"Così Meloni ha convinto Orbàn. L'Ue non è più a trazione Berlino-Parigi"

Consiglio europeo straordinario, intervista a Carlo Fidanza (capodelegazione di Fratelli d’Italia a Bruxelles)

Di Alberto Maggi
Viktor Orban e Giorgia Meloni
Politica

"L’accordo di ieri certamente riavvicina Budapest alle scelte dell’Europa e alle posizioni di ECR. Sono quindi fiducioso che questo percorso continui e Giorgia Meloni ha dimostrato di poterlo facilitare"

 

Si è concluso il Consiglio europeo straordinario e l’Europa trova un insperato accordo per sbloccare i finanziamenti all’Ucraina. Affaritaliani.it ne parla con Carlo Fidanza, capodelegazione di Fratelli d’Italia al Parlamento europeo e uomo di fiducia di Giorgia Meloni a Bruxelles.

Allora Fidanza, dal governo ieri è filtrata una certa soddisfazione per il ruolo di mediazione svolto da Meloni con Orbán, che ha consentito di sbloccare la partita. È davvero andata così?
"Si, lo sanno tutti e oggi, seppur a mezza bocca, anche gli osservatori più critici lo hanno dovuto riconoscere. Giorgia Meloni si conferma un gigante nella politica internazionale ed europea e, dopo aver ospitato a Roma i leader africani per dare corpo al Piano Mattei, ieri ha piazzato un altro colpo importantissimo. Sbloccare la partita della revisione del bilancio pluriennale consentirà non soltanto di continuare a sostenere l’Ucraina, ma anche di avere 10 miliardi dedicati all’immigrazione, buona parte dei quali sulle politiche di cooperazione con i Paesi terzi e più di 2 sul Mediterraneo centrale. Il che rafforza esattamente la prospettiva del Piano Mattei". 

Decisivo quindi il rapporto politico e personale tra Meloni e Orbán? 
"Decisiva la capacità, più volte rivendicata dalla nostra premier, di saper parlare con tutti. L’idea nuova è che l’Ue non possa più essere un club per pochi, nel quale francesi e tedeschi si mettono d’accordo e gli altri 25 prendono atto e ratificano. L’Europa stenta ad essere credibile sugli scenari internazionali, lo è ancor meno quando è divisa. Ma le divisioni si superano tenendo in conto le legittime ragioni di tutti, anche di coloro - come Orbán- che vengono considerati da un certo establishment dei nemici politici da abbattere. E alla stretta finale per convincere il premier ungherese non sono bastate le minacce e i ricatti, serviva un leader amico di cui Orbán si può fidare. Credo che oggi l’Europa tutta debba dire grazie a Giorgia Meloni per questa azione straordinaria". 

Da più parti si legge questo accordo come una resa di Orbán… è andata così?
"Orbán ha dimostrato pragmatismo. Parliamo di un uomo la cui storia personale parla per lui, un uomo che ha combattuto il comunismo sovietico e non ce lo vedo proprio a fare la quinta colonna di Putin in Europa. Nell’accordo finale di ieri è stata riaffermata una cosa importante: il cosiddetto “stato di diritto” non può più essere usato come una clava politica contro governi legittimi e il blocco dei fondi del Pnrr (20 miliardi circa per l’Ungheria, ndr) può avvenire soltanto in caso di malversazioni legate a quei fondi. Peraltro l’Ungheria ha fatto la riforma del sistema giudiziario come richiesto da Bruxelles e quei fondi vengono tenuti bloccati per un ricatto politico". 

A proposito di sistema giudiziario, a che punto siamo sul caso di Ilaria Salis?
"Meloni ha chiesto e ottenuto da Orbán garanzie sulle condizioni detentive e sull’iter processuale della nostra connazionale, nel rispetto che si deve alla separazione tra poteri che vige anche in Ungheria. La sinistra ha scatenato una gazzarra indegna su questa vicenda, per colpire Meloni in quanto “amica di Orbán”. Ricordo che la sinistra è stata al governo in Ungheria dal 2002 al 2010 e sono pronto a scommettere che i protocolli di detenzione non siano affatto cambiati da quando governa la destra. E poi, mi permetta, c’è il solito rovesciamento della realtà di cui la sinistra e i suoi accoliti sono campioni…".

Si spieghi… 
"Non ho sentito una sola parola di condanna verso una banda di estremisti criminali - la Hammerbande, banda del martello, ndr - che si aggira per l’Europa per compiere azioni punitive contro presunti avversari politici, colpendo a martellate in testa, in tanti contro uno, il malcapitato di turno, con l’obiettivo di ferirlo gravemente. L’Italia ha vissuto la stagione tragica della violenza politica, dei katanga e delle chiavi inglesi.. nelle immagini di quell’aggressione ho rivisto l’assassinio di Sergio Ramelli, sono fenomeni che non si possono sottovalutare. Sappiamo che Ilaria Salis ha dei precedenti in Italiano per resistenza a pubblico ufficiale, che a Budapest è stata fermata su un taxi, in compagnia di un membro della Hammerbande che ha confessato e che era in possesso di un manganello estraibile.. mi auguro davvero, come dice suo padre, che non abbia partecipato alle violenze di cui è accusata né a questa organizzazione criminale. Il processo ce lo dirà, nel frattempo ovviamente le devono essere garantite - come a tutti - condizioni dignitose. Ma eviterei la beatificazione". 

In conclusione, ci dica una cosa. Dopo l’accordo di ieri si avvicina l’ingresso di Fidesz, il partito di Orbán, all’ECR di Giorgia Meloni? Con questo innesto puntate a superare il gruppo ID dove siede la Lega?
"Abbiamo un ottimo rapporto con i colleghi ungheresi e siamo uniti su molte battaglie. Da tempo hanno manifestato l’intenzione di aderire alla famiglia dei Conservatori europei e, come ribadito ieri da Meloni, ne parleremo il giorno dopo le elezioni. Finora questa adesione non si è concretizzata per una differenza di visione sulla questione russo-ucraina. L’accordo di ieri certamente riavvicina Budapest alle scelte dell’Europa e alle posizioni di ECR. Sono quindi fiducioso che questo percorso continui e Giorgia Meloni ha dimostrato di poterlo facilitare. Quanto a ID, non abbiamo un problema di concorrenza a destra. Ci sono ottime prospettive di crescita per tanti partiti conservatori e patriottici in tutta Europa e dobbiamo continuare a lavorare per creare un’alternativa alla sinistra anche a Bruxelles".

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