Capogruppo Pd in Ue: la spunta Zingaretti, ma Schlein aveva altre preferenze

La segretaria del Partito democratico spingeva per Stefano Bonaccini, ma i big della delegazione europea si sono schierati a favore dell'ex presidente della Regione Lazio

di Redazione
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Brando Benifei e Nicola Zingaretti -

Politica

Capogruppo Pd in Europa: la spunta Zingaretti

Nicola Zingaretti è il nuovo capo delegazione del Partito democratico al Parlamento europeo. Prende il posto di Brando Benifei. L’ex presidente della Regione Lazio ha vinto la competizione interna contro l’ex governatore della Regione Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, il quale, secondo quanto risulta ad affaritaliani.it, godeva del sostegno della segretaria del Partito democratico, Elly Schlein.

La designazione del capo-delegazione arriva dopo la partita degli incarichi per le commissioni europarlamentari. Per il Pd molte vicepresidenze nonostante la delegazione italiana sia quella più numerosa tra la famiglia dei socialisti europei. Un investimento per il futuro: ovvero un ticket che i parlamentari europei del Pd staccheranno nella seconda parte della legislatura, quando verranno rimesse a disposizione le posizioni di presidente di commissione dai colleghi tedeschi e spagnoli.

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I dem in Europa possono contare su un gruppo nutrito di big del partito, composto da amministratori parcheggiati in Europa al termine dei due mandati svolti in Italia. Quel vincolo scattato come una tagliola per molti di loro e che sta stretto al governatore della Campania, Vincenzo De Luca. Tra gli eletti in Europa nomi altisonanti: Stefano Bonaccini (presidente del partito), Nicola Zingaretti (ex segretario), Giorgio Gori (ex sindaco di Bergamo), Dario Nardella (ex sindaco di Firenze), Antonio De Caro (ex sindaco di Bari), solo per citarne alcuni.

Tutti recordman di preferenze che hanno contribuito a quel 24% di consensi ottenuto nelle elezioni europee di giugno. Parliamo del risultato migliore del Pd degli ultimi 10 anni. E tutto questo ha un peso, non solo nella determinazione delle politiche europee, ma anche e soprattutto nella scelta del capo delegazione in Europa, un ruolo non da poco, vista l’importanza strategica di chi svolge la funzione di capogruppo nell’Europarlamento.

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La scelta su Zingaretti è arrivata dopo giorni di dibattiti e trattative tra la segretaria e i pesi massimi del partito in Europa. L’ex presidente della Regione Lazio ha incassato l’unanimità del gruppo in Europa, ma non c’era una unione di intenti con via del Nazareno, sede dei dem a Roma.

Zingaretti è stato tra quelli che ha sostenuto la campagna di Elly Schlein al tempo delle primarie che poi hanno l’hanno incoronata segretaria, insieme ai vari Dario Franceschini e Andrea Orlando, in contrapposizione proprio a Stefano Bonaccini, allora presidente di Regione in carica e profilo che rassicurava i riformisti del Pd.

E allora perché questa “mancata riconoscenza” verso Zingaretti da parte di Schlein? Qualche malizioso sussurra che la segretaria non abbia dimenticato quella famosa esternazione fatta dal fratello del commissario più famoso d’Italia scendendo dal palco di una festa del Pd a Ravenna, qualche tempo fa: “Con questa non arriviamo nemmeno al 17%”. Ma Schlein alla fine quel dato lo ha ampiamente superato, vincendo anche tante città alle elezioni comunali che si sono svolte in primavera.

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