Crisi di governo? Voto il 2 ottobre. A rischio 21 mld su giustizia e Csm
Impossibile votare prima di ottobre. Draghi non potrebbe fare la manovra, rischio esercizio provvisorio. Dal Fisco ai processi, quante riforme a rischio
Crisi di governo? Voto impossibile prima di ottobre e rischio esercizio provvisorio sulla manovra
"Lo scioglimento delle Camere porterebbe al voto nei giorni cruciali della manovra. In questo caso l’esecutivo in carica potrebbe mandare un documento con l’aggiornamento sui conti a Bruxelles e poco altro". E' l'allarme lanciato da Repubblica sulle tempistiche da rispettare in caso di crisi di governo. Se mercoledì salterà tutto dopo il discorso di Mario Draghi alla Camera, è probabile infatti che le urne vengano convocate il 2 ottobre o al più tardi il 10. Non prima.
Si tratta di un bel problema, perché il governo Draghi non potrebbe fare la manovra. Come spiega Repubblica, "toccherebbe al nuovo esecutivo, ma c’è l’incognita dei tempi che serviranno a formarlo, a seconda del risultato che uscirà dal voto. Tanto che dalla pattuglia dimaiana di “Insieme per il futuro”, in un documento di 19 punti sugli effetti «devastanti» della crisi, già profetizzano: «Si va in esercizio provvisorio di bilancio». Cioè non si riuscirà ad approvare la manovra entro fine anno".
Dal fisco alla giustizia: tutte le riforme a rischio
Come noto, le elezioni sarebbero una zavorra per il Pnrr, per gli obiettivi da centrare entro fine anno, che darebbero diritto a una tranche da 21,8 miliardi. Ma non solo. Si fermerebbero diverse riforme già avviate con delle serie conseguenze economiche e non solo per il paese. Come ricorda Repubbica, ci sarebbe per esempio lo stop alla riforma Concorrenza, ancora all’esame della Camera. All’interno del ddl le norme per taxi e Ncc e per i balneari. Mancano ancora il passaggio al Senato e i decreti attuativi.
Altra grande riforma in bilico quella del Fisco: dall’Irpef al Catasto (che già tanti grattacapi aveva creato all’interno del governo). Con il voto anticipato si comincerebbe daccapo, sottolinea Repubblica, che aggiunge: "Alla voce diritti, salterebbe la discussione su ddl Zan, Ius Scholae e cannabis".
Ma le conseguenze maggiori a livello economico potrebbero arrivare dallo stop alle riforme sulla giustizia. Come scrive sempre Repubblica, rischiano di saltare le riforme per il nuovo Csm e quelle sui processi. "Con il concreto rischio di perdere anche i 21 miliardi della seconda tranche del Pnrr se, entro il 19 ottobre, non vengono approvati i sei decreti attuativi della riforma del processo penale, ed entro il 26 novembre i sette decreti del civile".
Mercoledì si decide non solo il futuro di Draghi, ma anche di tante riforme.