Covid, politica non è al guinzaglio dalla scienza. No all’Italia con bavaglio
Covid e dintorni, quanti errori fin qui nell’altalena di eccessi della scienza fra ottimismo e pessimismo
IPA
I contagi aumentano e aumenta la confusione sul da farsi: per la variante Delta almeno tre regioni già rischiano il “giallo” entro fine agosto e c’è indecisione sulla terza dose che probabilmente andrà fatta da anziani e fragili. Sul Green pass c’è l’ok di due italiani su tre anche se il 24% dice ancora NO pur con l’assordante tam-tam mediatico pro passaporto verde. Dopo oltre un anno e mezzo la pandemia non è superata e produce effetti a dir poco inquietanti, anche extra sanitari, sul piano economico e non solo. Basti pensare – due esempi su tanti nel mondo – all’Australia che manda l’esercito a presidiare il Nuovo Galles del Sud a seguito delle grandi manifestazioni di Sydney contro il nuovo lockdown e all’Italia, dove persino sulla “grande stampa” c’è chi chiede un governo di militari in caso di sfiducia e caduta dell’esecutivo Draghi.
Insomma, avanza l’idea persino negli stati democratici che l’esercito possa essere usato non solo come protezione da nemici esterni ma come difensore delle istituzioni dai cittadini che quelle istituzioni hanno eletto democraticamente. Altre volte è successo? Sì, ma quel ruolo esercitato in particolari circostanze da corpi civili di polizia o corpi militari speciali è sempre stato definito delle autorità civili. Qui siamo. Dove, sempre più anche in Italia, s’alzano le voci affinchè si faccia uso di strumenti istituzionali e operativi coercitivi per “ricondurre alla ragione” quella parte di italiani, minoritaria ma consistente e tutt’altro che unita politicamente e ideologicamente, contraria alle vaccinazioni anti Covid, al Green pass, al lock-down. Quindi l’uso legale della coercizione anti democratica in nome del presunto diritto della maggioranza di imporre le nuove regole magari appellandosi alla scienza. Già, la scienza. Ma cos’è la scienza? Ripartiamo dall’attualità. Se negli Stati Uniti, e non solo lì, adesso si dice a livello di governo che anche i vaccinati con due dosi è meglio che stiano riguardati e che, almeno nel chiuso, di tenere la mascherina e se anche in Italia la curva dei contagi è ripresa a salire costantemente ciò significa che sul Covid e sul modo di fermarlo non ci sono ancora certezze della scienza, figuriamoci se ci sono certezze della politica.
Più contagi anche in Italia non significa, almeno per ora, rialzo della curva dei ricoveri e dei morti e ciò, indubbiamente, è dovuto al vaccino che però non è di per sé garanzia per evitare il contagio e i ricoveri e quindi per affermare che il Covid 19 è superato, che le sue varianti sono sotto controllo, che in definita questa questione è “chiusa”. Ma non è (ancora) così. O è solo apparentemente così grazie a un tam-tam mediatico a senso unico che dà voce a una sola campana, quella maggioritaria e di potere sul piano scientifico e su quello politico-istituzionale, ghettizzando e colpevolizzando chi sta fuori dal coro.
Definire questi quali “nemici della patria” non solo è una stupidaggine ma è un errore politico di cui poi si pagheranno le conseguenze. Inutile negarlo: è in atto uno scontro che dal piano scientifico è diventato politico- ideologico che spacca in due il Paese (non è una questione di percentuali o non è solo una questione di percentuali) con strascichi di cui nessuno può oggi conoscere gli sbocchi anche sul piano istituzionale. E’ un fatto che, particolarmente in Italia con le due vaccinazioni al 50%, le previsioni di una estate 2021 libera dalla pandemia non si stanno avverando, con forti preoccupazioni che le prossime settimane e i prossimi mesi siano il replay del durissimo autunno-inverno 2020. La scienza è per sua natura sperimentale e non può tramutarsi in ideologia, canonizzata in guisa di articolo di fede e ogni sua critica non può essere bollata come eresia.
Anche sul Covid e dintorni quanti errori fin qui nell’altalena di eccessi della scienza fra ottimismo e pessimismo? Allo stato attuale, non ha avuto ragione il premier inglese Boris Johnson che, non seguendo i consigli dei “suoi” scienziati, non ha imposto vaccinazioni, lock-down, green pass con i contagi in diminuzione e la vita civile ed economica tornata quasi alla fase pre pandemia? Nel caso dell’Inghilterra la politica non ha obbedito alla scienza e ha fin qui avuto ragione. Un messaggio per la politica anche in Italia che deve avvalersi della scienza senza farsi condizionare, tanto meno farsi dettare la linea perché partiti e istituzioni devono tener conto del contesto più generale. Non era così anche nei periodi di guerra? Scienza e politica collaborino ma agiscano autonomamente nel rispetto delle reciproche competenze, assai diverse: spetta ai partiti e al governo proporre e alle istituzioni democratiche tradurle in leggi valide per tutti. Oggi il rischio è che sotto la spinta di una scienza assurta a depositaria della verità e dell’onnipotenza si ecceda nella drammatizzazione e nel catastrofismo offrendo alla politica l’occasione per misure draconiane restringendo la libertà dei cittadini. Anche in altre epoche storiche c’era chi diceva che questo tipo di problema non esisteva e poi si sa com’ è finita. Serve dunque moderazione e lungimiranza. Ognuno, ogni realtà scientifica e politico-istituzionale faccia la sua parte nei limiti della Costituzione, senza presunzione e arroganza perché nessuno è il depositario della verità. Poi, si spera presto, si tireranno le somme.