Boldrini difende Lady Soumahoro e scivola sulle borse Vuitton false

La Boldrini "cade" sempre nell’atavico istinto di difesa del migrante, anche se impaccato di soldi

Di Giuseppe Vatinno
Laura Boldrini
Politica

Caso Lady Soumahoro,  il tutto per non ammettere che dietro questo mondo che la Boldrini ha frequentato e frequenta c’è del marcio, Bruxelles docet

Intervista di qualche giorno fa a Laura Boldrini mandata in onda a Non è l’arena di Massimo Giletti, in onda su La 7. L’intervistatrice ha abbordato l’ex Presidente della Camera per strada e l’ha sottoposta ad alcune domande precise che hanno messo in difficoltà la politica. Evidente che questo avviene sempre più spesso dato l’esponenziale moltiplicarsi di casi in cui sono coinvolti politici e personaggi legati al mondo dell’on. Boldrini.

La Boldrini questa volta è stata sul cauto moderato perché deve aver fiutato che non è un buon momento per lanciarsi in sperticati lodi a migranti, Ong, cooperative e chi più ne ha ne metta. Infatti, oltre al caso Soumahoro in Italia, è scoppiato il caso internazionale del Qatar a Bruxelles ed anche lì ci sono di mezzo cooperative che si battono per “i diritti umani” i cui dirigenti vengono trovati poi con valigiate, e non è una immagine retorica, di euro in contanti.

Dunque dicevamo che la Boldrini non ha potuto non mostrare un po’ di imbarazzo quando la giornalista le ha chiesto lumi sul fatto che lei qualche anno fa avesse premiato come imprenditrice dell’anno lady Soumahoro, al secolo Liliane Murekatete. A novembre, quando era risultata vincitrice di un Tapiro d’oro per Striscia la Notizia, aveva dichiarato a tal proposito: "Io mi sono limitata a consegnare un premio che era stato deciso da una giuria d’onore di cui io non facevo parte. La giuria era composta dai rappresentanti di MoneyGram, delle associazioni degli artigiani, di Confindustria e delle piccole e medie imprese. Il Tapiro d’oro consegnatelo anche alla giuria del premio". «Quindi lei non aveva verificato?», chiede l’inviato. «Con una giuria di questo tipo chi non si fida? – risponde la deputata del PD – Penso che avrebbero dovuto fare loro questo lavoro".

Ma questo non basta. Quando si o si è stati Presidente della Camera bisogna fare molta attenzione a chi si frequenta e ai premi che vengono consegnati.E questo Laura Boldrini non l’ha fatto perché “si è fidata”. Clamoroso poi l’ingeneroso scaricabarile verso la giuria che invece aveva riversato la sua fiducia su di lei. Il resto dell’intervista è improntato a una cauta difesa, a richiami all’inopportunità del “diritto all’eleganza” che ormai è diventato uno dei memi storici dell’infosfera nazionale.

Ma dove la Boldrini cade è nell’atavico istinto di difesa del migrante, anche se impaccato di soldi. Infatti alla domanda specifica sulla questione dei diritti, non quelli basilari, ma quello all’ “eleganza” la deputata Pd scivola sulla banana e dice che magari le borse di Louis Vuitton sono false e cioè delle volgari imitazioni o più propriamente “patacche”. Forse la Boldrini sa cose che i giornalisti non sanno data la stretta frequentazione con il dorato mondo delle cooperative e Ong, ma trincerarsi dietro questo tipo di linea di difesa fa veramente sorridere. Le borse potrebbero essere false ma anche se fosse vero –e siamo certi che non sia così altrimenti la Soumahoro avrebbe smentito- è un reato, quantomeno come incauto acquisto. Si tratta veramente di voler difendere l’indifendibile a tutti i costi e di arrampicarsi su ispidi vetri saponati da cui poi si può precipitare.

Il tutto per non ammettere che dietro questo mondo che la Boldrini ha frequentato e frequenta c’è del marcio, Bruxelles docet, e non è che il colore della pelle possa diventare automaticamente un salvacondotto per qualsiasi comportamento che invece verrebbe stigmatizzato per chi la pelle di colore diverso. Si tratta ormai del ben noto “razzismo alla rovescia” che da decenni imperversa negli Usa ed ora è arrivato anche in Europa e specificatamente in Italia.

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