Canfora ha insultato Giorgia Meloni. Ma non vuole andare a processo. Il caso
Il supporto dei radical – chic di Libération al filologo
Appello di “dotti, medici e sapienti” per salvarlo
Non sapevamo che la legge non fosse uguale per tutti e che ci fosse qualcuno che si sente superiore ad essa.
Si avvicina la data del 16 aprile 2024 quando Luciano Canfora, filologo e storico, professore emerito dell’Università di Bari, andrà a processo per citazione diretta perché nell’aprile 2022, quindi due anni fa, aveva definito “neonazista nell’animo” Giorgia Meloni.
Da quando l’ha saputo l’anziano ex docente si è invispito non poco e ha cominciato a smuovere l’universo mondo, meglio noto agli addetti ai lavori come “soccorso rosso”.
Il prof però ha preso il processo come un fatto personale.
Il filologo ha schierato ben trenta associazioni e gruppi e ha raccolta 250 firme di cittadini a suo sostegno perché considera il processo a suo carico una sorta di atto di lesa maestà.
Ma il vero colpaccio il filologo lo mette a segno quando schiera la portaerei Libération, che trasporta a bordo ben 110 “”.storici, filologi, filosofi, editori, giornalisti
I “dotti, medici e sapienti” –come direbbe Edoardo Bennato- sono costernati, arrabbiati, indignati e gridano “Meloni illiberale, noi con Canfora”.
Nell’ ” appellone” firmato dai suddetti si legge:
“Molto lontana dall’immagine moderata che proietta sulla scena internazionale, Meloni non nasconde la sua intenzione di portare l’Italia verso il modello illiberale di Polonia e Ungheria”, mettendo nel mirino “media pubblici, istituzioni culturali, presentatori famosi, giornalisti investigativi e, naturalmente, intellettuali. (…) Canfora è quindi il prossimo obiettivo. Per questi motivi tutti noi il 16 aprile, saremo presenti spiritualmente in tribunale accanto al professor Canfora”.
Che bello!
Sembra di essere tornati indietro ai mitici anni ’60, quando comparivano nelle università perennemente occupate da fancazzisti della più bell’acqua tazebao rivoluzionari che incitavano alla rivolta perenne e continuata contro le “odiate istituzioni borghesi”.
La Meloni cospira e s’ispira, scusate la voluta allitterazione, che m’impreziosisce la vulgata, nientepopodimeno che all’odiatissimo Orban, anzi Orbán che mi fa il paio con l’accentazione di un certo quotidiano franzoso.
E il documento non poteva non provenire da Libération, il giornale francese fondato da Jean-Paul Sartre, il simbolo della sinistra francese, gauche caviar.
Nella migliore tradizione radical – chic Libération è stato finanziato da un banchiere della schiatta ebrea del ramo francese dei Rothschild e come prima cosa il nuovo capo Édouard Étienne Alphonse de Rothschild licenziò in tronco 76 dipendenti su un totale di 276.
Che vuoi fare? Un danno collaterale per salvare il giornale e magari farci su pure qualche soldo. L’imprenditore di riferimento restò il ricco Carlo Caracciolo, X principe di Castagneto, IV duca di Melito, anche se il capo era ancora Rothschild che poi se ne andò nel 2014. Insomma siamo ancora in piena zona ztl, per intenderci o “effetto Feltrinelli”, per capirci ancora meglio. Si tratta di ricconi annoiati che finanziano giornali che combatterebbero per i poveri, i diseredati, gli ultimi del mondo.
Naturalmente la lotta viene condotta dagli attici dei centri storici e se le mani sono sporche di tartine al salmone spruzzate di palline di caviale poco importa.
Ma torniamo al professor Canfora, la cui ultima apparizione pubblica data l’improvvida manifestazione di Emiliano – Decaro che “infiniti lutti addusse ai pieddini”, per restare nell’epica narratoria.
Sembrerebbe quasi che il vetusto prof non accetti le regole comuni perché si sente in qualche modo superiore alle leggi e questo sarebbe grave per uno che si professa legalitario. Ma siamo certi che si tratti solo di una impressione e che tutta la baraonda e il polverone che si sta sollevando sia frutto dell’imperizia degli amici francesi che a volte per aiutare un amico finiscono col danneggiarlo.