Elezioni del 25 settembre: gli astensionisti possono decidere l'esito del voto

L'affluenza salirà rispetto alle ultime consultazioni, ma resta un 40% di indecisi: ecco come conquistarli

Di Lorenzo Zacchetti
Giorgia Meloni e Enrico Letta
Politica
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Le proposte in campo economico e i delusi dal M5S possono risultare determinanti

A due mesi esatti dal voto anticipato, il nodo cruciale riguarda il sempre più ampio fronte degli astensionisti, che nelle ultime elezioni ha toccato punte del 50%. Il parere unanime dei sondaggisti è che, secondo una tradizione tipicamente italiana, alle prossime politiche la partecipazione si alzerà e, nel caso specifico, arriverà fino a circa il 60% degli aventi diritto. Resta però un 40% di italiani e italiane indecisi, il cui voto può cambiare radicalmente lo scenario fin qui dipinto dai sondaggi, ovvero quello di un centrodestra in enorme vantaggio (intorno al 45% delle intenzioni di voto) e un centrosinistra impegnato a costruire un campo il più largo possibile, per provare a risultare competitivo.

“Dal 2014 in avanti, in Italia abbiamo avuto una forte mobilità del voto”, spiega Maurizio Pessato, vicepresidente di SWG. “I picchi avuti prima dal Pd, col 40% alle Europee, e poi da M5S e Lega, entrambi oltre il 30%, fotografano un fenomeno che non ha precedenti storici. Se a questo si aggiunge lo scompaginamento generale che c’è stato a causa della crisi di governo e alla rottura di alleanze che parevano consolidate, come quella tra Pd e M5S, si capisce come l’esito delle elezioni non sia affatto scontato, anche se il centrodestra parte con un solido vantaggio. Ci sono vari elementi che possono influire sul voto”.

Entriamo allora nel vivo delle motivazioni che possono orientare le preferenze degli italiani. Secondo Pessato, gli elementi fondamentali saranno le proposte in campo economico/sociale: “In questi giorni si parla molto delle colpe di chi ha fatto cadere al governo, ma avvicinandoci al voto i cittadini saranno sempre meno interessati al tema e cercheranno invece di capire chi più li potrà aiutare, in questa situazione oggettivamente difficile”. 

Anche per Roberto Baldassarri, direttore generale di Lab 210, il quadro economico sarà determinante: “Bisogna parlare di lavoro e di come abbassare il costo di beni primari come il cibo e delle bollette. Inoltre, bisogna saper differenziare il proprio messaggio in base alla fascia d’età degli elettori. Gli anziani sono più strutturati e disciplinati nell’esercitare il loro voto con regolarità, ma sono anche diventati più attenti a chi fa proposte specifiche rivolte a loro. I giovani vengono invece dipinti come disinteressati alla politica, ma non è vero: il problema vero è che ben pochi leader parlano agli Under 25, pensando che basti rivolgersi ai loro genitori. I più bravi nel coinvolgerli sono Giorgia Meloni e Carlo Calenda, così come in passato lo ha fatto Matteo Renzi”.

Come evitare il rischio di "sfide fratricide" tra alleati

E' fondamentale chiarire i rapporti interni alle coalizioni

Rispondere puntualmente alle esigenze dell’elettorato è la chiave per conquistare i voti degli incerti, ma l’operazione non è affatto semplice, come spiega Giovanni Diamanti, co-fondatore di Quorum/YouTrend: “Quando a non votare è circa la metà degli italiani, non si può nemmeno parlare di un partito degli astensionisti, perché in quel mare magnum c’è davvero di tutto”. Protagonista di molte campagne elettorali, fino a quella che ha sancito il trionfo di Damiano Tommasi a Verona, Diamanti fornisce alcuni consigli molto interessanti: “Per invertire la tendenza, si deve fare l’opposto di quanto fatto in passato, quando una politica sempre più ideologica, aggressiva e distante dai bisogni quotidiani dei cittadini ha scavato un solco di sfiducia. Certamente, un argine all’astensionismo è stato rappresentato dal Movimento Cinque Stelle, che però oggi è in grossa difficoltà. Si può quindi pensare di conquistare dei voti in quell’area, anche facendo propri dei temi-bandiera. Il reddito di cittadinanza, ad esempio, ha funzionato sul piano elettorale sia perché era una proposta concreta sulla quotidianità, sia perché dava un’idea chiara dell’agenda delle priorità che ci si poneva per il Paese”.

Anche Baldassarri invita a puntare sui voti persi dal M5S: “Nei sondaggi il partito di Giuseppe Conte è quotato intorno al 10%, il che significa che si possono conquistare circa il 20% dei consensi che ottenne nel 2018. Bisogna capire se questi elettori sceglieranno un altro partito o se non si recheranno alle urne. Dipenderà anche dalle alleanze. Se guardiamo per esempio al centrosinistra, non è che detto che i voti di Pd e Italia Viva si possono sommare, perché la rottura tra i Dem e Renzi è stata traumatica e alcuni elettori potrebbero non gradire il riavvicinamento. Lo stesso vale per la leadership del centrodestra: è pur vero che si può pensare di indicare come Premier chi prenderà più voti, ma annunciarlo prima permetterebbe all’elettorato di scegliere in modo più consapevole. Sarebbe un passaggio fondamentale”. 

Pessato sottolinea come la brevità di una campagna elettorale che, oltretutto, si intreccia con le ferie potrebbe non permettere grossi cambiamenti di scenario, mentre Baldassarri vede un quadro più fluido: “Non dimentichiamoci che, per via della tempistica della crisi, c’è ancora un 16% degli italiani che non è adeguatamente informato. Da qui al 25 al settembre la situazione cambierà, circa il 60% degli elettori andrà a votare: il problema è capire chi voterà”.

Ai partiti, quindi, spetta il compito di convincere quanti più indecisi possibili. Se non vi riusciranno, “le quote delle coalizioni rimarranno le stesse, ma al loro interno si aprirà una lotta fratricida nella quali ogni partito cercherà di fagocitare il voto degli alleati. Gli elettorati non sono omogenei, per questo non sempre i voti delle coalizioni rappresentano la somma di quelli dei partiti”. Sempre secondo Baldassarri, tra chi non va più a votare si possono distinguere due sottogruppi: “La metà sono persone che non votano per convinzione e non sono recuperabili, mentre l’altra metà oscilla tra l’astensione e il voto”. Pertanto, c’è almeno un 20% di quei voti che possono essere contendibili tra le forze politiche che partecipano a questa partita. Che è ancora tutta da giocare, per quanto le forze in campo siano già state chiaramente fotografate.