Dl Migranti, salta la parte sui ricorsi contro i tribunali. Paesi sicuri: Colombia, Camerun e Nigeria esclusi. Il motivo

Il complicato confronto col Quirinale per questo provvedimento: per Mattarella non c'era urgenza. Il retroscena

di redazione politica
Giorgia Meloni al centro; Antonio Tajani a sinistra; Matteo Salvini a destra
Politica

Dl Migranti, la rivincita di Meloni contro i giudici e l'ordine di abbassare i toni. Il retroscena

Il governo Meloni ha deciso di blindare la norma per permettere il trasferimento di migranti dall'Italia all'Albania. Il decreto ad hoc approvato dal Cdm, convocato d'urgenza dalla premier Meloni dopo la decisione dei giudici di far tornare nel nostro Paese le 12 persone sbarcate in Albania perché provenienti da Stati non sicuri, è stato alla fine approvato. Ma il percorso per arrivare a siglare quel documento è stato piuttosto tortuoso. Tre giorni e tre notti - riporta Il Corriere della Sera - di dubbi, ripensamenti, cancellature e riscritture delle bozze. E infine il via libera al decreto legge durante il Consiglio dei ministri al quale Giorgia Meloni aveva dato, venerdì in Libano, il senso di una rivincita. "Troverò una soluzione, è un problema che si risolverà presto", così aveva reagito la premier alla sentenza con cui i giudici di Roma avevano decretato non idoneo il "modello Albania".

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Sulla bontà della soluzione però, a Palazzo Chigi - in base a quanto risulta a Il Corriere - non sembrano avere certezze. Lo dicono la faccia scura e il silenzio con cui Meloni ha presieduto ieri sera la riunione del governo, durata meno di mezz’ora. La convocazione arrivata senza ordine del giorno e i ministri senza una bozza del testo in mano raccontano l’incertezza. Il provvedimento è stato dimezzato rispetto alle attese. La seconda parte, sui ricorsi contro i tribunali che non convalidano il trattenimento dei migranti, è sparita come da auspicio del Quirinale. Il testo finale del decreto porta i segni del braccio di ferro con la magistratura e di un confronto con il presidente Mattarella che fonti di governo definiscono sottovoce "molto complicato e delicato", sia sul merito, sia sul criterio di necessità e urgenza che, a quanto trapela, gli uffici legislativi del Colle non avrebbero ravvisato.

Dalla lista dei "Paesi sicuri" scompaiono Camerun, Nigeria e Colombia. Queste le motivazioni: la valutazione sui Paesi sicuri - spiega Il Corriere - si basa su una serie di informazioni, in alcuni casi anche riservate e provenienti dall’intelligence, che vengono gestite principalmente dal ministero degli Esteri e dal ministero della Giustizia. Proprio per tenere conto di quanto prescrive la sentenza della Corte di Giustizia europea, il ministro dell’Interno Piantedosi ha spiegato che il decreto è in linea con la sentenza perché in quei Paesi c’era "un’eccezione territoriale, poiché si era valutato che presentavano in alcune parti del territorio qualche tipo di problema che non li faceva considerare sicuri".

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