Polemiche sulla riforma del Catasto: "Il M5S ormai è un stampella del Pd"
Ad Affari parlano Alvise Maniero (Alt): "Nel M5s addio alla protezione del risparmio degli italiani". E Marco Osnato (FdI): "Castelli contraddetta nei fatti"
Catasto: non solo il centrodestra nei guai, ecco la giravolta del M5s
La riforma del catasto, sulla quale Mario Draghi non ha alcuna intenzione di fare passi indietro o di lato, rischia di lacerare la maggioranza. Sia che venga (come è altamente probabile) e sia che non venga posta la fiducia in Aula sulla legge delega fiscale. Ma attenzione perché se il centrodestra di governo ‘porta la croce’ – per FI e Lega il bivio è di quelli pesanti, dal momento che il no alle tasse sulla casa è tra i principi cardine della coalizione -, non va meglio per il Movimento cinque stelle. Nel caso dei pentastellati, infatti, per dirla con le parole di un ex M5s come il deputato Alvise Maniero, oggi tra le fila di Alternativa, “siamo di fronte a una conversione a U rispetto al programma politico del 2018. Oggi dell’impostazione di allora, basata sulla protezione del risparmio degli italiani e contro l’austerity europea, non c’è più traccia”.
Proprio Maniero, che tra l’altro è il primo firmatario di due emendamenti per stoppare la riforma del catasto, bocciati per un voto in Commissione Finanze, fa le pulci alla linea sposata dal Movimento sulla riforma: “Politicamente posso comprenderli perché non hanno il coraggio di dire agli italiani che saranno aumentate le tasse sulla casa, ma dal punto di vista tecnico la loro tesi, documenti ufficiali alla mano, è ridicola”. Il parlamentare di Alt, infatti, cita le Raccomandazioni della Commissione europea all’Italia del 2019 “in cui è scritto nero su bianco che le basi imponibili come il patrimonio, appunto, e i consumi sono ‘sottoutilizzati’”, ma anche la relazione del Governo alla Commissione Ue “che rassicura sul fatto che questa riforma è coerente con le raccomandazione”: “E evidente, insomma, che si sta creando un meccanismo di rivalutazione degli immobili che ha un’unica finalità e cioè la pressione fiscale. Dopodiché, si può essere o non essere d’accordo, ma negarlo è una contraddizione in termini”.
Catasto, gli applausi M5s in Commissione per il pericolo scampato
Morale della favola? “Quello che abbiamo visto in commissione Finanze è surreale: un M5s a traino del Pd, nonostante, da forza di maggioranza relativa in Parlamento, avrebbe i numeri per pesare. E invece - attacca Maniero - il loro peso è nullo. Non solo, ma quando la settimana scorsa sono stati bocciati i due emendamenti soppressivi dell’articolo 6 sulla riforma del catasto, il nostro e quello del centrodestra, il Movimento è stata l’unica forza politica che ha battuto le mani”.
Catasto, il viceministro Castelli e quelle rassicurazioni smentite dai fatti
Intanto, proprio oggi il viceministro al Mef Laura Castelli dai microfoni di Radio24 difende la linea: “Sul tema del catasto noi l'abbiamo sempre detto: bene raccogliere i dati su ciò che manca ma nessuno vuole aumentare la tassazione sulla casa, sarebbe impensabile e non sarebbe giusto. Questo è il faro che ci ha guidato in questi mesi”. Peccato che agli atti ci sia la sua risposta a un’interrogazione sul tema del deputato di Fratelli d’Italia, Marco Osnato. A settembre scorso, infatti, Castelli assicurava che non ci fosse nessuna riforma in materia all’orizzonte, ma un solo intervento limitato al Sistema integrato del territorio (Sit). Tant’è che oggi proprio Osnato, interpellato da Affaritaliani, ha gioco facile nel dire: “Noi già allora accendemmo un faro sulla questione. La risposta fu ‘menzognera’, diciamo così, rispetto all’articolo 6 della legge delega fiscale. Anche se dalla maggioranza si ostinano a dire che la riforma non sarà usata a fini fiscali, comunque una riclassificazione ci sarà. E non è quello che disse Castelli”.
Ma Osnato va anche oltre e aggiunge: “Ricordiamo che un paio di giorni dopo le rassicurazioni del viceministro, fu Daniele Franco in conferenza stampa ad annunciare la riforma del catasto. Dunque, se Castelli sapeva e l’ha negato è grave. Ma lo è molto di più se non sapeva che il ministro avrebbe detto l’esatto contrario di quello che lei aveva sostenuto”.
La partita vera, comunque, ci sarà in Aula, anche se sul provvedimento grava la spada di Damocle della fiducia. Se così non fosse, Maniero è pronto a ripresentare gli emendamenti incriminati: “Non vedo l’ora di riproporli in Assemblea perché gli italiani possano capire chi sta dalla loro parte e chi invece vota per salvare la faccia a Draghi”. Dal Movimento, che è la sua ex casa, però non si aspetta nulla: “Lo dico con amarezza, ma ormai il M5s ha raggiunto un punto di non ritorno. Voteranno compatti, sulla scia del Pd, autoconvincendosi, come hanno fatto fino a ora, di fare cose giuste. D’altronde, questo provvedimento è la prova che abbiamo un governo a trazione Pd e che i Cinque stelle sono diventati stampella dei dem. Una stampella che, però, si assottiglia e e che non servirà più quando sarà finita la legislatura”.