Draghi, la triste e goffa avventura politica: entrato Super e uscito mini
Sceso in politica visto come un "deus ex machina", una soluzione ai nostri problemi, il premier si prepara a uscire dal governo in versione "mini"...
Crisi di governo, l'epilogo dell'avventura di Draghi
Excusatio non petita, accusatio manifesta. Le bugie hanno le gambe corte: In questo caso, cortissime. Del triste e goffo epilogo dell'avventura politica di Mario Draghi, entrato Super e uscito mini, ne parleranno in così tanti che, dopo aver scritto fiumi di considerazioni, tutte in negativo, su lui e Mattarella, qui mi limiterò a due semplici commenti su due passaggi polemici, nel suo ultimo discorso, che avrebbe fatto meglio a evitare.
"Sono qui, perché voluto dagli italiani”.
No, caro Draghi: affermazione errata, fatta da lei o detta a lei, da Mattarella che non credo desse la dovuta importanza al parere di milioni di italiani in accordo con politici o giornalisti tipo Travaglio & C, Rizzo & C, Paragone & C, Belpietro & C, Tremonti & C e tantissimi altri.
Lei stava lì perché voluto da Sergio Mattarella che, da garante della Costituzione, ne è diventato, lo Sgarrante, che dava per scontato o per molto probabile, che dopo un po' di mesi sarebbe diventato il nuovo Presidente della Repubblica. Se non lo è diventato dobbiamo ringraziare la volontà dei rappresentanti degli italiani.
"Non ho chiesto i pieni poteri. È il Parlamento che decide".
È vero, non ha chiesto i pieni poteri. Se li è presi, a muso duro, in silenzio, dal primo giorno, col consenso di chi lo aveva voluto mettere lì: lo Sgarrante. E, alla buon'ora, s'è deciso a far sapere d'essere a conoscenza che la nostra è una repubblica parlamentare.
Gran merito di Giuseppe Conte, aver mandato in frantumi il mantra dell'obbligato immobilismo con Draghi, vista l'inutilità d'una fine traumatica della legislatura a pochi mesi dal suo termine naturale, se non addirittura, del danno arrecato da ogni punto di vista. Grande merito anche aver dato agli irriducibili del M5S, un motivo di sopravvivenza.
I nove punti inviati a Draghi, ripetutamente illustrati pubblicamente da Conte (evidentemente cestinati e con sprezzante silenzio), con l'aggiunta di un decimo taciuto saggiamente ultimamente, ma esternato a chiarissime lettere in continuazione appena si vide la pericolosa piega che aveva preso la guerra e cioè la contrarietà all'incremento delle nostre spese militari e, quindi, all'invio di ulteriori armi all'Ucraina, potranno essere una buona piattaforma con cui caratterizzare il nuovo corso della politica di quel che resta del M5S. Un ottimo modo per distinguersi dai poltronisti ex-M5S.