Dell'Utri: "Ho un tumore, mi manca Berlusconi. Coi soldi apro una biblioteca"

"Mi preoccupa non vedere finita la mia biblioteca di 12mila volumi ad Agrigento"

di redazione politica
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Politica

Dal carcere al tumore, Dell'Utri si racconta: "Mi manca tutto di Berlusconi"

"Ho un tumore". Marcello Dell'Utri lo dice in una lunga intervista a Il Giornale. Dice di non avere paura, a preoccupazione per "non riuscire a vedere finita la biblioteca che aprirà ad Agrigento, nella Valle dei Templi. A trecento metri dal tempio di Giunone, un edificio restaurato per l’occasione ospiterà la parte della mia collezione di libri di argomento siciliano o di autori siciliani. Sarà la più grande e completa biblioteca tematica sulla Sicilia".

Dell'Utri spiega che userò anche parte dei 30 milioni lasciatigli in eredità da Silvio Berlusconi: "Stanno arrivando, la burocrazia è lunga. Sì, userò in parte anche quei soldi. Pagherò l’8% di tasse. Otto per tre, 24... Trenta meno due milioni e 400mila euro: fa 27 milioni e 600mila. Sono assillato da gente che mi chiede denaro ormai. Ma posso togliermi lo sfizio di acquistare qualche altro fondo librario, chissà".

Sempre su Berlusconi, Dell'Utri dice a Il Giornale: "Mi manca molto. Mi mancano i pranzi del sabato con lui ad Arcore. Mi manca quando mi chiamava, anche di notte, perché aveva una cosa nuova da dirmi, un’idea, un progetto. Non staccava mai. Tre giorni prima di entrare al San Raffaele, dove sarebbe morto, mi invita a pranzo. Stava lavorando a un documento per definire le regole della nuova Forza Italia. “Tu puoi fare il selezionatore dei candidati”, mi disse...»

Sull'origine di Forza Italia racconta: «Dopo Mani Pulite Berlusconi capì che se non si fosse costituito un fronte moderato i comunisti avrebbero vinto le elezioni. Incontrò Segni, Martinazzoli e tanti altri... Alla fine si decise: “Ho capito che dobbiamo farcelo noi un partito!”. “E come?”, dicevo io. “Fallo tu, Marcello!. Sei un bravo organizzatore, scegli tu le persone”. Mi diede solo una regola. Non prendere nessuno che arrivava già dalla politica. Toccò a me dover cercare i candidati. Per 415 collegi... Fu così che comincia la selezione partendo dai quadri di Publitalia, che divennero i dirigenti di Forza Italia». Dell'Utri dice di aver scelto i migliori "stando attento a non distrarre gli uomini fondamentali per l’azienda. Sa, il fatturato..."

Sulla vita in carcere racconta a Il Giornale: «Mi rispettavano. Ho dovuto smettere di bere caffè, dicendo che il medico me lo aveva proibito, perché a ogni passo mi chiamavano in una cella per offrirmelo. E così ho smesso anche di fumare il sigaro. Forse a volte il carcere fa bene... Comunque ho conosciuto persone incredibili. C’era un ucraino, scassinatore professionista, finito dentro perché tradito da un palo, che andava in giro con una scacchiera sotto il braccio cercando qualcuno con cui giocare. Io dissi: “Non sono bravo, so solo come si gioca. Ma facciamoci una partita”. Fu così intelligente da farmi vincere la prima, così continuai... Non ho mai più vinto naturalmente. Mentre giocava mi spiegava i colpi che avrebbe fatto quando sarebbe uscito".