Cnel, a Brunetta e colleghi 900mila € l'anno. Il paradosso del "carrozzone inutile"

Per l'ex premier Renzi era da eliminare, ma il governo Meloni ha idee diverse. E nel 2025 gli stipendi aumenteranno ulteriormente

di redazione politica
(Fonte immagine: La Presse) 
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Cnel, tornano gli stipendi d'oro. La deroga alla spending review fa ricco Brunetta

Il Cnel, l'ente che l'ex premier Matteo Renzi definiva un "carrozzone inutile" e che tentò di abolire tramite il referendum costituzionale del 2016, non solo continua a operare ma addirittura adesso tornano pure gli stipendi d'oro per i suoi dirigenti. Sta per essere servita al presidente Renato Brunetta, ai suoi vice e agli oltre 60 consiglieri, - in base a quanto risulta a Il Fatto Quotidiano - la gran torta degli stipendi reintrodotti, dopo dieci anni, in deroga alla spending review. A illuminare la variazione al bilancio 2024 c’è l’agognata voce che serve a destinare il primo milioncino (900 mila euro più accessori) per gli emolumenti destinati ai vertici per quel che resta dell’anno. Ma il bello deve ancora venire: nel 2025 il conto a regime, e non solo per gli stipendi di Brunetta e gli altri dirigenti, sarà di certo ancora più salato.

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Lo spartiacque tra il nulla e il tutto - prosegue Il Fatto - è stato appunto il decreto sul Pnrr convertito in legge ad aprile che ha rispolverato il Cnel dandogli nuovo lustro: via libera all’assunzione di dirigenti, funzionari e assistenti e soprattutto via alla norma che impediva a Brunetta di cumulare la pensione allo stipendio. Con un tratto di penna il governo ha deciso, che dopo averlo fatto per Pietro Ciucci, chiamato ai vertici della società del Ponte sullo Stretto, ben valeva fare un’eccezione alla regola anche per il Cnel di Brunetta. Così l'ex ministro - in base a quanto risulta a Il Fatto - potrà cumulare pensione e stipendio incassando fino a 240 mila euro, tetto massimo previsto per i dirigenti della Pubblica amministrazione. E gli altri? Ai suoi vice e agli altri consiglieri andrà un’indennità pari, rispettivamente, al 20 e a 10% degli emolumenti previsti per il presidente. In totale un bel conto da 1,8 milioni di euro all’anno a partire dal 2025.

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