Elezioni e mercati, Stefania Craxi (FI): "Italia schiava? Nessuno ci fermerà"
Intervista a Stefania Craxi, candidata al collegio uninominale di Gela per il Senato (FI): "Mai piani draconiani di rientro. Servono riforme strutturali"
Elezioni politiche 2022, Craxi: “Affrontare subito l’emergenza energia: se non lo fa l’Europa, commettendo un errore fatale per la sua coesione e il suo futuro, lo dovrà fare il governo nazionale”
Politici deboli e sotto ricatto di poteri nazionali e internazionali. È questo che ci ha lasciato Mani Pulite?
“Se vogliamo provare a semplificare un discorso complesso quanto globale, possiamo dire che nel grande scontro che sottintende Mani Pulite, ossia quello tra potere politico – per sua natura democratico - e potere economico-finanziario, quest’ultimo ha avuto la meglio… È sbagliato però fare di tutta l’erba un fascio. Politici sotto scacco o agli ordini di poteri terzi, piuttosto che di potenze nemiche dell’Occidente c’erano anche durante il corso della prima fase della storia repubblicana. L’Italia, in questo, è un caso di specie. Abbiamo dimenticato i legami ideologici, oltre che finanziari, del PCI con Mosca durante gli anni della Guerra Fredda?”
Quando ci si è confrontati con gli americani alla pari, come nel caso di suo padre a Sigonella, c'era ancora nel Paese una cultura della politica e della strategia. Oggi quanta sovranità abbiamo ancora rispetto a poteri esteri e al mercato?
“Ripeto, è un fenomeno globale! Il tema, però, non è un improbabile ritorno al passato ma la costruzione di un presente in cui la politica recuperi il suo primato. Da allora è cambiato il mondo, abbiamo avuto processi globali che gioco-forza hanno inciso molto sulla struttura degli Stati-Nazione e indebolito il tradizionale circuito decisionale democratico. Le vicende dell’oggi, lo stesso conflitto russo-ucraino, testimoniano la necessità di una dimensione geopolitica sovraordinata a quella finanziaria, economica e commerciale, necessaria per difendere i nostri valori, la nostra libertà e le nostre democrazie dagli attacchi delle autocrazie illiberali. Con tutte le critiche che possiamo fare, dobbiamo ricordarci che noi siamo l’Occidente. Nessun equivoco: è questo il nostro solo campo di gioco…”
La gente pensa solo all’energia alle stelle. Avete una strategia per far uscire l’Italia da questa situazione che ammazza famiglie e imprese? O le bollette sono un modo per farci diventare più poveri?
“Dobbiamo affrontare da subito l’emergenza con provvedimenti concreti che sostengano imprese e famiglie: se non lo fa l’Europa, commettendo così un errore che si rivelerà fatale per la sua coesione e il suo futuro, lo dovrà fare il governo nazionale. Ma, soprattutto, dobbiamo predisporre dei piani a medio e lungo termine, che mettano innanzitutto da parte i tanti ‘No’ di questi anni a cui certa sinistra e certo grillismo hanno dato voce: no all’estrazione di petrolio e gas, no ai rigassificatori, no al nucleare pulito e sicuro, ecc… Ecco, serve l’Italia dei ‘SI!’ Serve proseguire nella diversificazione degli approvvigionamenti energetici, scorporare dalle bollette i costi di produzione dell’energia prodotta da fonti rinnovabili e non, serve sburocratizzare le procedure per la produzione di energia pulita e via dicendo…. Con tutta evidenza si può e si deve fare molto. Basta uscire da certo ideologismo. Serve una strategia integrata che tenga insieme più azioni, poiché non esiste un solo intervento risolutivo”
Abbiamo un debito pubblico importante ma chi definisce come pagarlo? La popolazione con le tasse dirette e indirette decide col voto i propri rappresentanti o chi?
“Un debito pubblico come il nostro è sostenibile solo se il Paese è in grado di generare crescita. Non servono draconiani piani di rientro, non servono misure di austerity che hanno dimostrato di non portare ai risultati sperati, non servono patrimoniali né un aumento della tassazione. Servono riforme strutturali, economico-fiscali e non solo - penso quindi anche alla riforma della burocrazia e della giustizia - in grado di restituire competitività all’intero sistema-Paese. Fare impresa è impossibile, la cultura del lavoro è sostituita da quella della sussistenza improduttiva…. Serve quindi un cambio di paradigma complessivo! E poi, ovviamente, serve anche un grande piano nazionale di rientro dal debito, che parta dal movimentare la ricchezza privata in una logica di reciproca convenienza tra lo Stato e i cittadini, che devono poter avere fiducia e scommettere nell’avvenire del proprio Paese. Certo, capisco i loro timori con una sinistra che evoca di tanto in tanto prelievi forzosi… Ma non diamo troppo fiato alle trombe di un certo cospirazionismo che lascia sempre il tempo che trova. Guardiamo ai fatti, alla realtà!”
Pensiamo di andare a votare e decidere il governo ma non saranno i mercati finanziari a determinarlo? Ricorda il caso Savona? È un accademico di fama internazionale, eppure, non andava bene ai mercati. Chi decide chi va bene e chi no?
