Commissione UE: 3,7 mld ai consulenti in 3 anni. Troppi e poca trasparenza

La Corte dei Conti europea intravede potenziali rischi nel ricorso a consulenti esterni da parte della Commissione. 2.769 i consulenti pagati da Bruxelles

di Antonio Amorosi
Politica
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I 2769 consulenti esterni della UE. Conflitti di interessi e poca trasparenza. Non un encomio per Ursula Von der Leyen

I dipendenti della Commissione Europea sono circa 32.000 eppure “la Commissione Europea fa sempre più ricorso a consulenti esterni per una serie di servizi di consulenza e sostegno”. E’ quanto scrive ieri la Corte dei Conti Europea, l’organismo che verifica i conti di tutte le entrate e le uscite dell'Unione e dei suoi vari organi, al fine di accertarne la sana gestione finanziaria. “I servizi appaltati dalla Commissione tra il 2017 e il 2020 per un valore di circa 3,7 miliardi di euro”, scrive l’ente di controllo, “comprendono attività di consulenza, studi, valutazioni e ricerche”.

Secondo l’esame della Corte, il sistema informativo della Commissione europea non è in grado di fornire un quadro completo delle modalità con le quali si avvale di consulenti esterni. Non un encomio per la presidente Ursula Von der Leyen visto che nella relazione si scrive anche che non vi è un rapporto costi-benefici ottimale né una piena tutela dei propri interessi (della UE).

Nel periodo sottoposto ad audit la Commissione ha stipulato contratti con 2769 consulenti esterni. Ma i i primi 10 consulenti raccolgono il 22% degli importi aggiudicati (circa 600 milioni). Testuale: “Questi primi 10 prestatori hanno rappresentato meno dello 0,4 % del numero totale (2769) dei consulenti esterni con i quali è stato stipulato un contratto nel periodo in esame. Al contempo, gli importi aggiudicati a tali fornitori hanno rappresentato il 22 % degli importi aggiudicati totali nel corso di tale periodo (600,1 milioni di euro)”.

Gli importi maggiori contratti nel 2017-2019 si riferiscono a servizi registrati come "consulenza" (72%). Il dubbio che la manina pesante della politica pesi più dell’utilità della consulenza rasenta la banalità.

La Corte vede poi dei potenziali conflitti di interessi e la riproduzione degli stessi ruoli in sede all’ente. “La Corte ha rilevato che le direzioni generali non hanno individuato né segnalato come critici i rischi di concentrazione, di eccessiva dipendenza, di vantaggio competitivo o di conflitto di interesse”. Il rischio è infatti la concentrazione di soggetti che sono sempre gli stessi.

La Corte mostra nella relazione uno dei tanti esempi: “lo stesso prestatore si è aggiudicato due procedure di appalto consecutive per assistenza tecnica e giuridica”. Che significa? “Che alcuni prestatori avevano fornito una combinazione di servizi di consulenza, attuazione e valutazione per una direzione generale. In tali casi, vi è il rischio che questi prestatori acquisiscano un vantaggio competitivo perché sono coinvolti nella progettazione, nell’attuazione e nella valutazione della stessa politica dell’UE”. Cioè partecipino alla scrittura dei servizi e poi acquisiscano un vantaggio per vincerli e/o gestirli. Questo perché la Commissione non effettua analisi costi-benefici e per valutare i vantaggi dell’affidarsi a fornitori esterni invece che a personale interno prima di avviare un nuovo appalto. Tutto il mondo è paese.

La Corte dei Conti europea è un organo collegiale composto di 27 membri, uno per ogni Stato dell’Unione, i quali sono nominati dal Consiglio, previa consultazione con il Parlamento europeo, per un periodo di 6 anni, rinnovabile. Quindi oltre alle competenze bisogna essere nelle grazie dei politici degli Stati membri. I 27 membri nominati poi eleggono al loro interno un Presidente per un periodo di tre anni, rinnovabile.

“L’esternalizzazione di alcuni compiti può essere utile e talvolta necessaria”, ha dichiarato François-Roger Cazala, il membro della Corte responsabile dell’audit. “Tuttavia la Commissione europea dovrebbe sforzarsi di ottenere il massimo valore possibile dalle somme spese. È necessario migliorare la trasparenza e l’obbligo di rendiconto in relazione ai compiti che possono essere esternalizzati e alla gestione dei rischi di concentrazione dei prestatori, di eccessiva dipendenza e di conflitti di interesse. Mi auguro che la relazione della Corte aiuti l’amministrazione dell’UE a procedere in questa direzione.”