Elezioni, il peso politico del partito del non voto e delle indebite ingerenze Ue. Italia, ultimo treno?

Elezioni, forte astensioni al voto del 25 settembre? In Italia cresce l'ostilità nei confronti della politica

L'opinione di Massimo Falcioni
Politica
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Elezioni 25 settembre, il peso politico del "non voto"

Nel Paese, stretto nella morsa di antichi nodi e di nuove mazzate (non solo bollette) in arrivo per la guerra in Ucraina, dilagano preoccupazione, stanchezza, indifferenza, anche ostilità nei confronti della politica. Ciò si tradurrà, domenica 25 settembre, in un forte astensionismo dalle urne. Il 72,93 per cento di affluenza delle politiche 2018 e ancor di più l’84 per cento del 2006 resteranno una chimera, lo specchio di un’altra Italia. Per non parlare delle prime elezioni del dopoguerra, nel 1948, con alle urne il 92,23% del corpo elettorale.

Fino a pochi giorni fa i sondaggi stimavano per le elezioni del 25 settembre un’affluenza tra il 65 e il 70%, la peggiore di sempre, cioè oltre 15 milioni di astenuti su 46,6 milioni di aventi diritto. Il che significa attorno al 35%  il partito del non-voto, numericamente il più forte. Un tale livello di astensionismo non può essere sottovalutato nè demonizzato: va analizzato per capire le motivazioni di chi non vota esprimendo così una propria volontà politica, dimostrando sfiducia non tanto nella democrazia in quanto tale ma rispetto a questo sistema imposto da questi partiti e da chi oggi li rappresenta.

Elezioni 25 settembre, il significato dell'astensionismo

Non sarà facile capire il perchè di tanto astensionismo e anzi sarà impossibile se i partiti (tutti) faranno girare il disco rotto che, oltre ad essere un diritto, il voto è un dovere civico o, ancor peggio, se faranno spallucce, tirando dritto come se tale problema non esistesse. Così tanti milioni di italiani diserteranno le urne perché convinti che votare non serva più a niente. Così l’astensionismo diventa un atto politico di protesta e come tale va considerato e affrontato.

Elezioni 25 settembre, le ingerenze Ue by Von Der Leyen

In questo contesto, non aiutano certo fatti esterni come l’ultima ingerenza-minaccia della Von Der Leyen (non una libera pensatrice ma la presidente della Commissione europea) sul voto italiano: “Vedremo il risultato del voto in Italia. Se le cose andranno in una situazione difficile, abbiamo degli strumenti, come nel caso di Polonia e Ungheria”.

Ciò fa capire come ai vertici Ue c’è chi considera l’Italia più una colonia che un paese sovrano e fondatore dell’Europa. Ma ancor più basiti lascia il silenzio (che sa di complicità) del Pd, del premier Draghi e del presidente Mattarella che non hanno detto una parola a difesa della legittimità della democrazia italiana. L’Italia merita rispetto, come anche prescritto nell’art. 4 para.2 del TUE e che la von der Leyen non ha concesso al nostro Paese.

Elezioni politiche 25 settembre, Italia all'ultimo treno

Venendo ai partiti e al dopo elezioni è certo che chi perde non si chiederà il perché della sconfitta ma si dirà “preoccupato” della governabilità e dirà subito che i vincitori – presumibilmente i partiti di centrodestra – faranno fatica a trovare la quadra per formare il nuovo governo, governo che secondo gli sconfitti sarà comunque inadeguato e di breve durata. In questo esercizio teso a sminuire il peso elettorale e il valore politico della vittoria della coalizione avversaria  si prodigherà in particolare, anche con l’acrimonia dei toni, il leader del Pd Letta che non accetterà “cavallerescamente” la storica vittoria degli avversari, con Fdi primo partito e la Meloni verso Palazzo Chigi. Sarà stata l’inadeguatezza dell’attuale proposta politica e dei candidati messi in lista e il fallimento nei precedenti governi del Pd e dei partiti di centrosinistra e dintorni a far vincere lo schieramento avversario: addirittura a far diventare in Italia primo partito quel FdI nato dal Msi erede del partito fascista.

Se così sarà, sarà una svolta storica per l’Italia, con ripercussioni in Europa e oltre. Sull’altro fronte, se davvero le urne porteranno il centrodestra al governo, in particolare in Fratelli d’Italia si dovrà fare una analisi approfondita per capire se il grande risultato è il frutto delle lunga e faticosa evoluzione che pur in modo altalenante c’è stata da Fini in poi o se l’ondata dei voti è solo frutto dello tsunami della protesta degli italiani che dopo averle provate tutte, adesso spingono, disperati, il carro della Meloni, sperando di non cadere dalla padella alla brace. Qui siamo. In parole povere, all’ultimo treno.