“Sono figlia di un tempo segnato dal primato della politica, un tempo in cui questa sapeva assumersi responsabilità e rappresentare gli interessi diffusi. Il caso Savona, una persona che apprezzo e stimo, è una vicenda assai diversa, in un contesto assai particolare, in cui poco c’entrano i mercati… Difficile dire, anche alla luce della sua storia professionale, che i mercati avessero timore di lui! Mi chiede chi decide? Io le rispondo gli italiani! Il loro voto sarà decisivo. Infatti, con un responso dalle urne chiaro e netto, nessuno potrà ipotizzare alchimie e bizantinismi. In questo, rivendico la serietà del centrodestra e di Forza Italia. La sinistra chiede il voto contro di noi, i grillini chiedono il voto per il cambiamento come se negli ultimi cinque anni al governo ci siano stati altri e non loro – peraltro con ogni maggioranza possibile e immaginabile – e il cosiddetto Terzo Polo chiede, a mio avviso irresponsabilmente, un voto per il caos, per il pantano. Ecco, noi chiediamo un voto per il governo del Paese, in un momento difficilissimo della vita degli italiani”.
La Meloni viene data per vincente ma sembra che sappia ancora prima del 25 settembre che si arriverà lì: non si può prescindere da cosa i mercati vogliono. Lei cosa pensa?
“Non si possono ignorare i mercati, specie in un Paese che al mercato attinge per finanziare il suo debito pubblico. L’ostilità verso la Meloni, o meglio, verso il centrodestra, viene stilizzata da certo mondo dell’informazione a suo piacimento. Per lor Signori tutti temono la vittoria del centrodestra! Ma non è così! Il centrodestra non è visto come l’uomo nero! Detto ciò, in quella selva oscura bisogna saper distinguere e districarsi. Il mercato non è un monolite. Ha più voci, o meglio, più volti e più interessi, alcuni dei quali non sempre confessabili e trasparenti”.
Credo che la libertà economica sia la chiave di tutto. Ma con il PNRR e con la sua applicazione non facciamo che altro debito e la UE ci dice pure come spenderlo. Dove è la libertà in una strada simile?
“Quanto al debito le dico che non conosco famiglia o imprenditore che non abbia acceso un muto per accrescere le condizioni di vita dei propri cari o la propria azienda. Il PNRR ha rappresentato uno scatto dell’Unione, una risposta non scontata, non banale, all’emergenza pandemica con un embrione di debito comune che rappresenta un inedito nella storia economico-monetaria dell’Unione. È un fatto, a mio avviso positivo, di cui prendere atto. Il contesto emergenziale, ovviamente, ha comportato dei modelli di attuazione del piano non sempre calzanti alle diverse realtà comunitarie e non privi di un certo ideologismo di cui parlavamo prima. Però, al netto di tutto, è una opportunità da non disperdere. Il tema di come spendiamo queste risorse non è banale come non lo è la fattibilità dei piani alla luce del mutato contesto, con l’inflazione alle stelle e l’irreperibilità, prima ancora che l’aumento, delle materie prime. Molti cantieri sono fermi anche per questa ragione…”
Con le loro ricette le politiche dei fondamentalisti del mercato, FMI, OCSE, hanno contribuito in maniera determinante ai dissesti economici di paesi asiatici e dell’America Latina. Non sarà che con la BCE e la UE siamo nella stessa situazione?
“Andiamo cauti con gli accostamenti. L’America latina, le sue realtà, non sono esenti da responsabilità e hanno modelli di governance tutt’altro che democratici e trasparenti. L’Unione europea, o meglio, gli Stati europei – lo dico con grande rispetto - sono tutt’altra cosa. Serve pertanto equilibrio su questi giudizi e su queste valutazioni, considerando proprio questa radicale diversità di contesto”
‘La mia libertà equivale alla mia vita’, ha detto suo padre Bettino. Si potrebbe traslare la frase sull’Italia: la nostra libertà equivale alla nostra esistenza come Paese. Ma il popolo italiano è ancora libero o è finita?
“Il popolo italiano è libero nella misura in cui vuole essere libero. Il nostro Paese saprà esserlo nella misura in cui, tutto il sistema, non solo la politica e le istituzioni, ma anche l’apparato burocratico, amministrativo, gli attori economici e finanziari, sapranno fare gioco di squadra. Ho fiducia nell’Italia e negli italiani. Per capacità e ingegno non siamo secondi a nessuno…”
Come prima delle grandi sfide di calcio mondiali, l’Italia se viene bastonata poi si unisce come nessuno e riesce a dare grandi prove di creatività e riscatto. Vede all’orizzonte un leader che possa avere questo ruolo?
“Non dobbiamo cercare l’uomo della provvidenza. Sistemi sani, generano leadership sane, forti e autorevoli. Per questo da tempo vado laicamente predicando la necessità di una ‘Grande riforma’ delle Istituzioni in senso semi-presidenziale”
Draghi, osannato dai poteri e dai media internazionali oggi potrebbe avere, con i limiti della congiuntura storica, degli eventi e degli uomini in campo, la stessa funzione con Meloni che ebbe Spadolini con suo padre nel caso Sigonella?
“Non lo penso. Draghi ha dato prova di serietà, ha reso i suoi servigi al Paese e non ha scelto avventure politiche. E comunque parliamo di mondi, storie e contesti assolutamente differenti”.