Draghi premier? Lui è pronto a tornare a Palazzo Chigi. Quel segnale ai partiti e al Quirinale...

Anche se al momento il governo Meloni è solido e non rischia

Di Alberto Maggi
Mario Draghi
Politica

Draghi ha voluto, tra le righe, comunicare fuori ma soprattutto dentro i palazzi romani del potere che lui c'è. E' pronto. Ha un'agenda che non è solo per l'Europa, ma che può diventare anche un programma di un ennesimo esecutivo tecnico


Rafforzare l'integrazione dell'Unione europea, anche con un esercito, una difesa e una politica estera comune, ma stop all'austerità e via libera a più deficit e più debito pubblico per rilanciare la domanda interna. E' questo il senso economico e anche politico dell'intervento di ieri di Mario Draghi in Parlamento sulla competitività nell'Ue.

La lettura a freddo, il giorno dopo, che viene data in Parlamento è che l'ex presidente del Consiglio ha voluto lanciare un messaggio chiaro alle forze politiche, agli organi istituzionali come la Magistratura in costante conflitto con il governo, e anche al presidente della Repubblica Sergio Mattarella: se dovesse essere necessario, lui, SuperMario, è pronto a tornare a Palazzo Chigi alla guida di un esecutivo europeista e critico nei confronti dell'Amministrazione Usa di Donald Trump pur senza rompere completamente i rapporti con Washington. "E' chiaro che ha voluto dirci, io ci sono, se serve", sottolinea a microfono spento un parlamentare di Forza Italia.

Draghi sa perfettamente che sia la maggioranza di Centrodestra sia le opposizioni e in particolare il Pd sono divisi in particolare sulla politica estera, sul rapporto con Bruxelles e la Casa Bianca, sul piano di riarmo di Ursula von der Leyen e ovviamente anche sulle sorti del conflitto in Ucraina. E a certificare queste spaccature è il lavoro certosino e lunghissimo che sia nel Centrodestra sia nel Pd hanno dovuto fare per trovare la quadra e riuscire a scrivere una risoluzione unitaria da votare in Parlamento senza dividersi come a Strasburgo. Il governo al momento non è certo in pericolo.

Anzi, la Lega di Matteo Salvini è fedelissima alla premier e non ci sarà alcun Papeete bis. Su questo non ci sono dubbi e chi pensa il contrario si sbaglia di grosso. Però la politica internazionale e il quadro geopolitico sono talmente in continuo movimento che non si sa mai che cosa possa accadere domani, vedi in Medio Oriente con la ripresa dei bombardamenti israeliani sulla Striscia di Gaza.

E quindi Draghi ha voluto, tra le righe, comunicare fuori ma soprattutto dentro i palazzi romani del potere che lui c'è. E' pronto. Ha un'agenda che non è solo per l'Europa, ma che può diventare anche un programma di un ennesimo esecutivo tecnico. Sicuramente è ciò a cui aspirano i centristi di Azione di Carlo Calenda che, a differenza della Lega durissima con l'ex presidente della Bce, hanno lodato le parole di Draghi. Nessun terremoto politico in vista, assicurano dalla maggioranza fonti di tutti i partiti, anche gli azzurri di Antonio Tajani.

Ma in molti hanno interpretato le parole dell'ex premier come un segnale che lui intenda porsi come una sorta di 'carta di riserva' o, meglio, di 'jolly' in caso di crisi per qualsiasi motivo legato soprattutto agli scenari internazionali. L'agenda ce l'ha. Il programma pure. Gli mancano solo i voti in Parlamento. Ma in questo anche il Quirinale sa che se accadesse ciò che oggi appare impossibile, una carta per evitare il ritorno alle urne c'è.

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