Centrodestra tra frecciate, impegni e riso proteico. Lega-Fi, il "non detto"

Il dietro le quinte del vertice di governo tra Lega e Forza Italia a Villa Grande

Di Alberto Maggi
Politica
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L'impegno è quello di rivedersi tra quindici giorni (anche se di ufficiale ancora non c'è nulla), probabilmente ancora nella residenza romana di Silvio Berlusconi, Villa Grande. Il day after il vertice di governo del Centrodestra tra Lega e Forza Italia racconta di un clima di grande cordialità e della volontà comune di ricercare i punti di contatto e di nascondere quelli che dividono.

Al tavolo oltre all'ex Cav e al numero uno di via Bellerio Matteo Salvini, si sono seduti i sei ministri, (gli azzurri Renato Brunetta, Mariastella Gelmini e Mara Carfagna, i leghisti Giancarlo Giorgetti, Erika Stefani, Massimo Garavaglia) e i quattro capigruppo, i forzisti Anna Maria Bernini e Paolo Barelli, e Riccardo Molinari e Massimiliano Romeo del Carroccio. A fare gli onori di casa il presidente di Fi accompagnato dalla fidanzata, la deputata Marta Fascina. Presenti pure il coordinatore nazionale del partito Antonio Tajani e la senatrice Licia Ronzulli, responsabile dei rapporti con gli alleati di Fi. Tra gli ospiti anche Gianni Letta, da sempre braccio destro di Berlusconi e suo ambasciatore al Quirinale.

Il senso politico del vertice è stata l'intesa (o meglio lo scambio) maggioritario/Quirinale. Da un lato Berlusconi si è impegnato nuovamente, come aveva già fatto nel vertice di Centrodestra allargato anche a Giorgia Meloni, a non inseguire una riforma proporzionale ma a tenere la barra ferma sul maggioritario. Dall'altro lato, Salvini ha garantito massima unità, anche con FdI, sulla partita dell'elezione del presidente della Repubblica.

Il nome di Berlusconi non è stato fatto ufficialmente, e nemmeno lui si è proposto, ma tra i partecipanti al summit era palpabile la convinzione che l'ex Cav abbia tutta l'intenzione di scendere in campo e che valuti seriamente l'ipotesi di salire al Colle al posto di Sergio Mattarella. Resta aperta anche l'ipotesi B, ovvero quella di Gianni Letta al Quirinale, sicuramente una figura istituzionale e meno divisiva che potrebbe più facilmente catalizzare qualche voto dal Centrosinistra.

Al momento, numeri alla mano, al Centrodestra mancano dal quarto scrutinio 49 voti per eleggere il Capo dello Stato e il lavoro delle prossime settimane di Berlusconi sarà quello di cercare di portare da questa parte i 41 parlamentari di Italia Viva, visto lo storico rapporto con Matteo Renzi fin dai tempi del Patto del Nazareno. Se arrivasse il consenso di Iv, al leader azzurro mancherebbero meno di dieci voti. Un work in progress da sviluppare rigorosamente dietro le quinte.



Ma la riunione a Villa Grande non è stata soltanto cordialità e sorrisi. Seppur a livello di battute, secondo quanto risulta ad Affaritaliani.it, qualche frecciatina degna di nota c'è stata. Due in particolare. La prima da parte di Salvini che nell'elogiare appuntamenti di unità di ieri in un passaggio ha comunque sottolineato come interviste come quella recente del ministro Brunetta, in cui auspicava una maggioranza Ursula dopo le prossime elezioni per continuare con Draghi a Palazzo Chigi, fanno male al Centrodestra e rischiano di rompere il clima di coesione.

Sul fronte opposto, è stata la ministra Carfagna a ricordare come l'atteggiamento, in Aula e non solo, da parte della Lega e in particolare di alcuni esponenti del Carroccio contro il Green Pass obbligatorio sia stato un errore politico, sia per il governo sia per il Centrodestra stesso. Successivamente, sia Tajani sia Salvini e Berlusconi, hanno ricordato a tutti che anche a livello europeo è importante sottolineare i punti di unione senza rimarcare quelli di divisione, come ad esempio sul caso Polonia, cercando di estendere questo concetto anche a Fratelli d'Italia. E' però convinzione di tutti i partecipanti che l'appartenenza delle tre forze di Centrodestra a tre diversi gruppi all'EuroParlamento non faciliti affatto la ricerca di unità. Europa, quindi, come punto debole da tenere particolarmente sotto osservazione.

Infine qualche nota di colore. Il pranzo romano è iniziato con aperitivo analcolico e gnocco fritto, l'antipasto. Doppia opzione per il primo: l’evergreen della cucina romana, la ‘Cacio e pepe’ alternativa al riso konjac, il riso proteico, senza carboidrati, di cui è sponsor Berlusconi, già proposto agli alleati lo scorso 20 ottobre, nella versione allo zafferano. Il secondo è stato rigorosamente di carne: carpaccio e contorno di verdure. Per il dessert stavolta niente pere cotte, ma cheesecake e mousse al cioccolato. Ampia gamma di vini, sia rosso sia bianco, e acqua naturale (frizzante o naturale).

Ai fornelli della ex Villa Zeffirelli la coppia storica di casa Berlusconi, Matilde e Adelmo, mentre ad Arcore sono rimasti Paolo e Davide e lo chef Michele, balzato agli onori della cronaca negli anni passati per il menu tricolore (segue il Milan), curando il regime alimentare dei rossoneri. Appuntamento, salvo sorprese, tra quindici giorni.