Cingolani o Panetta commissari Ue. Meloni costretta a puntare su un tecnico
Esclusa la carta Enrico Letta per il Consiglio europeo. E anche Mario Draghi per la Commissione
Impossibile un commissario politico di Fratelli d'Italia e quindi...
E' caccia al commissario tecnico italiano per il prossimo esecutivo Ue. Giorgia Meloni sa perfettamente che non ci sono spazi per una maggioranza di Centrodestra nel nuovo Parlamento europeo e che ci sarà nuovamente l'alleanza tra Popolari, Socialisti e Democratici, liberali con il probabile allargamento ai Verdi (e quasi certamente, come ha scritto Affaritaliani.it, Meloni tratterà l'astensione con Ursula). D'altronde una fetta importante di Ppe (Popolari) e Renew (Liberali) non vuole assolutamente le destre di Meloni, Salvini e Le Pen. Anche la carta Mario Draghi presidente della Commissione Ue è ormai decaduta visto che Ursula von der Leyen non molla e punta tutto sul bis con il pieno sostegno del Ppe. Ma per avere il bis, come ha spiegato il Dem Brando Benifei ad Affaritaliani.it, deve chiudere a Ecr-FdI (Conservatori europei).
Ogni Paese ha diritto nell'esecutivo a un commissario ma un esponente di Fratelli d'Italia, nonostante il 28,8% conquistato alle urne, verrebbe certamente bocciato dalla maggioranza del Parlamento Ue. Giancarlo Giorgetti è della Lega e Meloni non vuole premiare il terzo partito della coalizione e anche il titolare del Mef non ha alcuna intenzione di traslocare a Bruxelles. Raffaele Fitto, che non ha una storia missina, serve in quel dicastero (gestisce il Pnrr) e comunque come espressione di Fratelli d'Italia rischierebbe seriamente la bocciatura. Non solo, la premier non vuole toccare i ministri per non aprire il delicato dossier di un rimpasto. E quindi la decisione è quella di puntare su un commissario tecnico di area, gradito a Palazzo Chigi, che possa ottenere l'ok dell'assemblea di Strasburgo.
La carta Enrico Letta, che comunque sarebbe stata utilizzata per il Consiglio europeo, viene esclusa categoricamente. L'ex segretario del Pd non avrà mai l'appoggio del governo italiano e il Consiglio Ue andrà a un socialista probabilmente del Nord-Europa o spagnolo. Tornando alla Commissione Ue, i due tecnici sui quali stanno ragionando a Palazzo Chigi Meloni e il suo fedelissimo sottosegretario Gianbattista Fazzolari sono due: Roberto Cingolani, amministratore delegato di Leonardo, e Fabio Panetta, Governatore della Banca d'Italia. Il primo è stato ministro del governo Draghi, e questo piace a Bruxelles, poi - raccontano fonti qualificate - è ben visto lo spostamento da posizioni renziane a meloniane con l'apertura al ritorno al nucleare, molto gradita dalla maggioranza di Centrodestra. Non a caso c'è stata la promozione di Cingolani da parte della presidente del Consiglio ai vertici di Leonardo, una delle principali aziende italiane che opera in tutto il mondo.
Panetta è stata un'altra nomina di Meloni e gode di piena fiducia della premier e, punto fondamentale, è stato componente del board della Banca Centrale Europea e quindi certamente anche lui non avrebbe problemi a ottenere il via libera dell'Europarlamento. Sia Cingolani sia Panetta sono due opzioni tecniche di area, gradite a Fratelli d'Italia (che su questo tema non intende trattare con gli alleati di governo visti i risultati elettorali) che obtorto collo, visti i numeri del Parlamento Ue e la certa riedizione della maggioranza Ursula (molto probabilmente la stessa Ursula) deve rinunciare a un esponente politico e di partito. Il portafoglio che chiederà Meloni sarà certamente economico. Fonti parlano o della delega al Bilancio o di quella alla Concorrenza e al commercio. La prima per il tema dei conti e del Patto, la seconda per difendere il Made in Italy.
In entrambi i casi, si aprirebbe poi una casella da riempire o al vertice dell'ex-Finmeccanica, o a Palazzo Koch. Nel caso Cingolani dovesse essere il nome scelto, al suo posto potrebbe andare Lorenzo Mariani, attuale direttore generale molto gradito alla Lega. Nel caso si propendesse per Panetta, si aprirebbe la corsa alla successione al governatore, con una terna di nomi già pronta: Daniele Franco, Luigi Federico Signorini, Piero Cipollone. Un problema, certo, ma assai più gestibile di un eventuale rimpasto di governo.