Bruno Tabacci, il “dio degli inciuci” già tradito da Giggino Di Maio

Giggino ‘a cartelletta non aveva fatto i conti con quei vecchi volponi ex comunisti che lo hanno buttato fuori dai collegi uninominali

Di Giuseppe Vatinno
Politica
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Bruno Tabacci e il Centro democratico: una istituzione benefica

Questa volta pare proprio che il “dio degli inciuci” si sia presa la sua bella vendetta contro i politicanti che ammorbano l’umanità da millenni. Bruno Tabacci una decina di anni fa si era fatto una pensata. Partendo da Alleanza per l’Italia soffiò il partito a Francesco Rutelli che lo aveva creato pensando di farne una nuova Margherita e fondò Centro democratico che da allora è diventato una istituzione salvifica per chi non vuole o non può cercare le firme per presentarsi al voto oppure vuole costituire qualche gruppo parlamentare.

Insomma, Centro democratico è una istituzione benefica, un po’ come quelle signorine che agli inizi del XX secolo svezzavano i figli della borghesia. E dietro a questo meccanismo c’è sempre lui, Bruno Tabacci, quello che non si accorse che la compagna doveva milioni di euro di tasse non pagate sugli immobili oppure che non si accorse che il lavoro in Leonardo di suo figlio non era compatibile con la delega da sottosegretario di Stato all’aerospazio.

Ma l’età avanza e la memoria dell’immarcescibile perde umanamente colpi. Ma torniamo alla gustosa vicenda estiva. Giggino o’ traditore – come in un romanzo di Dumas - si era fatto prima il suo movimentino di sessanta scissionisti dai Cinque Stelle e poi lo aveva fatto confluire in Impegno civico, nato dall’ibridazione con il solito Centro democratico. L’idea era, dopo la caduta del governo Draghi, di piazzarlo col Pd in un’ottica di una alleanza programmatica.

Però Giggino ‘a cartelletta non aveva fatto i conti con quei vecchi volponi ex comunisti che appena Calenda ha puntato i piedi lo hanno buttato fuori dai collegi uninominali blindati. Ed ora Di Maio è costretto a fare il “madonno pellegrino” con il cappello in mano nell’odiato “partito di Bibbiano” e “Pdl - l” per raccattare qualche posto per sé e qualche caro (Spadafora e Castelli).

Quindi i “gonzi scissionisti” - come ormai tutti li chiamano - vogliono fare le terga a Giggino, ma c’è un dramma nel dramma. Questa volta le terga le rischia pure Bruno o’ furbacchione e cioè Tabacci, che in tutto questo marasma ha alzato il cisposo e folto sopracciglio ed ha detto che occorre unità nel centro – sinistra per fermare le destre anti – atlantiche.

Tradotto dal politichese: “Non ci provate. Le mie datate natiche sono sacre”. Ma fonti ben informate ci dicono che Di Maio non ne voglia più sapere dell’ex sposo perché proprio non gli serve più ormai che tutto è andato a meretrici o, più nordicamente, in vacca. E quindi chi rischia di rimanere impadulato questa volta è proprio lui che si era costruito il solito giochetto per garantirsi a quasi 80 anni un altro scranno.