Conte: “La questione morale esiste”. No a candidatura di D’Amato nel Lazio

Insistere con la propria candidatura alla stessa Regione - nonostante il procedimento per danno erariale - è politicamente un suicidio

Di Giuseppe Vatinno
Politica

Giuseppe Conte lo dice apertamente: la questione morale esiste. No alla candidatura di D’Amato (Pd) nel Lazio: ha prodotto un danno erariale proprio alla Regione

Finalmente qualcuno ha detto una cosa che tutti sapevano ma nessuno aveva avuto finora il coraggio di dire e cioè che “il re è nudo”. Giuseppe Conte infatti questo coraggio lo ha avuto ed intervenendo all’Assemblea Regionale del Lazio del Coordinamento 2050 a Spinaceto (Roma) ha dichiarato, riguardo alla candidatura di Alessio D’Amato che: "Berlinguer nel suo famoso intervento sulla questione morale coglieva la degenerazione dei partiti. Ecco perché la nostra proposta non può che essere radicalmente diversa da quelle che saranno offerte ai cittadini di questa Regione". Ha poi continuato: "Non ci giriamo intorno, non posso accettarlo come candidato alla Regione. Su questa cosa non possiamo far finta che non esista, non può essere degradato ad un espediente giuridico perché l'accertamento penale è caduto in prescrizione…".

Ed ancora: “Io non posso accettare che in una lista del Movimento 5 Stelle ci possa essere una persona che deve alla Regione Lazio quasi 300mila euro perché ha creato un danno erariale accertato dallo Stato. Non posso accettarlo come candidato alla Regione, perché non posso candidare una persona che deve alla sua Regione, mentre si candida ad amministrarla e governarla, una somma accertata dai magistrati contabili. La questione morale esiste o non esiste?” e poi il finale:

“Ci accusano di essere giustizialisti, ma io sono garantista nel midollo, da avvocato so quanto la presunzione di innocenza e il ruolo del difensore siano essenziali. Ma cosa c’entra col fatto che si fa finta che non ci sia un danno erariale accertato? Questa è la questione morale”. 

Giuseppe Conte dice "no" alla candidatura di D’Amato nel Lazio. La replica 

Insomma una bordata multipla in piena regola contro la candidatura dell’attuale assessore Pd alla Sanità Alessio D’Amato che ha replicato: "Conte fa l’avvocato del popolo a senso unico. Si tratta di fatti risalenti a 16 anni fa. Allora dovrebbe far dimettere i suoi assessori in Regione…". Conte fa riferimento ad una vicenda che si è dipanata tra il 2005 e il 2008 e riguarda 270.000 euro di fondi regionali percepiti dalla Fondazione Italia Amazonia Onlus di cui D’Amato era presidente.

I giudici della Corte dei Conti hanno deciso che tali fondi erano stati: "utilizzati indebitamente per finanziare l’attività politica della associazione Rosso-verde e del gruppo consiliare Ambiente e Lavoro, riconducibile a D’Amato…effettivo dominus di entrambe le associazioni che dirigeva di fatto attraverso i suoi stretti collaboratori”. E poi ancora: "Elemento dirimente risulta la circostanza che l’erogazione dei contributi regionali è avvenuta sulla base di documentazione giustificativa in larga parte alterata in modo da dissimulare l’inerenza della spesa rendicontata ai progetti della Onlus".

Per questa vicenda più di 15 anni fa D’Amato era stato anche processato penalmente –come ha ricordato Conte- con l’accusa di truffa aggravata ai danni della Regione Lazio, ma il procedimento era stato prescritto. Riguardo invece a questa vicenda erariale D’Amato ha detto di essere “sereno” e che c’è un appello in corso. Oltretutto i giudici contabili bocciano anche l'inerzia della Regione Lazio, guidata da Nicola Zingaretti, che «non ha posto in essere nell’ampio lasso temporale intercorso dall’emersione delle predette criticità iniziative volte a tentare il recupero delle somme illegittimamente corrisposte».

Detto questo non si può non essere d’accordo con Giuseppe Conte che cita la questione morale e Berlinguer. D’Amato infatti è stato sfortunato perché la sua candidatura incoccia proprio un periodo non “sereno” per il Partito democratico e la sinistra in genere, visto i casi dei Soumahoro e Panzeri a Bruxelles che –tra l’altro- riguardano proprio le Onlus. La questione morale è stata sempre un baluardo della sinistra ed ora ogni giorno va sgretolandosi mostrando che si predica bene ma si razzola (molto) male.

Fermo restando che la giustizia sta facendo il suo corso e che D’Amato –come tutti- è innocente fino a sentenza passata in giudicato c’è un problema di opportunità politica. Già è strano che sia stato Assessore alla Sanità, voluto fermamente da Nicola Zingaretti, dopo un processo per truffa aggravata proprio alla Regione Lazio poi caduto in prescrizione ma insistere ora con la sua candidatura alla stessa Regione Lazio -nonostante il procedimento per danno erariale- è politicamente un suicidio e non è un bel segnale che si invia all’opinione pubblica nauseata e schifata per quello che accade ogni giorno.

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