Commissione Ue: stravince Ursula, vince Giorgia e perde Elly. Commento

Con la nomina a Vicepresidente esecutivo e Commissario europeo alla coesione e alle riforme di Raffaele Fitto, l'Italia torna finalmente ad avere un ruolo di rispetto in Europa

di Daniele Marchetti
Giorgia Meloni e Elly Schlein
Politica

Commissione Ue, Ursula presenta la nuova squadra e Fitto c'è. Commento

Con la nomina a Vicepresidente esecutivo e Commissario europeo alla coesione e alle riforme di Raffaele Fitto, ormai ex Ministro al PNRR del governo Meloni, l’Italia torna a rivestire un ruolo di tutto rispetto nella traballante politica europea fiaccata dalle lancinanti diatribe francesi e dalla conclamata crisi politico-economica di una Germania sempre meno locomotiva del “primo mondo”.

Una nomina fortemente voluta dalla Presidente Ursula von der Leyen contro i veti più o meno energici di Verdi, Liberali e Socialisti europei di cui -ricordiamolo sempre- la delegazione PD rappresenta il gruppo parlamentare più ampio e quindi determinante. Dunque: stravince Ursula, vince Giorgia e perde, inesorabilmente, Elly.

Sì, stravince von der Leyen perché oltre ad imporre Fitto tra i Vicepresidenti esecutivi, riserva ai Popolari europei -il suo partito e la prima forza politica dell’intera Europa- oltre il 50% dei commissari dando vita ad un Esecutivo a trazione moderata ma, soprattutto, ad un governo a «sovranità Ursula».

Ma se Bruxelles ride, stavolta Roma, non può davvero piangere. Con la nomina di Fitto, il Governo guidato da Giorgia Meloni incassa forse il più importate e prestigioso riconoscimento politico internazionale che potesse sperare e che sarà prezioso per poter incidere nelle prossime e molteplici sfide che accompagneranno l’Ursula-bis a partire dalla gestione delle guerre (con il tema decisivo e delicatissimo dell’utilizzo delle armi europee in campo russo).

Meloni dunque vince ma, oltre a non ottenere deleghe di peso come la concorrenza o il PNRR a cui puntava, resta sorvegliata speciale non già e non tanto come premier italiano, bensì -e soprattutto- come leader dei conservatori europei. Lo testimoniano le deleghe affidate a Fitto tra cui spicca, sicuramente, la coesione con l’affermazione dell’europeismo (tema assai indigesto per la destra europea) come banco di prova.

A masticare amaro, rimane invece Elly Schlein che, al di là delle uscite pubbliche, aveva davvero creduto alla possibilità di un veto e quindi di uno stop in extremis a Raffaele Fitto. Stop che avrebbe certificato l’azzoppamento del governo Meloni anche in politica estera e moltiplicato le aspettative di un campo sempre più rarefatto che largo.

Ma c’è di più: Elly oltre a vedere svanire il sogno di un indebolimento del governo, sarà “obbligata” a ratificare con il voto la nomina di un rappresentante di Fratelli d’Italia alla Commissione europea e quindi convivere, in Europa, con la sua acerrima rivale in patria. Un uno-due davvero pesante da incassare.

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