Elezioni Abruzzo, la vittoria è quella di Schlein su Conte. Catastrofe M5s

All'interno del cosiddetto "campo largo" il Pd ha preso il triplo dei voti del Movimento Cinque Stelle

Di Giuseppe Vatinno
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Politica

Elezioni in Abruzzo, la fine del "campo largo". La vittoria è quella di Schlein su Conte: catastrofe M5s

Partiamo dai dati. La classifica finale dei partiti in Abruzzo è: Fratelli d’Italia, al primo posto con il 24,12%, poi il Partito democratico con il 20,3%, Forza Italia con il 13,41%, la Lega con il 7,58% e i Cinque Stelle con il 6,96%. Zoomiamo sul centro-sinistra e sulla supposta diarchia, declinata da alcuni come “campo largo”:

il Pd ha preso quasi il triplo dei voti del Movimento Cinque Stelle. Signori, il triplo! Infatti all’interno del centro-sinistra si giocava un’altra competizione oltre quella istituzionale, quella tra la Schlein e Conte. Non c’è stata storia. Conte non ha toccato palla, la Schlein ha retto invece bene ed ha vinto il derby interno. I sogni di gloria dell’avvocato di Volturara Appula si fermano qui, tra queste montagne e fredde valli abruzzesi descritte magistralmente dalla penna di Ignazio Silone.

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Sono dai tempi di Zingaretti che l’avvocato del popolo ci prova a fare il “campo largo”. Ci prova di giorno ma poi gli si restringe di notte. Una Penelope rediviva. Conte non è stato neppure lucido ad analizzare l’inaspettata vittoria della sua candidata in Sardegna, Alessandra Todde. Gli elettori hanno votato lei, non lui. Infatti i Cinque Stelle sono andati malissimo sia rispetto alle precedenti regionali che soprattutto rispetto alle ultime politiche. Complice naturalmente il voto disgiunto, che in Abruzzo non c’è stato, e il cambio in corso d’opera del candidato di centro-destra.

Quando non ci sono bizzarrie invece, le cose si mettono subito male per lui. I Cinque Stelle sono finiti. Hanno perso il potere ed hanno perso, soprattutto, la credibilità. Non hanno aiutato le vicende di Luigi Di Maio che ha mostrato più di essere interessato a risolvere i propri problemi lavorativi che quelli degli italiani di cui era pure ministro con ampie deleghe. Ugualmente l’amministrazione pessima dell’ex sindaca di Roma Virginia Raggi ha zavorrato non poco il già appesantito Movimento.

Poi la scomparsa di fatto di Beppe Grillo, più impegnato a far spettacoli a cui va poca gente e a racimolare paghette dallo stesso Conte che ad “aprire il “Parlamento come una scatoletta di tonno”. Alessandro Di Battista poteva ereditare il Regno di Casaleggio ma c’ha avuto paura del flop e non si è presentato alle ultime elezioni politiche, perdendo la carrozza che non passerà più. Davide Casaleggio invece non ha voluto colpevolmente impegnarsi in politica, potendo utilizzare il prestigio di cui godeva il padre. Contento lui. Giuseppe Conte, in questo contesto, è una creatura ibrida un po’ come la Schlein ma come vedremo con una differenza fondamentale. Conte è stato Tutto. Votava il Pd di Renzi, ci sono i messaggini che ancora il leader toscano conserva, e si è ritrovato a fare il leader di uno dei governi più a destra che ricordi l’Italia repubblicana. “Avvocato del popolo” si faceva chiamare. Poi si è riciclato in un governo di sinistra con una volta l’odiato Pd, poi è stato sgambettato da Renzi, ex amico, e si è ritrovato a sostenere Mario Draghi, una volta odiatissimo dai Cinque Stelle.

Infine ha fatto cadere pure l’ex banchiere aprendo la strada alla vittoria del centro – destra. Non è credibile, la Schlein almeno è stata costante nella sua linea politica. È chiaro che Conte si muove solo per il Potere, senza alcuna remora ad assumere la forma politica che più gli si aggrada in quel momento. È un situazionista ma è anche uno Zelig di primordine. Nessuno comprerebbe mai una auto usata da lui perché con il sorriso stampato sulle labbra ti rifilerebbe sicuramente un catorcio.

Per questo Elly Schlein non ha che da festeggiare per il voto in Abruzzo e se vogliamo anche in Sardegna.