Draghi non farà da garante al governo Meloni in Ue. "Le nostre agende diverse"

Il presidente del Consiglio uscente è disponibile a offrire una piena collaborazione per il passaggio di consegne ma nulla di più

Politica
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Draghi si smarca da Meloni: "Passaggio di consegne e niente di più"

Le elezioni politiche hanno certificato il successo del centrodestra a guida Meloni e le voci di palazzo facevano intendere che il premier uscente avrebbe dato un pieno appoggio al nuovo esecutivo, circostanza che però Chigi ha smentito con forza. La transizione che Draghi sta preparando, in sintonia con gli auspici del Quirinale, - si legge sul Corriere della Sera - sarà "ordinata, nell’ambito dei corretti rapporti istituzionali". Ma guai a pensare che il premier abbia siglato accordi con i partiti di centrodestra che hanno vinto le elezioni. Letti i giornali, ieri mattina l’ufficio stampa di Palazzo Chigi ha diffuso una nota molto politica per chiarire la linea. "Il presidente del Consiglio non ha stretto alcun patto, né ha preso alcun impegno a garantire alcunché".

Parole nette, - prosegue il Corriere - messe nero su bianco per spezzare l’idea di un legame che vada oltre i corretti rapporti istituzionali. I collaboratori del premier assicurano che si guarda bene dal porsi come "mentore, garante o lord protettore". Tantomeno di leader e partiti le cui agende non coincidono con la sua su punti fondamentali, come il rapporto con la Russia, lo scostamento di bilancio e la politica di contrasto al Covid, su cui l’opposizione di Fratelli d’Italia è stata molto aggressiva. Per quanto abbia rispetto del voto degli italiani e di Meloni, che sulla guerra si è mossa in sintonia con il governo, il premier non pare intenzionato a mettere in gioco la sua reputazione per fare da scudo a un esecutivo a trazione sovranista.