Con la manovra nodi al pettine. Meloni, addio alla coperta di Draghi
Ora tocca a lei Meloni, prenda in pugno il Governo prima che imploda a causa dei tanti grilli parlanti (e ignoranti) che lo circondano
L’insostenibile leggerezza dell’essere Giorgia Meloni
“Bonificheremo il parco dello stupro” ha detto Giorgia Meloni a proposito dei terribili fatti recenti. Queste parole raccontano, ancora una volta, l’insostenibile leggerezza dell’essere Giorgia Meloni. Fino ad ora ha incentrato la sua politica su due livelli: da un lato stare in scia al suo predecessore sui temi che contano (Ita, Tim, deficit, atlantismo, rigore, ecc.), dall’altro ha scelto di lisciare il pelo al ventre molle del suo elettorato. Ha si messo in soffitta il famoso blocco navale (impraticabile), ma poi ha avallato una serie di iniziative e dichiarazioni simboliche, che alternano l’essere inutili e l’essere folli: dal decreto rave alla carne sintetica, dalle pene per gli youtuber istigatori alla maternità surrogata, dal Mes ai balneari ai tassisti.
Con la prossima manovra però i nodi verranno al pettine, le coperta lunga dal suo predecessore verrà a meno e Meloni sarà costretta a uscire allo scoperto perché il congelamento del Patto di Stabilità terminerà, perché i tassi in rialzo (che si spera possano raffreddare l’inflazione) avranno impatti sulla crescita e sugli oneri del nostro debito, perché sui migranti il tempo degli slogan è finito e la sponda del Gruppo di Visegràd non c’è mai stata, perché sul PNRR il tempo è scaduto e serve dare concretezza. Ora tocca a lei Meloni, prenda in pugno il Governo prima che imploda a causa dei tanti grilli parlanti (e ignoranti) che lo circondano.