reagisce non dice il vero: non c'è nessun avviso, è chiaro. Ha fatto un'abile operazione mediatica perché temeva che la cosa finisse sui giornali e così ha attaccato. Ma ha detto una cosa non vera”.

Quanto accaduto può indebolire il Governo?

“La premier è stata brava e ha prevenuto la diffusione mediatica. Il signor Almasri non è un personaggio qualunque ed è come il capo della Polizia in Italia. Poi ci sono altri aspetti da chiarire, come perché la Corte di Giustizia ha deciso di emettere il mandato di cattura dopo un po' di tempo che circolava in Europa, ma solo quando è arrivato in Italia. Ma sono citazioni per ora fatte al buio.

Poi c'è Luigi Li Gotti per il quale è difficile dire che sia un uomo di sinistra. Già ai miei tempi era noto ed era specialista nell'assumere le difese in vari processi di diversi pentiti, ma questo non può essere motivo di un giudizio colpevolizzante”.

C'è chi ha parlato di un'operazione Berlusconi bis, come la figlia Marina: è plausibile un uso politico della magistratura?

“Mi sembra un paragone esagerato, come è esagerata la reazione dei magistrati alla separazione delle carriere che definire sgradevole è poco. E poi sembrerebbe una questione di stile. Di fatto ha un tratto eversivo come girarsi dall'altra parte all'inaugurazione dell'anno Giudiziario sventolando la costituzione. Cambiare le regole secondo l'articolo 38 della Costituzione non è una lesione e si può fare. L'attacco dell'Anm, che è un'associazione privata e non un sindacato da quando è venuta meno l'esigenza sindacale con l'aggancio delle retribuzioni a quelle dei parlamentari, è eccessivo”.

Quindi è critico nei confronti dell'Anm?

“Sono molto critico da sempre. Contro di me Falcone e Cossiga fecero il primo sciopero nazionale nel gennaio del '92. Non è un fatto personale, ma considero estraneo un potere esercitato in questa maniera aggressiva. E' un potere diffuso e deve essere esercitato con tutti i crismi. Questi si organizzano contro i governi ed esercitano pressioni indebite con armi scorrette”.

Chi è Claudio Martelli, il ritratto

Nato il 28 settembre 1943 a Gessate (Milano), Claudio Martelli è una figura poliedrica della scena pubblica italiana, nota soprattutto per il suo ruolo nel Partito Socialista Italiano (PSI) tra gli anni '80 e '90. Politico, giornalista e conduttore televisivo, Martelli fu uno dei protagonisti dell’epoca craxiana, legandosi strettamente a Bettino Craxi, leader del PSI e Presidente del Consiglio.

La sua carriera politica raggiunse l’apice con gli incarichi di Ministro di Grazia e Giustizia (1986-1987) e Vicepresidente del Consiglio dei Ministri (1987-1989), posizioni in cui si distinse come esponente della corrente riformista del partito, promotore di politiche progressiste e modernizzatrici.

Gli anni ’90 segnarono una svolta drammatica con lo scandalo Tangentopoli, l’inchiesta che svelò un sistema di corruzione sistemica nella politica italiana. Martelli fu tra i coinvolti: nel 1993 ricevette una condanna in primo grado a 8 anni per finanziamento illecito al PSI, ma il processo si concluse anni dopo con l’annullamento della pena per prescrizione in appello. Questo periodo segnò non solo il suo declino politico, ma anche quello del PSI, simbolo di un’era che collassò sotto il peso delle inchieste e della sfiducia pubblica.

Dopo l’addio alla politica, Martelli reinventò la sua carriera nel giornalismo e nella televisione. Collaborò con riviste come L’Espresso e Panorama, e approdò sui teleschermi con programmi di approfondimento, tra cui Martelli mercoledì su LA7, dove portò dibattiti e analisi su temi sociali e culturali. Parallelamente, si dedicò alla scrittura: nel 2004 pubblicò L’uomo qualunque di sinistra, un saggio che rifletteva sulla crisi identitaria della sinistra italiana, tra nostalgie ideologiche e sfide contemporanee.

La sua figura rimane controversa: per alcuni incarna gli eccessi e le opacità della Prima Repubblica, per altri rappresenta un intellettuale capace di reinventarsi oltre gli scandali. Criticato per il legame con Tangentopoli, viene però riconosciuto per il suo contributo al dibattito pubblico post-carriera. Oggi, pur essendo meno presente sui media, Martelli resta un simbolo di un capitolo cruciale della storia italiana, specchio di transizioni politiche, cadute e trasformazioni culturali.

LEGGI TUTTE LE NOTIZIE DI POLITICA

Tags: