Crimini antifascisti: una data per chi è stato trucidato a guerra finita
Vinci (FdI): “Il PD sembra essersi dimenticato la pulizia etnica fatta nel ‘46. Le vittime innocenti di una guerra sotterranea non vanno dimenticate”
Il 25 luglio si sono tenute in tutta Italia le “pastasciutte antifasciste” per ricordare la caduta di Mussolini. Nasce però oggi il Comitato per ricordare le vittime innocenti uccise dopo la guerra dagli ex partigiani e militanti comunisti
“Vorrei sapere quanti omicidi devono essere commessi per ricordare delle vittime innocenti”, ha chiesto Gianluca Vinci parlamentare di FdI.
Il riferimento amaro del parlamentare è all’iniziativa del Comitato “Triangolo Rosso della Morte” che nasce oggi a Reggio Emilia. Il Comitato prende vita per istituire la giornata del 26 aprile: una data in ricordo dei crimini commessi a guerra finita, nel 1946, nell’anno dopo la liberazione.
Il 25 luglio in tutta Italia si sono organizzate le “pastasciutte antifasciste”, evento che celebra la destituzione e l’arresto di Benito Mussolini il 25 aprile del 1943. Ma non va dimenticata la storia di sangue che nel ‘46 a guerra finita uccise migliaia di innocenti in Emilia.
Un numero esponenziale di civili, non riconducibili al fascismo, venne ucciso da esponenti comunisti. Dove l'egemonia del PCI era incontrastata si scatenò una guerra civile sotterranea e clandestina effettuata da settori del partito e vicini al partito che ammazzarono dissidenti e avversari invisi, preti, giornalisti, proprietari terrieri ma anche semplici contadini e braccianti anticomunisti, in una serie di regolamenti di conti senza fine. Una storia riportata alla luce nel 1991 anche dal parlamentare del PCI Otello Montanari con la famosa affermazione “chi sa parli!”. L’esponente venne allontanato dal Comitato provinciale dell'Anpi, oltre all'essere duramente contestato ed emarginato nel Partito comunista. La giornalista Rossana Rossanda de Il Manifesto scrisse che "la vera notizia sul 'triangolo della morte' di Reggio Emilia è che se ne torni a parlare e che un articolo scritto da Otello Montanari sul Resto del Carlino abbia fatto così grande sensazione. Quelle uccisioni erano note".
Dopo le affermazioni di Montanari venne ristabilita la verità storica su alcuni casi. Il giornalista Gianpaolo Pansa ne raccontò le vicende in diversi libri tra cui il più noto “Il sangue dei vinti”.
Le prefetture del tempo parlarono di circa 4.500 vittime, oggi dimenticate, cadute dal maggio 1945 al 1946. Solo nella bassa reggiana circa 1.000 i morti. Molti dei responsabili dei crimini dell’epoca si rifugiarono nell'Est Europa sotto influenza sovietica.
Obiettivo del nascente Comitato è dedicare un giorno alle vittime, istituendo una giornata nazionale del ricordo il 26 aprile di ogni anno, il giorno dopo quello della Liberazione, il 25 aprile: come le morti avvennero nel 1946 l’anno dopo la fine della guerra avvenuta nel 1945.
Presidente del Comitato è lo storico e professore Gaetano Scaravelli. Il battesimo dell’iniziativa all’Orlando Furioso, sede culturale di Reggio Emilia in via Garonna.
Scaravelli: “La storia va ricordata tutta non solo quella che fa comodo, pensiamo che l’istituzione di un giorno del ricordo delle vittime il 26 aprile di ogni anno sia assolutamente necessario per ristabilire la verità storica”.
Vinci: “La Sinistra parla sempre di partigiani, romanzando la storia del secolo scorso ma si dimentica fattimolti gravi che di eroico non hanno proprio nulla, una pulizia ‘etnica’ di tipo politico, oggi dopo oltre 75 anni in molti comuni della bassa reggiana governa ancora incontrastata la Sinistra con percentuali bulgare”.