Cuzzocrea ci spiega cos'è il patriarcato. Dilaga il "cecchettinismo" militante

L'omicidio di Giulia Cecchettin è stato l'atto di una singola persona sconsiderata. Non esiste alcun Patriarcato srl

Di Giuseppe Vatinno
Tags:
annalisa cuzzocreapatriarcato
Annalisa Cuzzocrea
Politica

Annalisa Cuzzocrea ci spiega cosa è il patriarcato

Chi era rimasto al Patriarcato di Costantinopoli rimane perplesso di tutto questo gran parlare che si fa recentemente sul patriarcato. Si tratta in effetti di una parola desueta che ha ritirato fuori Elena Cecchettin nei suoi proclami sul femminismo e contro i maschi tutti. Una parola che ricorda Abramo, Noè, Isacco per intenderci. Vetusti personaggi con la barba e il bastone che non si capisce cosa c’entrino con la nostra società moderna.

Eppure è bastata la comparsa di una ragazza di soli 24 anni, senza alcuna esperienza e con tendenze abbastanza strane, perché tutto il popolo delle femministe -da anni orfane di leader la seguisse come nella favola del Pifferaio magico. Ne abbiamo parlato qui

Ma la Cecchettin è frutto solo del caso e della necessità. Diverso il discorso per le femministe d’antan, di quelle perennemente arrabbiate che giravano negli anni ’70 al grido di “Tremate, tremate le streghe son tornate” e che sabato si sono riviste nella loro versione revisionata e corretta con slogan violenti del tipo “Maschio tossico devi tremare ora son le streghe che ti vogliono BRUCIARE!”.

Femministe arrabbiate con tutto e tutti, che mischiano supporto ad Hamas e lotta contro il Ponte sullo Stretto. Non si tratta certo di gente come Oriana Fallaci ma di emule in cerca di visibilità mediatica e che sanno che possono proliferare solo nella loro “nicchia ecologica” catalizzata dal tragico evento.

Annalisa Cuzzocrea sembra provenire, tramite una apposita macchina del tempo, direttamente dagli anni ’70 dello scorso secolo. È partita da Piazza Navona, dove si facevano i caroselli con le cesoie per tagliare l’attrezzo agli uomini e si è materializzata sabato scorso al Circo Massimo a pochi chilometri di distanza. Invecchiata nel fisico, sfiatata nella voce ma con la stessa rabbia iconoclasta. Da qualche tempo sta a La Stampa nel ruolo di vicedirettore, dopo aver invano sperato di diveltarlo con la fuoriuscita di Massimo Giannini, ma l’editore l’ha lasciata a bocca asciutta nominando al suo posto Andrea Malaguti.

Ebbene la Cuzzocrea, dopo la comparsa sulla scena mediatica della Cecchettin, ha fiutato il vento e si è lanciata in una serie di podcast di stampo veterotestamentario sul “patriarcato”. La Cuzzo campeggia, in posa moraviana con la mano destra sotto il mento. La sezione si chiama “Daytime” e c’è scritto che trattasi di “Podcast original” (e volevamo vedere che erano pure taroccati).

Entrando dentro si è nel tempio magico del “cuzzopensiero” fatto di un mondo immaginario in cui maschi cattivissimi si aggirano per stuprare innocenti fanciulle e patriarchi dal barbone biblico dettano legge a donzelle sottomesse, regolarmente frustate e incatenate. I titoli che guidano gli ultimi post sono sempre quelli del “cecchettinismo eleniano con accostamenti fantasiosi e divagazioni sul tema, come quello di “Patriarcato e populismo” che sembra un trattato di filosofia ed invece è solo un mantra pasticciato e filologicamente povero.

I titoli sono esemplificativi di stupidaggini, queste sì populiste, come “Il governo Meloni vuole più bambini in carcere”, “I bambini sono sacri”, Le bandiere elettorali del sovranismo”, “Meloni contro tutti”. Poi ci sono i titoli più allegri: “Il precipizio”, “Il contagio”, “Curare le ferite”. Ed infine il filone del già citato cecchettinismo: “Senza Giulia”, “Con Elena che lotta per tutte”, e così via.

La Cuzzocrea, come del resto Elena Cecchettin, sta strumentalizzando un efferato omicidio per tirare acqua al mulino del “femminismo tossico” che sabato scorso è tornato a colpire pericolosamente aggredendo la sede dell’associazione “Pro Vita e Famiglia”. L’omicidio di Giulia Cecchettin è stato l’atto di una singola persona sconsiderata che se ne assume lui solo tutte le responsabilità penali e non un “delitto di Stato” compiuto da un fantomatico Patriarcato srl. Con buona pace di tutte le cattive maestre.