Almasri, la terza versione diversa e le presunte "incongruenze" mai comunicate da Nordio ai giudici

Il procuratore Lo Voi tira dritto: "Sicuro di aver agito con correttezza"

di redazione politica
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Almasri, tutto quello che non torna dopo la terza versione diversa fornita dal governo

I ministri Nordio e Piantedosi, indagati insieme alla premier Meloni e al sottosegretario Mantovano per la vicenda Almasri, ieri hanno dato la loro versione dei fatti riferendo davanti al Parlamento sul caso del generale libico accusato di crimini contro l'umanità riportato a Tripoli con un volo di Stato. Si tratta della terza versione diversa fornita dal governo, ma non solo, sono emerse anche contraddizioni tra quanto affermato da Piantedosi rispetto alla ricostruzione dei fatti secondo Nordio. "Il ministro non è un passacarte", rivendica il Guardasigilli Carlo Nordio. E spiega che nel suo ruolo di "organo politico" ha il "potere-dovere di interloquire con altri organi dello Stato, laddove se ne presenti la necessità, che in questo caso si presentava eccome".

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Nella terza versione governativa sulla liberazione di Almasri, dopo la mancata interlocuzione preventiva tra Corte penale e ministero, e la responsabilità attribuita ai giudici della Corte d’appello di Roma che proprio quell’assenza di interlocuzione avevano rilevato, l’addebito ricade ora - riporta Il Corriere della Sera - sulla stessa Cpi che avrebbe sbagliato a scrivere la richiesta d’arresto. Ma quando la Procura generale di Roma gli si rivolse sollecitando "le determinazioni in ordine all’attività da porre in essere", cioè il via libera all’arresto che avrebbe sanato i vizi procedurali rilevati dai magistrati, il ministro non ha fatto cenno alle "incongruenze" rilevate ieri. Si limitò a non rispondere.

Intanto il procuratore di Roma Francesco Lo Voi, che ha firmato i provvedimenti di indagine nei confronti di mezzo governo, resta fermo sulla sua posizione. Gli attacchi diretti di Mantovano al Copasir e Nordio in Parlamento lasciano tranquillo - prosegue Il Corriere - il procuratore capo di Roma. Che resta in silenzio, "sicuro di aver agito correttamente e ancor di più di non aver commesso reati", come ripete da giorni, nei due casi politico-giudiziari che lo chiamano in ballo. Non solo quello relativo all'esposto presentato dall'avvocato Li Gotti sulla vicenda Almasri che ha portato all'iscrizione sul registro di mezzo governo, ma anche sulla questione relativa ai voli di Stato Roma-Palermo che avrebbe richiesto e che gli sarebbero stati negati. Il caso è stato reso pubblico con tanto di carte ufficiali mostrate in diretta al Tg1.

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