Il Csx diviso sulla Rai fa tramontare il campo largo. Schlein ci prova, ma non è il "federatore" come Prodi

Gli equilibri di potere nella tv pubblica specchio della politica. Analisi

di Alessandro Amadori, politologo e sondaggista
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Elly Schlein
Politica

La Rai è una sorta di specchio del Paese e soprattutto degli equlibri politici

In queste settimane, turbate da gravi eventi di cronaca sia nazionale che internazionale, una notizia apparentemente minore riguarda la nomina dei consiglieri di amministrazione della Rai. Più precisamente, Camera e Senato hanno finalmente nominato i 4 componenti del consiglio che vengono scelti dal Parlamento, due per ciascuna Camera (altri due sono indicati dal governo e uno dall’assemblea dei dipendenti della Rai).

La Camera ha eletto Federica Frangi e Roberto Natale; il Senato Antonio Marano e Alessandro di Majo (fonte: “Il Post”). Per garantire la pluralità, maggioranza e opposizione designano un consigliere ciascuno. Il Partito Democratico però aveva deciso di non partecipare alla votazione, come Azione e Italia Viva; a differenza di Movimento 5 Stelle (M5S) e Alleanza Verdi Sinistra (AVS). In ogni Camera, quindi, la coalizione di Centrodestra ha espresso un consigliere e l’altro è stato votato da M5S e AVS (fonti: “Affari Italiani” e “Il Post”). 

In pratica, che cos’è successo con l’elezione del consiglio di amministrazione della Rai? E’ successo che il Centrodestra ha votato compatto, mentre il “campo largo” si è spaccato: Pd (Schlein) più Iv (Renzi) più Azione (Calenda), da una parte; M5S (Conte) e AVS (Bonelli e Fratoianni) dall’altra. 

Se, come molti osservatori pensano, in realtà la Rai è una sorta di specchio del Paese e soprattutto degli equlibri politici, quello che è successo per le nomine in Rai potrebbe essere un segnale attendibile del fatto che il “campo largo” non si farà mai? Indubbiamente, la Rai ha una lunga storia che riflette e spesso influenza gli equilibri politici e sociali dell’Italia.

Fondata (nella versione radiofonica) nel 1924 (ossia un secolo fa), la Rai è passata attraverso diverse fasi storiche, dal fascismo alla Repubblica, e ha sempre avuto un ruolo significativo nel panorama culturale, sociale e mediatico italiano. Infatti, la Rai non solo trasmette programmi di intrattenimento, informazione e cultura, ma è anche un importante strumento di servizio pubblico.

Questo significa che i suoi contenuti e le sue dinamiche interne possono spesso rispecchiare effettivamente le tendenze politiche e sociali del Paese. Inoltre, la Rai è spesso al centro di dibattiti politici, con i vari governi che cercano di influenzarne la gestione e i contenuti. Questo rende la Rai un vero e proprio microcosmo delle dinamiche politiche italiane. Da cui la tentazione di generalizzare e concludere che, come si è spaccato per la Rai, il Centrosinistra allargato si spaccherà anche in vista delle elezioni politiche, fra tre anni.

Premesso che l’argomento è complesso, la mia personale opinione è che sia prematuro trarre una conclusione così netta. Tuttavia, il segnale che proviene dalla Rai è chiaro: al momento presente, manca una figura “federativa”, in assenza della quale l’unità del “campo largo” rischia effettivamente di essere un’utopia. L’unità allargata del Centrosinistra fu possibile con Romano Prodi. Oggi nessuno sembra ancora in grado di assumere la funzione del professore bolognese. Ci sta studiando Elly Schlein, ma le vicende sulla Rai ci fanno capire che la strada è ancora lunga, molto lunga. Non impossibile, ma sicuramente impervia.




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