De Carlo, tra i favoriti per il dopo Zaia: "Non importa chi guiderà il Veneto, conta il programma del Cdx unito"
De Carlo malgrado le tante sirene che arrivano da più parti, pare concentrato su quello che è l’interesse comune del Veneto, e quindi è disposto a sacrificare anche le sue legittime ambizioni personali
De Carlo, tra i favoriti per il dopo Zaia ad Affaritaliani.it
“Scusa possiamo sentirci domani, sono allo stadio oggi è una giornata storica per la la squadra della Dolomiti bellunese, se vince andiamo in serie C!” La voce del senatore Luca De Carlo è disturbata dai cori che si sentono distintamente.
Questo per dire quanto sia legato al suo territorio e amato dalla gente del Cadore, il senatore De Carlo, veneto doc, ex sindaco per un decennio di Calalzo di Cadore, paesino di 1900 anime, ai piedi delle Dolomiti bellunesi, ed ora uno dei nomi più accreditati per succedere al governatore Luca Zaia, impossibilitato per legge a correre per il suo terzo mandato alla presidenza della regione Veneto.
Alla fine, la promozione in serie C dei ragazzi del Dolomiti bellunesi, capolista nel girone C della serie D, è solo rimandata (la partita con la seconda in classifica il Treviso è finita 1 a 1, ma ormai manca solo un punto a due giornate dalla fine per festeggiare lo storico ritorno tra i professionisti). “Non dico nulla, sono scaramantico” sono le prime parole che dice De Carlo sulla stagione trionfale della squadra veneta, appena sbarcato dal volo che lo riporta a Roma il venerdì pasquale.
Mentre è chiaramente più loquace, nel commentare un altro incontro casualmente nello stesso giorno della partita, e cioè quello tenuto dalla premier Meloni a Washington con Donald Trump. E il suo commento non può che essere entusiasta, verso quello che è apparso come un “piccolo capolavoro diplomatico” della premier Giorgia Meloni, soprattutto considerate le premesse da cui si partiva.
“Solo gli scettici e gli invidiosi avevano dubbi su quanto di buono avrebbe fatto Meloni in Usa. Io ne era certo che tra lei e Trump ci sarebbe creato un immediato feeling. Si trattava di una missione complicata e irta di ostacoli, ma Meloni ha ormai dimostrato ampiamente di essere uno dei leader più credibili ed autorevoli in Europa. E il presidente americano non ha fatto altro che riconoscerglielo pubblicamente. Direi però che la premier è riuscita ad andare forse al di là delle più rosee aspettative. Ma si sa, spesso i fuoriclasse sono fatti così, gli piace stupire”, dice De Carlo, che però riserva anche una stoccata a chi invece, a sinistra, non ha avuto parole troppo tenere verso la premier, per un presunto atteggiamento troppo dimesso verso il potente alleato.
“Fa sorridere chi critica, gli stessi che a turno guardavano per opportunismo prima a Cuba, poi a Cina e Venezuela, Noi siamo fermamente posizionati con occidente nella naturale posizione atlantista che ci contraddistingue da sempre.” Classe 1972, veneto doc, De Carlo è considerato l’uomo ombra di Francesco Lollobrigida al ministero dell’Agricoltura. Dal 2020 infatti ricopre anche il ruolo di responsabile nazionale dell’agricoltura di Fdi ed è lui che in questi anni ha curato più da vicino i rapporti con i rappresentanti del settore.
Soprattutto nella fase iniziale del mandato, non c’era passo che Lollobrigida facesse senza consultarsi con il suo ‘consigliere’. “Lollobrigida ha fatto un lavoro pazzesco in questi due anni al ministero, sia sul fronte interno che in Europa, dove ha sostenuto battaglie fondamentali per il nostro settore primario, a cominciare dal cibo sintetico, fino al nutriscore e alle rigide norme sul Green deal.
“Come dice giustamente Meloni non c’è nulla di green in un deserto, Occorre fare regole sostenibili sia dal punto di vista ambientale che economico”. È diventato un punto di riferimento per associazioni di categoria e produttori agricoli. ed io che sono sempre in stretto contatto con il mondo agricolo posso testimoniare direttamente.
Perché lui ancora adesso, pur essendo un dirigente di primo piano dei partiti di maggioranza relativa, si considera ancora un agricoltore. Come mostrato in un post sui social il 1° gennaio dello scorso anno, quando, alle 10 e mezza della mattina, pubblicava un video nel quale si riprendeva intento nei lavori di montagna, la vanga in mano e il berretto in testa: “Per raccogliere frutti e risultati bisogna preparare il terreno, e anche quest’anno comincia preparando il letame per le coltivazioni 2024”.
Al suo paese ha conquistato il 66% dei voti alle ultime politiche (Fratelli d’Italia il 46%) nel collegio uninominale di Treviso il 57,8% (Fratelli d’Italia il 32%). Un segno tangibile che si tratta di uomo molto considerato e stimato nella sua terra. Ed è per questo che molti, non solo nel suo partito, pensano (compresa la premier stessa che di lui ha una grande stima), che proprio lui sarebbe il migliore candidato per succedere a Zaia, con il quale vuole ribadire di avere sempre avuto un ottimo rapporto, rafforzato anche dal comune amore per il mondo agricolo (il presidente del Veneto è stato ministro dell’agricoltura nel quarto governo Berlusconi).
Ma ora i rapporti personali contano poco “cedere il Veneto per la Lombardia? Fratelli d'Italia è il partito di maggioranza relativa nelle due Regioni, alle strategie preferisco la voce dei cittadini". È molto abbottonato e non ha nessuna intenzione di creare inutili tensioni nella coalizione perché ribadisce che quello che conta è “un programma condiviso e una coalizione unita. È la squadra, è il centrodestra unito”.
De Carlo malgrado le tante sirene che arrivano da più parti, pare concentrato su quello che è l’interesse comune del Veneto, e quindi è disposto a sacrificare anche le sue legittime ambizioni personali affinché si possa trovare ad un accordo condiviso da tutte le forze del centro destra unito. Perché lui crede “che sia necessario concentrarsi non sul 'chi' governerà, ma sul come, e quindi su un programma condiviso dalla coalizione unita di centrodestra, che sicuramente governerà ancora il Veneto".
Insomma sul risultato per le prossime regionali grosse incertezze non ce ne sono, e quindi non si tratta tanto di scelta del nome, come ribadisce il senatore meloniano, ma di arrivare ad un accordo sui temi e sulle questioni legate al territorio veneto “siamo sicuri che il centrodestra si farà trovare pronto all’appuntamento scegliendo, come è accaduto in passato, il miglior profilo in grado di rappresentare i veneti, tenendo anche conto del consenso che le diverse forze politiche raccolgono tra i cittadini”.