Elezioni, alla riscossa con il pulmino elettrico: la patetica mossa di Letta

Non ci si può ricordare dell'ambiente sempre e solo sotto elezioni e la mossa del Pd potrebbe rappresentare un punto a sfavore agli occhi dell'elettorato

Di Giuseppe Vatinno
Politica
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Elezioni, la patetica scelta ecologista di Enrico Letta: una mossa che potrebbe non piacere all'elettorato

Enrico Letta è partito in giro per l’Italia con un piccolo pulmino elettrico a declamare leopardianamente le “magnifiche sorti e progressive” del Sol dell’Avvenir. Un pulmino naturalmente tricolore con scritto sopra “Italia democratica e progressista” che si inerpica per i cucuzzi della penisola proprio come la macchina del famoso cartone animato della famiglia porcella di Peppa Pig oppure, ancor meglio, come la sgangherata bianchina del ragionier Fantozzi Ugo. La scelta di Letta Nipote è patetica per motivi in ordine di due che veniamo ad esplicare.

Il primo è che non ci si può ricordare dell’ambiente sempre e unicamente sotto le elezioni perché poi l’elettorato queste cose le capisce benissimo e ti fa pagare giustamente dazio. Nel Partito democratico l’ambientalismo è sempre stato imposto e mai una vera scelta a cominciare dal fatto –invero poco noto- che il Pd ha addirittura una associazione, gli EcoDem, cioè gli Ecologisti Democratici che però non si fila mai preferendo poi appaltare all’esterno con candidati paracadutati direttamente in liste blindate. Il secondo è il pragmatismo. Il pulmino elettrico fa fico e fa cool.

C’è gente che vive per farsi vedere con l’auto elettrica e ti guarda dall’alto in basso e sembra dirti sparisci tu zozzo inquinatore idrocarburaro. Scelta bella e nobile quella del trasporto elettrico, ma che non fa i conti con il fatto che non ci sono colonnine di ricarica e quindi se fai viaggi superiori ai 250 km sei nei guai. Passi ore a studiare su Google dove ci possano essere oasi elettriche per far dissetare il mezzo meccanico e poi quando ci arrivi arrancando ci trovi una fila da urlo, nel senso del dipinto di Edvard Munch. Quindi finché non ci sarà una adeguata rete di rifornimento elettrico l’auto elettrica è solo un terno al lotto e la gente comune che ha da lavorare non può perdere tempo a cercare il punto di ricarica.

Se ai possessori di mezzi elettrici fai sommessamente notare questo si inalberano (eufemismo) e vi dicono che non è vero e che poi se ognuno fa così l’elettrico non si svilupperà mai etc etc. Senza contare poi il prezzo elevato dell’auto e il fatto che se ti si rompe manco te la riparano perché i meccanici normali non sono capaci. Tuttavia questa storia, come detto, rientra nell’immaginario radical chic mondiale della sinistra progressista. E qui siamo al punto.

Non è tanto il pulmino fantozziano di Letta sotto attacco quanto proprio questa visione del mondo alternativa propinata proprio dagli “abitanti delle Ztl” ormai elettori storici del Pd. Questa ottica ha fatto perdere le elezioni negli Usa alla Clinton a favore del populista Trump e questa visione farà perdere disastrosamente le elezioni alla sinistra nostrana.

La gente che lavora e produce, la gente che non vive appunto nelle Ztl non sa che farsene dell’auto elettrica che ti si ferma dopo pochi chilometri e nessuno sa riparare. Dare questo segnale agli italiani è solo retorica fastidiosa e in più dannosa. Acchiappa qualche voto degli integralisti ma perde quelle delle persone normali e di buon senso che sono molte di più.

Poi se il futuro sarà elettrico saremo tutti molto più contenti ma prima ci devono essere le condizioni. Senza contare che se l’energia elettrica non è prodotta da fonti rinnovabili (con aumento stellare del costo) il ciclo dell’inquinamento è comunque in piena attività. Ma tutto questo Letta Nipote lo sa?

Romano Prodi quando vinse con l’Ulivo girava l’Italia con un pulmone solido e ignorante, dipinto di bianco e azzurro con l’Ulivo e andava a benzina che era una meraviglia. Prodi ci risulta di sinistra ma non per questo fesso e lui si è fatto due bei governi ed è anche l’unico che ha battuto Silvio Berlusconi. Si facciano due conti i geni nazareni che hanno voluto guarnire con la ciliegina finale la sconfitta epocale prossima ventura.