Incrinato il rapporto Conte-Casalino. Per Rocco è "indeciso, titubante e..."

I tormenti del Movimento 5 Stelle

Politica
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Nemmeno il Senato avrebbe intenzione di rinnovare il contratto di Casalino


Rocco Casalino ha un sogno: Palazzo Madama. "Sono i senatori quelli che contano - ripete ogni tanto - i loro voti pesano. Io mica voglio essere un peone alla Camera". Montecitorio? Poca roba.

Nel frattempo, però, scrive La Stampa, rischia di finire "espulso" dal Movimento 5 Stelle. Vittima dello scontro sempre più aspro tra governisti e contiani. Dopo l'esperienza a Palazzo Chigi, Casalino è stato assunto un anno fa con un contratto di consulenza per l'attività di comunicazione pagato a metà dai gruppi di Camera e Senato del M5S. "L'abbiamo pagato per non vederlo mai - si lamentano tanti pentastellati- lavora solo per Conte".

Tra questi anche Davide Crippa, il capogruppo. Sempre più in rotta con i duri e puri del Movimento che tifano per affossare il governo Draghi, Crippa nei giorni scorsi ha inviato una mail a Casalino. "Con la presente le comunichiamo che il giorno 15 luglio 2022 il suo contratto scade e non è più richiesta alcuna prestazione da parte sua".

Non solo, emerge che nemmeno il Senato avrebbe intenzione di rinnovare il contratto di Casalino. I condizionali sono d'obbligo, perché la battaglia che si annuncia in Parlamento mercoledì potrebbe ridisegnare, di nuovo, le forze interne al Movimento.

Cosa tifi Casalino non è un mistero. "Questo governo non lo sopporto - dice senza remore a tutti i cronisti che incontra tra i Palazzi della politica - prima finisce e meglio è". Con i suoi fedelissimi, Riccardo Ricciardi e Michele Gubitosa, lavora da giorni allo strappo definitivo.

La colpa più grossa che gli imputano è di aver stilato una lista con i nomi di chi mandare in televisione. Se il tuo nome non c'è, non esisti. Nelle ultime settimane il rapporto tra Casalino e Conte si è un po' logorato. Troppo ondivago l'ex premier. Indeciso, titubante. All'ex portavoce non piacciono quelle che definisce le "montagne russe dei ragionamenti" dell'avvocato del popolo. Lui andrebbe dritto per la strada che porta al voto. Niente fiducia, crisi di governo, addio a Draghi.