Difesa e riarmo Ue, chi voleva "inguaiare" Meloni è rimasto deluso: Cdx compatto

Ancora una volta la premier è riuscita con un discorso basato sulla concretezza e il pragmatismo a convincere e ad allontanare (almeno per ora) i dissapori che stavano sorgendo in seno alla maggioranza. Il commento

di Vincenzo Caccioppoli
Politica

Difesa e riarmo Ue, Cdx compatto e coeso. Il commento 

C’era grande attesa per il ritorno di Giorgia Meloni in Senato per le comunicazioni in vista del prossimo Consiglio europeo di giovedì. E occorre subito dire che tanta attesa non è andata delusa. Ancora una volta la premier è riuscita con un discorso basato sulla concretezza e il pragmatismo a convincere e ad allontanare (almeno per ora) i dissapori che stavano sorgendo in seno alla maggioranza.

Non è un caso se proprio dai leghisti arrivano forse i riconoscimenti maggiori per il discorso della Meloni. Massimiliano Romeo, capogruppo al Senato lo definisce un “gran bel discorso condivisibile, che punta, come dice la Lega, al rafforzamento del pilastro dell’Europa all’interno della Nato.”

La Meloni ha voluto sgombrare il campo da qualsiasi interpretazione sulla scelta di campo del governo, che rimane sempre quella di un appoggio senza tentennamenti all’Ucraina Appoggio che, come dice la premier, non è mai mancato fin dall’inizio del conflitto quando il suo partito era l’unico all'opposizione del governo Draghi” Scegliemmo allora da che parte stare, con chiarezza, condannando duramente un’aggressione militare che metteva a rischio le fondamenta stesse del diritto internazionale, e dando il massimo sostegno al popolo ucraino, che stava ricordando al mondo come la libertà fosse la cosa più preziosa della quale ogni essere umano dispone, e cosa fosse l’amor di Patria.

Lo facemmo senza tentennamenti, perché ci sono momenti nei quali, lo dissi allora, i leader si distinguono dai follower, e chi ha a cuore l’interesse nazionale non lo baratta per una manciata di voti facili. A distanza di oltre tre anni, arrivati nel frattempo al governo della Nazione, quella scelta di campo è rimasta immutata. Non soltanto per Fratelli d’Italia, ma per l’intera maggioranza di centrodestra, che ha sempre e compattamente votato per questa linea.” Insomma, il centrodestra, al contrario del campo opposto, è unito e coeso sui principi e sulle questioni di fondo di quella che è stata comunque un’aggressione (posizione che, come ha ribadito una fonte leghista, è sempre stata anche quella del partito di Salvini), e che prevedono una posizione a fianco dell’Ucraina.

Detto questo però, sottintende la premier, è anche opportuno che l’Europa sua più cauta, quando si parla di riarmo “il piano della Ue è roboante”, soprattutto alla luce dei tentativi, proprio nel momento in cui la premier parlava al Senato, da parte di Trump e Putin di arrivare ad una tregua. Perché anche su questo la Meloni sembra discostarsi da quella che è la linea in voga in Europa, che sembra non tenere in nessun conto gli sforzi diplomatici per fermare il conflitto, ed insiste nella sua convinzione di inviare armi in Ucraina. “L’Italia considera la proposta di cessate il fuoco concordata l’11 marzo a Gedda da Stati Uniti e Ucraina un primo, significativo, passo di un cammino che deve portare a una pace giusta e duratura per l’Ucraina, con garanzie di sicurezza solide, efficaci e di lungo periodo, per l’Ucraina stessa, per l’Europa nel suo complesso, e per i nostri alleati americani, che non possono permettersi di siglare un accordo di pace violabile.” Dalle file del Pd, qualche riformista, sottovoce, fa notare come molti punti del discorso della premier non possono che essere condivisi, con buona pace della segretaria del Pd, che sta cercando di serrare le file, dopo la figuraccia europea della settimana scorsa. Anche le parole su Trump hanno spazzato il campo dalle strumentalizzazioni su presunti disaccordi tra lei e Salvini.

“Chi ripete ossessivamente che l’Italia dovrebbe scegliere tra Europa e USA lo fa strumentalmente, per ragioni di polemica domestica o perché non si è accorto che la campagna elettorale americana è finita, dando a Donald Trump - piaccia o no - il mandato di governare e di conseguenza ai partner occidentali di fare i conti con questa America”. Salvini non c’era perché in missione a Varsavia e a Bruxelles (dove ha incontrato anche il vicepresidente esecutivo della Ue Raffaele Fitto, con il quale si era già incontrato al ministero il 6 marzo, segno tangibile che i rapporti tra i due è più stretto di quanto qualche malizioso vorrebbe far credere), ma ha parlato con la premier per complimentarsi per l’ottimo intervento. I Leghisti, d’altra parte, sono convinti che il discorso della premier abbia contribuito a rafforzare il legame nella maggioranza, dissipando qualsiasi voce di contrasti in seno alla maggioranza.

Ma come fanno notare alcuni senatori leghisti, anche sul riarmo la Meloni è stata molto convincente, perché ha parlato di difesa europea in senso lato, inserendo nelle spese del Riarmo quelle destinate per “la difesa dei confini, alla lotta al terrorismo, all’importanza della cyber-sicurezza, soprattutto nell’epoca dell’intelligenza artificiale, quando un attacco hacker può in un attimo mettere a rischio l’operatività dei servizi essenziali.” Ma anche Giorgetti deve aver tirato un sospiro di sollievo, quando la premier ha espressamente citato la sua proposta, fatta all'ultimo Ecofin, di “un meccanismo di garanzie pubbliche europee, coordinato e integrato con i sistemi nazionali, sul modello di quello che è attualmente utilizzato per il programma “InvestEU”, per mobilitare più efficacemente i capitali privati e rilanciare gli investimenti nel settore della difesa, nel quale l’Italia - ricordiamolo - può vantare dei campioni assoluti.” Secondo una fonte del Pd, che chiaramente vuole mantenere il totale anonimato, la Meloni è stata molto più convincente e rassicurante della Schlein, che da settimane cerca quella sintesi tra pacifismo e necessità di restare fedeli al solco europeista e all’atlantismo, che ancora però fatica a trovare. “Non si capisce che senso abbia fare le manifestazioni per l’Europa e poi non votare per il piano di difesa Europeo.

A me pare una contraddizione in termini” dice un senatore del pd. E su questo punto c’è una frase del discorso della Meloni che forse ha messo meglio a nudo tutte le contraddizioni della linea politica della segretaria Schlein sul tema” Il paradosso è che chi oggi sventola le bandiere della pace contro le spese per la difesa si lamenta anche di un’eccessiva ingerenza americana nelle nostre vicende. Beh, signori, le due cose non stanno insieme. O demandi la tua sicurezza ad altri, e gli altri decidono per te, o impari a difenderti da solo e decidi tu.”

A ben pensarci è proprio quello che da tempo dicono molti riformisti all’interno del Pd e che per questo motivo contestano le scelte della segretaria, come quella che ha isolato il partito all0interno del gruppo europeo del Pse, dove la componente italiana è la più numerosa, ma certamente non quella più ascoltata. Insomma, se il discorso della Meloni doveva dissipare i dubbi sulla coesione della maggioranza, la missione è stata compiuta bel oltre le più rosee aspettative. Perché non solo si e ricompattata la maggioranza, ma nello stesso le parole della premier hanno forse avuto il merito di accrescere quelle presenti nel campo opposto.

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