Da Grillo a Renzi, la vittoria di Schlein è un tuffo nel passato: ecco perchè
“Anche stavolta non ci hanno visti arrivare”: Elly Schlein ha griffato così il suo trionfo, richiamando uno stile provocatorio che ci risuona nella memoria
Primarie Pd, Elly Schlein ha vinto: l'assonanza di stili con Beppe Grillo- Matteo Renzi e la sconfitta dei tanti Giacomo. Commento
“Anche stavolta non ci hanno visti arrivare”. La frase iconica con cui intorno alla mezzanotte Elly Schlein ha griffato il suo trionfo con sorpasso in curva sul favoritissimo Stefano Bonaccini. Una frase, quella della ex vicepresidente della Regione Emilia Romagna che batte il suo presidente, che richiama uno stile provocatorio che ci risuona nella memoria. Provate a ripensare al Matteo Renzi del “li abbiamo asfaltati” o al “apriremo il Parlamento come una scatoletta di tonno” di Beppe Grillo e trovate delle sonorità simili nella legittima celebrazione “rivoluzionaria” della vittoria.
Ed è interessante questa assonanza di stili perché in fondo in comune ci sono più cose di quanto crediamo e forse in comune ci saranno una parte dei destini figli di queste “primarie con la sorpresa dentro”. Sono passati 14 anni dalle seconde primarie della storia del PD, vinte da Pierluigi Bersani, quando qualcuno che non era iscritto al partito si proponeva come possibile candidato Segretario e riceveva un sonoro no sia all’iscrizione che alla candidatura.
Era Beppe Grillo, ambientalista e rivoluzionario che reclamava la chance di partecipare alla sfida della guida del PD per renderlo un partito di frontiera popolare e populista. Non gli venne permesso e fondò un suo partito che 5 anni fa divenne il primo in Italia, il M5S.
Elly Schlein, iscritta al PD in zona Cesarini a due passi dalla sua trionfale elezione di ieri come prima Segretaria nazionale del PD, ha realizzato quel tentativo di Grillo di offrire una leadership movimentista e dirompente ad un partito sempre a metà del guado tra riformismo e governismo, tra comunità e responsabilità. Parliamo di una generazione 4.0 rispetto al Beppe di allora ma la vera sfida sarà vedere come quella rivoluzione dall’interno impedita dentro il PD a lui possa riuscire a Elly. E sarebbe ancora più clamoroso che questo possa accadere forse a discapito di quel M5S oggi guidato da Beppe Conte e sempre meno da Beppe Grillo e che potrebbe vedere insidiata dal nuovo PD della Schlein la sua posizione di partito progressista regalata dal dopo elezioni politiche 2022. Insomma diciamo che la vittoria di Elly potrebbe essere più di una rivincita per Beppe Grillo.
Anche l’assonanza con Matteo Renzi non è solo nei toni delle frasi della vittoria, perché entrambi hanno forse in comune anche una parte del prossimo futuro del centrosinistra italiano. Tanto Elly punta ad essere la calamita di un universo popolare e movimentista alla ricerca di un PD perduto o che forse non c’è mai stato, quanto Matteo e il Terzo Polo potrebbero diventare attrattivi per quella parte riformista moderata che non si riconosce nel nuovo PD della Segretaria vincitrice. E quindi il bel sorriso di Elly nella conferenza stampa di ieri notte potrebbe essere anticipatore di un sorriso sornione di un redivivo Matteo.
Del resto ci sarebbe un’altra sintonia stimolante tra Elly e Matteo. Lei come Renzi rappresentano la categoria per eccellenza degli “underdog” sfavoriti alle primarie che, come ha detto la nuova Segretaria del Pd, i favoriti “non hanno visto arrivare”. Renzi era l’underdog nelle primarie di Firenze 2009 che dovevano vedere vincitore Lapo Pistelli e videro invece spuntare in curva il Matteo da Rignano.
Ma l’elenco dei tanti Elly celebri sarebbe lungo a livello di primarie locali, anche se lei è sicuramente il primo caso di underdog che vince le primarie nazionali, come neanche a Renzi riuscì invece nel 2012 contro Bersani. E quindi è anche lunga la lista dei tanti Bonaccini sorpassati in curva da favoriti in città capoluogo di tutte le latitudini, in quasi vent’anni di primarie del PD e del centrosinistra per le amministrative. Pensiamo a qualcuno più celebre come il favoritissimo Francesco Boccia sconfitto nel 2005 da Niki Vendola alle primarie per la Puglia. E poi il povero David Sassoli sorpassato da Ignazio Marino a Roma nel 2013. E ancora Stefano Boeri battuto clamorosamente da Giuliano Pisapia a Milano nel 2011.
E come loro in tutta Italia sono tantissimi i casi di favoriti che non hanno vista arrivare in velocità la sorpresa in comuni capoluogo non metropolitani. Un caso come tanti quello di Vicenza dove, dopo dieci anni di governo del PD in città, nel 2018 il favorito alle primarie del centrosinistra era il giovane Giacomo Possamai (oggi capogruppo del PD veneto in Regione e principale sostenitore di Bonaccini in Veneto e nella sua Vicenza) e a vincere invece fu Otello Dalla Rosa. E sapete la cosa indicativa? Il deputato eletto a Vicenza proprio pochi mesi fa per il PD si chiama Enrico Letta, nella sua ultima impresa da Segretario nazionale, al fianco di quel Possamai oggi di nuovo candidato sindaco, stavolta senza le primarie locali.
Proprio in quella Vicenza, che prima ha visto eleggere Letta alle politiche e poi ne ha visto le dimissioni da Segretario, stravince ieri Elly Schlein. Una storia che contiene tante storie quella di Elly e della sua vittoria sorprendente per qualcuno e decisamente comprensibile per molti. Una vittoria che ha più senso se si sanno leggere gli indizi del passato delle primarie locali e nazionali che portano ad un 26 febbraio 2023 come ad una data quasi predestinata.