Pd, Bonaccini già bruciato: per il dopo Schlein ci sono Gentiloni e... Conte

Prodi consiglia a Bonaccini di essere più "cattivo" in UE. Ma la minoranza Pd lo ha già scaricato. E mentre spera in Gentiloni, guarda anche a... Conte. Rumors

di Diego Canzimidoso
Stefano Bonaccini
Politica

Bonaccini è già bruciato, per il dopo Schlein la minoranza dem guarda a… Conte

Stefano Bonaccini? “Forse come anti-Schlein è meglio Conte”. Si tratta di una battuta, che circola insistentemente tra i vari esponenti della minoranza del Pd, che però rivela lo stato delle cose all’interno del vasto fronte che si oppone alla segretaria dem Elly Schlein. Bonaccini il “leninista” che, per disciplina di partito, si accorda con la leader del momento pur di non portare scompiglio nella “ditta” ormai è sempre meno amato nel Partito Democratico.

Bonaccini e l'accordo con Schlein alle europee

Insomma, il governatore dell’Emilia Romagna non ha voluto ritagliarsi il ruolo di oppositore di Schlein. Anzi, prima ha accettato la poltrona di presidente del Pd, come segno di pacificazione dopo l’ultimo congresso. E ancora: Bonaccini ha raggiunto un accordo con Schlein per candidarsi alle europee. È capolista nella circoscrizione del Nord Est. Un posto blindato. Prezioso, anche perché il governatore uscente non potrà ricandidarsi l’anno prossimo alla guida dell’Emilia Romagna per via dello stop al terzo mandato.

La minoranza Pd delusa da Bonaccini

Chi l’ha sostenuto al congresso è deluso. Le varie correnti della minoranza dem imputano a Bonaccini scarsa incisività politica, se non consociativismo nella gestione del partito con Schlein. Perplessità sintetizzate ieri da Romano Prodi. Secondo il Professore, Bonaccini deve essere più “cattivo”, una volta eletto in Europa. Un modo per accusarlo di avere poco carisma politico. Infatti per i riformisti e per i tanti che lo volevano come segretario, il presidente emiliano-romagnolo si è rivelato niente di più che un abbaglio politico. “La verità è che la minoranza del Pd non ha un leader e all’orizzonte non si vede nessuno. Ci sarebbe Guerini, ma ha un’impronta più istituzionale, sicuramente non può essere un capo partito”, dice ad Affaritaliani.it un deputato del Pd che ha sostenuto Bonaccini alle primarie.

I moderati dialogano con Conte

Sullo sfondo, però, ci sono alcuni movimenti. Che potrebbero concretizzarsi dopo le elezioni europee. La prima variabile sarà il risultato del Pd di Schlein. Sotto al 20% o con un consenso pari al 20% cominceranno le manovre. La minoranza spera in Paolo Gentiloni e guarda a Conte. Al netto delle battute nei capannelli del Transatlantico di Montecitorio. Perciò l’affondo di Gentiloni sul Pnrr ottenuto grazie a “un algoritmo” viene visto più come un messaggio interno rivolto a Schlein che come un’archiviazione del campo largo con Conte, l’ex premier che rivendica l’ottenimento delle risorse del Piano europeo. Anzi. Sottotraccia è partito un dialogo tra alcuni settori moderati del Pd e il M5s. Il tutto in preparazione al dopo-Schlein. L’ex ministro Dario Franceschini è il protagonista anche di questa nuova fase dei dem. Franceschini coltiva ancora un buon rapporto con Conte e c’è il Richelieu Goffredo Bettini a fare da collante tra le varie anime. Gentiloni osserva, sapendo che è improponibile troncare il dialogo con i Cinque Stelle. Tra i pontieri ci sarebbe perfino l’ex sindaco di Roma Francesco Rutelli. E dunque, “meglio Conte rispetto a Schlein e Bonaccini”.

Conte alla guida del campo largo?

L’ipotesi è affidare a Conte la guida del campo largo, soprattutto perché con il premierato ci sarà la necessità di indicare un candidato presidente del Consiglio. Il tutto dopo Schlein.

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