Autonomia, FdI: "Dalla Lega polemiche fuori luogo. Non esiste che una regione chiede e subito ottiene"

Autonomia, intervista ad Alberto Balboni, presidente della Commissione Affari costituzionali del Senato. Uno dei padri della legge

Di Alberto Maggi
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Alberto Balboni Giorgia Meloni
Politica

"Il confronto andrà fatto governo-regione e sulle 23 materie in questione le funzioni di cui stiamo parlando sono 800 circa. Bisognerà valutare e capire per ogni materia e per ogni funzione se secondo l'interesse nazionale sia meglio che vengano devolute o no"



"Io sono uno dei padri di questa legge. Nella mia Commissione sono stati approvati 90 emendamenti, alcuni miei e altri della stessa Commissione, per far capire quanto e come sia stata modificata rispetto al testo originale". Alberto Balboni, presidente della Commissione Affari costituzionali del Senato, intervistato da Affaritaliani.it, replica al capogruppo della Lega alla Camera Riccardo Molinari che ieri sull'autonomia regionale differenziata ha affermato che la legge Calderoli c'è e va applicata e soprattutto, rivolgendosi agli alleati di governo, ha detto basta con i veti e i dubbi.

"Le regioni hanno il diritto di chiedere ulteriori materie in base alla legge che abbiamo approvato e che detta in modo chiaro le modalità e le procedure operative per attuare la Costituzione ai sensi dell'articolo 116 comma terzo. Le materie sono nella Carta e non nella legge. Abbiamo stabilito le regole proprio per evitare che ognuno vada per conto suo. Il problema non è la Lega che dice di correre, ma siamo di fronte a una legge approvata dal Parlamento e molto chiara", sottolinea l'esponente di Fratelli d'Italia.

"Se qualsiasi Governatore di qualsiasi partito vuole fare richiesta di ulteriori funzioni per la propria regione può farlo senza né correre né andare piano ma applicando la legge. E' una visione distorta della realtà quella per cui qualcuno vuole accelerare e altri frenare. Sulle materie Lep (livelli essenziali delle prestazioni) bisogna attendere e lo sanno tutti quindi non c'è discussione in merito. Sulle funzioni non Lep, ad esempio la Protezione Civile o i rapporti internazionali, le regioni possono fare già richiesta senza bisogno di fare proclami. Ma il fatto che una regione chieda una materia non vuol dire affatto che venga automaticamente devoluta dallo Stato, non significa in base alla legge che ci sia un'immediata accettazione della richiesta dell'ente regionale".

Balboni spiega: "La legge prevede la richiesta di una o più regioni e l'apertura di una interlocuzione con il governo per arrivare a una intesa. E ciò significa che entrambe le parti devono essere d'accordo, perciò non esiste il principio per cui una regione chiede e automaticamente ottiene. Il confronto andrà fatto governo-regione e sulle 23 materie in questione le funzioni di cui stiamo parlando sono 800 circa. Bisognerà valutare e capire per ogni materia e per ogni funzione se secondo l'interesse nazionale sia meglio che vengano devolute o che restino in capo allo Stato. Ripeto, la legge non prevede che una regione vuole e prende".

"Per ogni materia e funzione si valuterà nell'interlocuzione tra Stato e regione valutando il principio di sussidiarietà, e quindi se sia corretto devolvere quella materia o quella funzione, o se per ragioni economiche e di interesse nazionale sia meglio restino allo Stato. E al termine dell'interlocuzione l'intesa è operativa? No. Andrà in Parlamento che la dovrà discutere in modo approfondito e poi votare con una maggioranza assoluta dei componenti delle due Camere perché l'intesa diventi definitivamente operativa. Queste affermazioni di qualcuno che vuole correre e altri che vorrebbero frenare o porre veti e dubbi sono polemiche fuori luogo. Il punto è fare le cose fatte bene applicando la legge e non ci sono primi e ultimi della classe. Sia chiaro. Questa riforma - conclude Balboni - serve per modernizzare l'Italia e razionalizzare la spesa pubblica, viste le sacche di sprechi ampie che ci sono nelle regioni. Le materie vanno studiate e tutto va valutato con estrema attenzione evitando banalizzazioni". 

 

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