Elezioni, Cdx verso il trionfo ma lobby e logge pronte al colpo di mano

Situazione favorevole, se non ideale, per intorpidire le acque di questa campagna elettorale nell’afa di agosto e, perché no, “far saltare il banco”

L'opinione di Massimo Falcioni
Meloni Tajani Salvini
Politica
Condividi su:

Elezioni politiche 2022, Centrodestra verso la vittoria

A cinquanta giorni tondi tondi dalle elezioni politiche del 25 settembre fra i due schieramenti in campo chi sta peggio è il centrosinistra con il segretario del Pd Letta costretto ad annunciare la possibilità di ripiegare sul piano B, cioè “al voto da soli”.

Problemi di linea politica fra Pd e alleati? Soprattutto beghe di potere, di liste, di posti da assicurare. Così il “campo largo” resta nei sogni di Letta, che rischia di rimanere con un pugno di mosche in mano, con il suo Pd isolato, fuori gioco. Ammesso anche che nell’”armata Brancaleone” di centrosinistra, pur di restare in campo, si possa ricostituire lo strappo in corso, quale credibilità di governo avrebbe poi questa alleanza spuria?

Dunque, in mancanza di netta e pronta inversione di marcia (mai dire mai!), non ci vuol molto a capire come finirà la partita alle urne del 25 settembre. Ci sarà, casomai, un travaso di voti all’interno degli schieramenti non modificando, però, la sostanza, cioè il risultato finale. Nel centrodestra, il voto potrebbe sancire con la fanfara (si spera senza saluto romano) il nuovo direttore d’orchestra, la Meloni, pronta – dice lei - per lo scranno di Palazzo Chigi, rivoluzione nella rivoluzione.

Nel centrosinistra degli accordicchidi Letta, ognuno cercherà spazio nella polvere di una opposizione sgangherata e inutile, rimpallandosi responsabilità e colpe, incapace di andare al di là degli allarmismi consumati sul sovranismo di vecchio conio e sul neofascismo usato come spada di Damocle, un disco rotto. Così, il centrodestra “a tre voci” stonate (Meloni, Salvini, Berlusconi) ha e avrà vita facile perché dall’altra parte c’è un’accozzaglia di sigle per lo più sconosciute, di capi e capetti inventati e già bocciati: anzi ci sono follie, specie sul piano delle candidature e dei programmi.

Figurarsi se, nell’eventualità di un miracolo di una vittoria alle urne di questo centrosinistra, questi stessi partiti vuoti sarebbero poi in grado di sostenere nel Parlamento e nel Paese il “loro” esecutivo. Qui siamo. Così molti elettori, in particolare per punire l’andazzo di questo centrosinistra, il prossimo 25 settembre non andranno a votare, consegnando il governo del Paese al centrodestra. Sarà questo il risultato del distacco che c’è, sempre più ampio e profondo, fra gli italiani e la politica, fra gli italiani e il centrosinistra, fra gli italiani e la sinistra perduta.

Il voto, dunque, suonerà a condanna del centrosinistra che sarà chiamato dalla realtà dei fatti a una nuova rigenerazione. L’astensionismo annunciato dai sondaggi attorno o addirittura sopra il 40% è il termometro del rapporto degli italiani con questi partiti e con questa politica, un campanello d’allarme per la democrazia. Una situazione favorevole, se non ideale, per intorpidire le acque di questa campagna elettorale nell’afa di agosto e, perché no, “far saltare il banco”.

Cosa vogliamo dire? Che sulla campagna elettorale e sul voto s’annidano rischi di inquinamento nazionali e internazionali con lobby, logge, cordate di potere (dai media alle multinazionali a frange della magistratura) sempre pronte a far scendere in campo burattinai e pifferai di ogni colore e contrada per fare pressioni e intervenire in modo anomalo. Una partita già vista che rischia di ripetersi. In peggio.