Bologna, a Lepore le primarie Pd. Quando disse: Covid? "Fenomeno mediatico"
GUARDA IL VIDEO. Chi è, chi non è, chi si crede di essere Matteo Lepore. Sciocchezze e segreti del probabile futuro sindaco di Bologna. Perché Unipol governa...
“Fedeli alla linea, anche quando non c'è”, urlava il cantante punk Giovanni Lindo Ferretti.
La linea è stata da tempo sostituita con un buco. E per riempire un buco col nulla ci vuole dell’arte o della fede.
Come dimostrano le primarie di Bologna, di fedele è rimasto qualcuno, 26.000 votanti. Per fortuna le ha vinte Lepore, un buon pastore che ci garantisce il buonumore e tante risate in periodo di Covid.
Il 25 febbraio del 2020, a inizio pandemia, Lepore esordì dicendo (GUARDA IL VIDEO sotto): “Come abbiamo visto il Coronavirus è un fenomeno mediatico più che reale. L’influenza di questo inverno è molto più invasiva di questo virus che in questo momento sta creando molti problemi, molte preoccupazioni ma è più una questione di percezione”. Non è forse da Oscar, uno così? E noi lo candidiamo a fare solo il sindaco di Bologna?
Nel 2011, quando la giunta e il sindaco di Bologna misero il compagno ottico Marco Lombardelli, con la terza media, a fare il Capo di Gabinetto, Lepore non ci trovò niente di strano. Anzi ribatté che addirittura aveva un diploma da ottico. Peccato che per fare il capo di Gabinetto forse ci vuole qualche altra competenza. E si era dimenticato un dettaglio: non era un vero diploma di scuola superiore ma come fare un corso da barman o da parrucchiera. Perché allora non far fare il capo di Gabinetto a un pizzaiolo?
Lepore fu così efficace che solo due ore dopo aver parlato Lombardelli si dimise. Pochi anni dopo la Corte dei conti ha condannato in via definitiva Lepore, il sindaco Virginio Merola e tutta la giunta a 30.000 euro di danni erariali. Le premesse sono ottime e se farà il sindaco, mi raccomando, compagni uniti davanti a Palazzo d’Accursio a reclamare un bel posto, anche se non ci capite niente o non avete i requisiti.
Nel 2018 un'altra perla. I componenti della scuola sociologica di Francoforte hanno sradicato le tombe, tornando in vita per dargli una cattedra ad honorem. Lepore: "Quando vediamo molte scritte sui muri della città, questo lo dicono tutti quelli che studiano questo fenomeno, significa che c'è molta eroina. Perché spesso le scritte sui muri, soprattutto quelle incomprensibili sono dei messaggi in codice per gli spacciatori".
Corre l’obbligo di far sapere al possibile futuro sindaco che gli spacciatori usano altri sistemi.
Ma Lepore viene scelto dal partito e chi ha fede lo vota. Prima di fare, per 10 anni, l’assessore al Comune di Bologna è stato dal 2004 vicepresidente del quartiere Savena in quota Ds-Pd e nel 2009 dirigente di Legacoop, responsabile del territorio. Da sempre vicino alle Coop è l’uomo del presidente di Unipol (la holding delle Coop), Pierluigi Stefanini. Tutti pensano che Stefanini abbia la terza media ma per il libro Coop Connection mi disse: ‘...di aver “preso per diletto un diploma da ragioniere. Nessuno lo sa, però”’.
Poi aggiunse: “Preferirei che il mio curriculum iniziasse dal 1990”. Stefanini dal 1978 al 1990 è stato un dirigente di punta del Pci di Bologna, segretario nel 1985. Poi va a Unipol come lunga mano del partito. È un uomo riservato e silenzioso che non si vede mai in tv. “Ci sono persone ben più importanti di me”, confidò. Per essere uno che non conta è quello da cui i candidati sindaci di Bologna passano col cappello in mano.
Bologna è sempre stato un sistema chiuso.
Leggendo la retorica delle primarie di Matteo Lepore non è difficile capire che anche lui passerà come sono passati gli altri e che quello che rimane è il sistema. Chi cambia oggi le cose non sono più i grandi politici della tradizione del PCI che avevano in mano la cassa.
L’idea di una società più giusta, che si è sentita anche in queste primarie bolognesi, è un esercizio retorico a cui non crede più nessuno. La gente comune sa, come ricorda un bel film di qualche anno fa, “Le idi di marzo” di George Cloney, che la propria vita non cambierà in niente, chiunque vinca in politica, a meno che... tu non faccia politica o viva delle briciole di quel mondo.
La retorica delle primarie ricorda ai bolognesi, come altrove, che di politica non c’è ne è più ma c’è rimasto un paradigma economico a dettare il futuro. Lepore non è il nuovo o il giovane che si è fatto da solo ma il vecchio che ritorna a garantire la continuità di quel sistema. I bolognesi continueranno ad alzarsi all’alba ogni mattina per cercare di portare la pagnotta a casa e sanno che questi riti si fanno esclusivamente per denaro, potere, mantenimento degli assetti esistenti e notorietà individuale.