Barbera: "Il premierato è necessario". "Bomba" del presidente della Consulta

"Nessuno può ergersi a esclusivo erede della Carta, così come nessuno può ignorare gli effetti spesso negativi delle riforme tentate a maggioranza"

di redazione politica
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Augusto Barbera 
Politica

Premierato, il presidente della Corte Costituzionale fa un assist a Meloni: "Non solo è legittimo..."

Augusto Barbera, presidente della Corte costituzionale, apre al premierato: "Rivedere la forma di governo non è solo legittimo ma è addirittura necessario. Non solo - ha detto Barbera a Il Sole 24 Ore - può essere messa in discussione, anzi mi sento di dire che deve essere messa in discussione, visto che dalla Costituente uscì un sistema fatto apposta per non permettere ai vincitori delle elezioni di governare. Questo va detto in maniera chiara. Non mi convince questo rifiuto da parte di vari settori dello schieramento politico del tema delle riforme istituzionali, che è aperto dal 1983. Prima con la Commissione Bozzi, poi con la Commissione De Mita-Iotti, poi con la Commissione D’Alema, poi con i “Saggi” di Letta e Napolitano, poi con le stesse riforme Berlusconi-Bossi e Renzi-Boschi, bocciate ai referendum confermativi del 2006 e del 2016". 

L'endorsement alla riforma da parte del presidente della Consulta non è un fatto banale se si pensa al ruolo super partes di chi presiede la Corte, organo di rilievo costituzionale chiamato a pronunciarsi sulla legittimità delle leggi. Si tratta, quindi, di una dichiarazione clamorosa.

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"Da decenni - prosegue Barbera a Il Sole - si sa che ci sono dei limiti della forma di governo che vanno superati. E sono i limiti posti dalla Costituente stessa. Dove, dallo scoppio della guerra fredda nel 1946-47 e dall’estromissione delle sinistre dal governo nel maggio del ’47, prevalse la paura della vittoria dell’altro. La cosiddetta paura del tiranno nasce lì: il possibile tiranno era per i comunisti quello clericale, per i democristiani quello socialcomunista. Da ciò discendono tutte le cose che non funzionano del sistema italiano. "Nessuno può ergersi a esclusivo erede della Carta, così come nessuno può ignorare gli effetti spesso negativi delle riforme tentate a maggioranza".