Bonaccini, Veltroni, Nutella, Happy Days. Il comunista emiliano si contraddice
Bonaccini parte con la narrazione da oratorio di Peppone e don Camillo
Quella di Veltroni – Moretti è una sinistra che non fu reale e non esistette mai veramente
In una recente intervista, il governatore dell’Emilia – Romagna e candidato a segretario del Pd Stefano Bonaccini, ha indugiato, tra le altre cose, in aspetti personali che tanto piacciono ai lettori.
E così ha dichiarato di essere stato un vecchio comunista emiliano, di avere gli occhiali a goccia perché consigliato dalla moglie ma soprattutto di essere un grandissimo fan delle figurine dei calciatori Panini.
Così Bonaccini parte con la narrazione da oratorio di Peppone e don Camillo, film che si svolgono nel comune di Brescello, nella bassa reggiana di Giovannino Guareschi, tutta nebbia e produttività. Lui è di Campogalliano, nel modenese, ma la distanza è poca e la topologia del sentimento fa miracoli, annulla le distanze.
Dunque Bonaccini ci racconta della sua inevitabile passione per il calcio e della voglia di giocare in serie A ma invece della Juventus si dovette accontentare del Ganaceto, capita a chi ha ambizioni troppo elevate.
Ma lui – ci fa sapere - la passione per le figurine Panini non l’ha mai lasciata e racconta a Il Corriere della Sera:
«Ho duecento album completi. Ogni primo gennaio, che è il mio compleanno, gli amici mi regalano un album nuovo. Alla presentazione del libro di Luigi Garlando sulle figurine Panini mi hanno fatto un test: dovevo riconoscere i calciatori, con il nome coperto. Tutti, dal 1970 in avanti. Non ne ho sbagliato uno».
Il cronista l’avverte che “lo prenderanno per matto” ma lui non se ne cura perché pensa che le Panini sono un archetipo irrinunciabile dei mitici anni ’60 e spera di acchiappare un po’ di voti in quella fascia di età che poi è anche la sua.
Premesso che non c’è nulla di male a collezionare le figurine dei calciatori tuttavia questo sembra un riferimento neppure tanto velato a Walter Veltroni e alla sua “sinistra alla Happy Days”.
Non possiamo sapere quanto ci fosse di vero e sentito e quanto di strumentale della strategia comunicativa dell’allora direttore de l’Unità ma Veltroni ci costruì sopra “un’idea della sinistra” che da qualche parte dell’inconscio collettivo junghiano dei progressisti c’è ancora e il mago Bonaccini è riuscito a rievocarla. L’ ’ex leader comunista propose la ristampa degli album Panini e li diede in omaggio col giornale. Racconta lo stesso Veltroni che «Raggiungemmo il record di 300mila copie e alle 8 del mattino eravamo già esauriti e Gramsci, attento alla cultura popolare, sarebbe stato felice».
Probabilmente Bonaccini deve aver letto queste dichiarazioni su Gramsci e si deve essere ringalluzzito alquanto, diciamo pure – se la moglie ci permette - eccitato, e quindi ha voluto fare sapere che le figurine Panini dei calciatori lui non le ha ristampate ma che però gli piacciono tanto.
In realtà Gramsci parlava di cultura nazionalpopolare intesa nella dimensione della sua epoca che lo vide prigioniero nelle carceri fasciste, ma il duo Veltroni – Bonaccini non è andato poi troppo per il sottile. Ed infatti cosa c’è più nazional popolare de il calcio?
In verità Veltroni propagò con l’Unità anche una serie di cassette VHS, però questa volta a pagamento. Si trattava di film cult per la sinistra di allora, roba da far andare il sollucchero Nanni Moretti e tutte le statue di fauni che il regista romano ancora frequenta a Villa Sciarra nelle cui vicinanze risiede in un gustoso villino liberty, tutto lucette gialle, giardinetti, umidità e tanta nostalgia.
Ma quella di Veltroni – Moretti è una sinistra che non fu reale e non esistette mai veramente. Una sinistra di Happy Days, di Nutella, di passeggiate radical – chic a Monteverde Vecchio con professoresse di latino e greco in pensione, di thè con pasticcini, di ricordi di amori trascorsi e di angosce metafisiche vissute nei tramonti monteverdini magistralmente descritti ne Le ceneri di Gramsci da Pierpaolo Pasolini.
Era una sinistra creata in laboratorio, una realtà virtuale distante anni luce dai Gulag di Stalin e dal fallimento rovinoso del socialismo reale (e anche Pasolini lo sapeva bene).
Ora Bonaccini la ripropone, ma con una contraddizione evidente: il suo essere orgoglioso di essere stato un “comunista emiliano”. Veltroni invece, più coerentemente, disse di non essere mai stato comunista. A Stalin, però, le figurine Panini non sarebbero certamente piaciute e avrebbe cercato di stracciarle come prodotto del “capitalismo decadente”. Quando si dice i tradimenti della Storia…