Palumbo: “Riformare legge elettorale. Referendum per cambiare il Rosatellum"

L'ex senatore del Partito liberale italiano: "A questa riforma sta invece lavorando il Comitato Referendario per la Rappresentanza"

di Redazione
Enzo Palumbo
Politica

"Giustizia ok, Autonomia no, inaccettabile ignorare la legge elettorale"

“Giorgia Meloni ha diffuso un video in cui enumera le riforme già fatte e quelle avviate dal suo Governo - fisco, giustizia, appalti, premierato elettivo - pensando così di suscitare consenso, mentre prudentemente non cita quella sull’autonomia differenziata, sulla quale c’è una forte contrarietà nell’opinione pubblica, e non solo nelle regioni del centro-sud che ne sarebbero fortemente penalizzate", sottolinea Enzo Palumbo, vicepresidente del Comitato Referendario per la Rappresentanza, rispondendo al video messaggio diffuso sui social oggi dalla premier Meloni sul tema riforme.  "Al netto di quella della Giustizia, sulla quale da impenitente liberale non ho nulla da eccepire, Meloni esalta in particolare quella sul premierato –  che dovrebbe consentire ai cittadini di eleggere il premier e quindi anche il suo potenziale governo di domani, e tuttavia destinando il Parlamento a un ruolo ancillare rispetto al premier –  mentre non spende una sola parola su quella che dovrebbe essere la madre di tutte le riforme, quella di una nuova legge elettorale che restituisca ai cittadini il diritto di scegliere i propri rappresentanti in Parlamento", aggiunge Palumbo. 

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"A questa riforma sta invece lavorando, nel silenzio della politica- spiega Palumbo- il Comitato Referendario per la Rappresentanza, che ha depositato in Cassazione quattro quesiti sui quali è in corso la raccolta delle 500.000 firme necessarie per chiedere ai cittadini l’abrogazione delle parti peggiori del rosatellum: 1) voto obbligatoriamente congiunto tra candidato uninominale e liste proporzionali,  2) soglie di sbarramento che hanno sin qui vanificato milioni di voti, 3) esenzione dei partiti dall’obbligo di raccoglie le firme per le liste, 4) cinque pluricandidature che garantiscono l’elezione dei vertici dei partiti ma sottraggono ai territori i loro naturali rappresentanti”.

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